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L’Angolo della Poesia: “Tu m’hai sì piena di dolor la mente” Guido Cavalcanti

L'angolo della Poesia Guido Cavalcanti

Tu m’hai sì piena di dolor la mente,
che l’anima si briga di partire,
e li sospir’ che manda ’l cor dolente
mostrano agli occhi che non può soffrire.

Amor, che lo tuo grande valor sente, 5
dice: «E’ mi duol che ti convien morire
per questa fiera donna, che nïente
par che piatate di te voglia udire».

I’ vo come colui ch’è fuor di vita,
che pare, a chi lo sguarda, ch’omo sia 10
fatto di rame o di pietra o di legno,

che si conduca sol per maestria
e porti ne lo core una ferita
che sia, com’ egli è morto, aperto segno.

Guido Cavalcanti, in Rime

Un dolore talmente grande che fa sentire come un automa. Una vita vissuta con il pilota automatico. È l’immagine che Guido Cavalcanti (poeta fiorentino nato nel 1255 a Firenze e “papà” dello Stilnovo) sceglie per descrivere la delusione di un amore non corrisposto.

“Tu m’hai si piena di dolor la mente” è uno delle poche decine di componimenti di Cavalcanti che sono arrivati fino a noi. Ma nonostante questo non ci sono dubbi: la sua figura fu quella di un gigante per la letteratura del suo tempo. Visto come un maestro da Dante e poi Petrarca e Boccaccio, amico personale di Alighieri e Lapo Gianni, è a lui che il Sommo Poeta invia uno dei suoi primi scritti per la Vita Nova per un’opinione. E, ironia della sorte, sarà proprio Dante anni più tardi, nel 1300, a firmare l’ordine di esilio da Firenze contro Cavalcanti.

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Pubblicato il 29 Settembre 2020
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