Confindustria Alto Milanese: tra dazi e guerre c’è clima di prudenza tra le imprese
Secondo l'ultimo bilancio trimestrale da una parte la recente tregua tra Israele e Palestina attenua l’incertezza e il rientro del prezzo del petrolio abbassa i costi, dall’altra i dazi USA e il dollaro svalutato continuano a erodere l’export
Nel terzo trimestre l’economia dell’Alto Milanese ha mostrato un rallentamento generale dovuto in parte alla pausa estiva. Da Confindustria, infatti, precisano che ci sono stati cali di produzione industriale, fatturato e scorte di prodotti finiti, mentre le prospettive restano prudenti e gli investimenti fermi in attesa delle decisioni BCE. L’unico segnale positivo è arrivato dal settore moda, che migliora il portafoglio ordini interno ed estero. Il clima di fiducia resta quindi improntato alla cautela. Da una parte la recente tregua tra Israele e Palestina attenua l’incertezza e il rientro del prezzo del petrolio abbassa i costi, dall’altra i dazi USA e il dollaro svalutato continuano a erodere l’export, e il risparmio precauzionale frena i consumi.

Terzo trimestre in dettaglio
Il costo delle materie prime stabile e i prezzi di vendita in lieve diminuzione non hanno portano effetti migliorativi sulla marginalità. Segno negativo anche per il flusso di nuovi ordinativi nella componente estera e in quella interna per i comparti meccanico e chimico, mentre la moda ha mostrato un miglioramento del portafoglio nazionale e oltre confine. Sostanzialmente uguali i livelli occupazionali. Per quanto riguarda gli investimenti, per il prossimo semestre il campione è diviso a metà tra chi ha in programma spese in conto capitale e chi non ne ha pianificate. Una dinamica invariata rispetto alla scorsa rilevazione a causa dell’attesa delle decisioni della BCE sui tassi nel periodo a venire. Le prospettive a breve termine sull’andamento delle vendite sono misurate. Con riferimento ai sei mesi futuri, solo il 26% delle aziende del campione si attende un incremento del fatturato (era il 32% nella passata indagine), il 56% un consolidamento, e quasi un’azienda su cinque un abbassamento.
Settore Meccanico
Trimestre con produzione industriale e fatturato in marcata contrazione. Il portafoglio ordini ha visto un freno sia delle commesse provenienti dall’estero sia degli ordinativi interni. Le previsioni a breve termine sono prudenti. Immutata rispetto alla scorsa congiunturale la quota di aziende (35% al di sotto della media del campione) che intende investire in macchinari e impianti nel breve periodo. Le attese sul fatturato sono positive solo per il 6% delle aziende, stazionarie per il 53%, in discesa per il 41%. Sostanzialmente identica l’occupazione.
Settori Tessile-Abbigliamento e Calzaturiero
L’analisi ha evidenziato una leggera debolezza della produzione industriale, anche per motivi di stagionalità, e una flessione
del fatturato e del livello delle scorte. In progresso il flusso di nuovi ordinativi italiani ed esteri. In salita i costi delle materie prime impiegate nel processo produttivo, che le imprese sono riuscite solo in parte a trasferire sui listini prezzi. Nonostante la richiesta di credito bancario si sia sensibilmente ridotta e si preveda una sostanziale stabilità del fatturato, si è rilevato un incremento della propensione a effettuare nuovi investimenti.
Settori Lavorazione Materie Plastiche e Chimico
Produzione industriale fiacca, con fatturato e portafoglio ordini italiani ed esteri in calo. Stabili il grado di utilizzo degli
impianti e i costi delle materie prime. Buona l’aspettativa di fatturato per i prossimi mesi nel 40% dei casi, come nello scorso periodo, e la volontà di investire per il 53% delle aziende, seppure in piccola flessione rispetto all’ultimo studio.









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