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“Mirafiori lunapark”: emoziona il film sulla fabbrica dismessa

Applausi al Baff per il film di Stefano Di Polito, in sala con Alessandro Haber e Mimmo Calopresti...  

A Mirafiori, sede storica dei primi stabilimenti della Fiat e simbolo delle lotte operaie degli anni Settanta,  una vecchia fabbrica abbandonata sta per essere abbattuta per fare spazio al vicino campo da golf. Ma Carlo, Franco e Delfino, che nel capannone hanno speso buona parte della loro vita, non sono disposti a uscire di scena senza fare un ultimo tentativo per ripopolare il quartiere e riavvicinare figli e nipoti. Così, dopo essere stati privati anche degli orti sociali, decidono di occupare lo stabile, immenso e deserto. 

"Mirafiori Lunapark", l'opera prima di Stefano Di Polito, proiettata mercoledì 22 aprile alla sala Ratti di Legnano, in occasione del Busto Arsizio Film Festival, ha saputo emozionare il pubblico. Salutato da calorosi applausi, non è un film nostalgico, ma una favola moderna che richiama ai valori della Resistenza, quella a noi più vicina delle lotte operaie e delle rivendicazioni sociali. Una pellicola che fa riflettere sull'oggi, sul bisogno di lavoro, di senso della comunità e di solidarietà. «Valori che possono uscire dalla fabbrica – ha spiegato il regista, accompagnato in sala da Mimmo Calopresti (cosceneggiatore) e dall'attore principale, Alessandro Haber ed entrare in qualsiasi ambiente e posto di lavoro . Questo è un film importante che ha bisogno di essere sostenuto». Figlio di operai della Fiat, Di Polito è cresciuto nel quartiere Mirafiori che ha lasciato solo dopo l'università: «Io sono stato fortunato, ma oggi tanti figli stanno tornando da genitori e nonni nel quartiere perchè senza lavoro».

Intermezzato da documentari in super 8 sulla vita degli operai, la pellicola mostra il vuoto che si è venuto a creare rapportandolo al pieno che c'era prima.

Per i tre pensionati la fabbrica è «il castello dove si realizzano i sogni, il loro posto nel mondo». Ma come in tutte le più belle favole , l'incantesimo prima o poi finisce. Diventati ormai nonni, portano i loro nipoti a vedere il luogo dove hanno trascorso gran parte della loro vita, «una giostra del montaggio auto» diventata buona solo per rubare il rame. Eppure la speranza c'è ancora e basta una giostra, questa volta da lunapark, per fare ritornare il quartiere in fabbrica per una festa comunitaria. 

Impossibile non pensare alla Franco Tosi e alle tante fabbriche dismesse della nostra zona.Tra gli spettatori c'è stato chi ha ricordato le migliaia di operai che ogni mattina entrava nel colosso legnanese con la tuta  blu e la resistenza di chi in queste ore sta lottando per il suo salvataggio, consapevole che quel mondo, quello delle fabbriche, non tornerà più. 

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Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 23 Aprile 2015
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