Nelle foto un disegno del progetto dell'impianto che potrebbe sorgere in via Novara.

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E' approdato ieri alla Conferenza dei Servizi il progetto dell'impianto di compostaggio per la trasformazione dell' “umido” in compost e biogas che Amga intende realizzare in via Novara, a Legnano. A comunicarlo, il presidente di Amga Nicola Giuliano, a margine della presentazione del nuovo direttore generale della società partecipata, Lorenzo Fommei. Allo stesso tempo partirà la raccolta puntuale dei rifiuti (paga di più chi inquina di più) con una prima sperimentazione tra qualche mese nel Comune di Nosate per poi arrivare fino a Legnano.

L'impianto di compostaggio (anaerobico) non è altro che la "rivitalizzazione" di un progetto avviato nel 2008 dalla giunta Vitali e mai partito poichè nel 2013 la Provincia ha revocato l'autorizzazione a costruire «per superamento dei termini di avviamento lavori». Nel frattempo però erano stati spesi quasi 5milioni di euro, sul cui presunto "sperpero" è stata poi aperta un'indagine da parte della magistratura. Ora il nuovo Cda di Amga ci ritenta: il nuovo progetto, dopo una serie di rivisitazioni, dovrà però prima passare al vaglio dei tecnici della Conferenza dei Servizi. L'iter dovrebbe durare 90 giorni. 

L'impianto, che sorgerà a meno di 1 Km dall'ospedale di Legnano (la normativa regionale ora lo consente ndr), trasformerà in biomassa (compost) la frazione umida dei rifiuti provenienti da tutto il territorio dell'Alto Milanese, materiale che attualmente viene portato in un centro della bergamasca. Lo stesso impianto produrrà anche biogas. Un servizio che ben andrebbe a sposarsi con la fabbrica dei materiali (centro riciclo) che dovrebbe sorgere al posto dell'inceneritore Accam: «Le tecnologie oggi consentono di realizzare impianti a bassissimo impatto ambientale – ha spiegato Giuliano – le normative sono molto restrittive e la vicinanza della struttura consentirà un notevole risparmio».

Nonostante ciò, gli abitanti della zona preferiscono tenere alta la guardia. Mercoledì 18 marzo alle 21 è già stata annunciata un'assemblea pubblica al centro sociale di via Dei Salici per discutere proprio dell'impianto di compostaggio. «Il primo progetto del 2013 – spiega Bruno Monhurel, noto per la sua forte contestazione alla centrale Elcon di Castellanza – è stato ritirato proprio per la troppa vicinanza all'Ospedale. E' vero che oggi la normativa regionale è cambiata, ma a dettare legge è quella nazionale che chiede almeno 1000 metri dal nosocomio. In un secondo progetto (quello nella foto) mancava invece il depuratore per i liquami dell'impianto. Non abbiamo invece ancora ricevuto quest'ultimo progetto che analizzeremo con attenzione. Non siamo contrari al centro di compostaggio in sè, ma l'impatto ambientale deve essere minimo. A Este l'impianto è interamente al coperto, sotto vuoto, e non dà alcun problema. Chiediamo, pertanto, che le vasche di compostaggio non siano all'aperto. Poi dovremo fare i conti con la viabilità e il traffico che questo andrà a generare».

Per approfondimenti:

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