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A PROPOSITO DI ABORTO E DI RU486: IL PENSIERO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

14 Aprile 2010


Riceviamo e pubblichiamo:

Proprio nei giorni in cui politici e amministratori della destra  (in perfetta sintonia con autorevoli esponenti della Chiesa) non perdono occasione di ricordarci come le personali convinzioni etiche e religiose siano da imporre e da anteporre a leggi dello Stato, dobbiamo anche sorbirci dalla stampa locale (Il Giorno, 7 aprile) le dissertazioni in tema di RU 486 e di aborto delle esponenti del Centro di Aiuto alla Vita che opera nei presidi ospedalieri di Legnano e Magenta.

Nell’ampio spazio loro dedicato le rappresentanti del CAV ci informano innanzitutto che la pillola Ru486 ci riporta «ad un’epoca precedente alla 194».

Inutile fare presente che questo farmaco opera NEI TEMPI E NEI LIMITI PREVISTI DALLA LEGGE 194, permettendo di interrompere la gravidanza utilizzando un metodo non invasivo, meno pericoloso e meno traumatico di quello chirurgico.

No, per le intervistate quello che conta sono le «pesantissime implicazioni culturali» che la diffusione della Ru486 porterebbe con sé. Quali? «Si equipara l’aborto a un mal di testa». Questa risposta ci fa venire un dubbio maligno: che il danno «culturale» sia legato al venir meno del diktat “partorirai con dolore” (e a maggior ragione “abortirai con altrettanto dolore”) che da sempre lega a doppia mandata sofferenza ed espiazione al genere femminile?

Una volta liquidata la Ru486, le esponenti del CAV passano poi ad occuparsi dell’aborto, spiegando che il loro Centro è posto (con lungimirante scelta ospedaliera) a fianco dell’ambulatorio dove si praticano le interruzioni di gravidanza perché ciò consente di «intercettare l’utenza e aiutarla ad affrontare un percorso che la porti a ravvedersi». Ecco, appunto: al diavolo (è proprio il caso di dirlo!) tutti i ragionamenti sulla sofferenza lancinante che la scelta dell’aborto porta comunque con sé, al diavolo le riflessioni sui motivi che l’hanno indotta, al diavolo i ragionamenti sull’autodeterminazione delle donne, sul fatto che non ci può essere un progetto di vita se chi la vita la costruisce non è pronta a farlo: per le rappresentanti del CAV chi fa questa scelta dolorosa è solo e semplicemente una peccatrice che occorre riportare sulla retta via, perché col suo «ravvedimento» possa evitare la dannazione eterna.

Attenzione, donne, il Medioevo è già ritornato.

Partito della Rifondazione Comunista – Federazione della Sinistra

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