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Una guida per orientarsi nel mondo dei titoli di Stato

Ce ne sono di sei tipi tutti differenti tra loro per durata, modalità di rimborso degli interessi, tasso di interesse e per la possibilità di essere indicizzati o meno all’inflazione

Economia varie

L’autrice di questo articolo è Federica Potignano del Liuc-Finance & Investment Club  dell’Università Liuc di Castellanza.

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I titoli di Stato, o sovereign bond, sono strumenti finanziari a carattere obbligazionario emessi periodicamente dallo Stato con l’intento di reperire risorse per finanziare il debito pubblico e per svolgere e sostenere le attività di sua competenza. L’investitore che li acquista, solitamente un soggetto che si trova in una situazione di surplus ed eccedenza di risorse proprie, presta soldi allo Stato diventando a tutti gli effetti un suo creditore, garantendosi il diritto del rimborso del capitale investito a scadenza e il diritto a ricevere una remunerazione sotto forma di interesse. (Foto di Gerhard G. da Pixabay )

LE VARIE TIPOLOGIE DI TITOLI DI STATO ITALIANI

In Italia, le obbligazioni statali sono emesse dal ministero dell’Economia e delle finanze attraverso il Dipartimento del Tesoro e ne sono disponibili sei diverse tipologie tutte differenti tra loro per durata, modalità di rimborso degli interessi, tasso di interesse che può essere fisso o variabile e per la possibilità di essere indicizzate o meno all’inflazione. I titoli possono essere degli zero-coupon bond se gli interessi vengono corrisposti in un’unica soluzione alla scadenza oppure dei bond a cedola se è previsto il loro pagamento in più tranche di cedole. Possono, poi, essere emessi alla pari, sotto la pari o sopra la pari: nel primo caso il prezzo di emissione è uguale al valore nominale del titolo, ossia al valore teorico; nel secondo caso, il prezzo è inferiore al valore nominale; nel terzo caso, invece, il prezzo è superiore del valore nominale. Relativamente a questi criteri di differenziazione nel mercato italiano sono attualmente disponibili: Buoni ordinari del tesoro (BOT), Certificati del tesoro zero Coupon (CTZ), Certificati di credito del tesoro (CCT), Buoni del tesoro poliennali (BTP), Buoni del tesoro poliennali indicizzati all’inflazione europea.

  • I Buoni ordinari del tesoro sono obbligazioni zero-coupon emesse per coprire deficit di cassa e per rifinanziare il debito che giunge a scadenza. La loro durata è di 3, 6, 12 mesi ed essendo titoli privi di cedola, se detenuti fino alla scadenza, non espongono l’investitore al rischio di interesse. La remunerazione è data dallo scarto di emissione, cioè dalla differenza tra il valore al termine del periodo di investimento e il prezzo di acquisto.
  • I Certificati del tesoro zero coupon sono titoli a tasso fisso, emessi sotto la pari, con durata di 24 mesi. Il rendimento, non producendo cedole, oltre a non essere soggetto al rischio di interesse, è sempre dato dallo scarto di emissione.
  • I Certificati di credito del tesoro sono bond a tasso variabile della durata di 7 anni, emessi o alla pari o sotto la pari. Le cedole semestrali sono indicizzate al rendimento lordo dei BOT a sei mesi più uno spread.
  • I Buoni del tesoro poliennali sono titoli a tasso fisso, collocati sotto, sopra o alla pari, con cedola semestrale e durata pari a 3, 5, 10, 15, 30 anni. I BTP a scadenza a 10 anni sono per convenzione utilizzati per calcolare lo scarto tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi: lo spread BTP-Bund. Questo valore, misurato in punti base, è un indice circa la rischiosità percepita sul mercato per investire nel debito italiano e se sale vuol dire che il rendimento chiesto da chi investe in titoli italiani è cresciuto rispetto a quello chiesto su i bond tedeschi.
  • I Buoni del tesoro poliennali indicizzati all’inflazione europea sono particolari obbligazioni in cui sia il capitale rimborsato a scadenza sia le cedole semestrali sono rivalutati sulla base dell’inflazione. Questi titoli tutelano l’investitore da una possibile perdita di potere d’acquisto garantendo la restituzione del valore nominale sottoscritto: se si dovesse verificare una riduzione dei prezzi l’importo rimborsato a scadenza non scenderebbe mai al di sotto del valore nominale.

È possibile acquistare i titoli di Stato in asta o sul mercato secondario, rivolgendosi in ogni caso preventivamente alla propria banca o ad un intermediario autorizzato. L’acquisto in asta richiede la prenotazione da parte del risparmiatore del quantitativo desiderato con almeno un giorno di anticipo rispetto alla data dell’asta.

UN NUOVO ENTRANTE: BTP FUTURA

Ad aprile di quest’anno sono stati emessi gli unici titoli di Stato italiani pensati unicamente per gli investitori privati, acquistabili anche tramite i servizi di home banking, i Btp Futura. Si tratta di strumenti di investimento a medio-lungo termine con remunerazione crescente nel tempo, nati con l’obiettivo di supportare l’economia nazionale. Dai suoi proventi, infatti, si reperiscono le risorse necessarie per finanziare i provvedimenti adottati dal Governo per la ripresa economica del Paese a seguito dell’emergenza pandemica e per le spese legate alla campagna vaccinale. A fronte di questa loro particolare “missione” è riconosciuto un premio finale alla scadenza legato alla media del tasso di crescita annua del Pil nel periodo di durata del BTP stesso.

COME SONO TASSATI I TITOLI DI STATO

A seconda che il tipo di reddito prodotto derivi dagli interessi o da plusvalenze da cessione dell’obbligazione e che il soggetto titolare sia un’impresa commerciale o una persona fisica, la tassazione sui titoli statali è differente. In merito a ciò, si distinguono due regimi fiscali: quello per le imprese commerciali, in cui gli interessi percepiti vengono inglobati nell’ammontare della base imponibile su cui calcolare le imposte sui redditi; quello per le persone fisiche, caratterizzato dal 2011 da un’imposta sostitutiva del 12,5% applicata come trattenuta alla fonte a titolo definitivo sugli interessi maturati. A differenza delle altre rendite finanziare, soggette ad una tassazione del 26%, le obbligazioni statali godono di un regime fiscale di favore volto ad incentivarne l’investimento. L’aliquota del 12,5% si applica sugli interessi cedolari maturati durante l’holding period e sullo scarto di emissione. L’imposta sostitutiva, però, viene trattenuta direttamente dall’intermediario finanziario o banca come ritenuta alla fonte e quindi all’investitore/contribuente non è richiesto alcun onere. Relativamente, invece, alla tassazione di titoli detenuti da soggetti non residenti in Italia, l’imposta non si applica se i loro detentori sono residenti in Paesi che fanno parte della White List, ovvero tutti quegli stati, come la Svizzera, Hong Kong, il Liechtenstein, che pur avendo un regime fiscale privilegiato sono aperti allo scambio di informazioni con gli altri.

I RISCHI DELL’INVESTIRE IN OBBLIGAZIONI STATALI

I titoli di Stato sono convenzionalmente ritenuti “risk free”, cioè privi di rischio di controparte. Infatti, una situazione di insolvenza potrebbe crearsi solo nel caso nefasto di default dello Stato e questo evento è ritenuto poco probabile se non in extrema ratio. Non sono lontani nella memoria, però, eventi di crash finanziario che hanno portato al fallimento di Stati sovrani, come l’Argentina, e a una conseguente catastrofe economica per tutti gli investitori retail che speravano di “proteggersi” dai rischi affidando i loro risparmi a questi strumenti. Inoltre, per la relazione inversa che sussiste tra il rischio e il rendimento, i Titoli di Stato, essendo poco rischiosi, garantiscono una remunerazione più bassa rispetto alle altre obbligazioni presenti sul mercato.
Un’altra criticità, legata sempre alle condizioni di salute di un Paese, è rappresentata dalla possibilità che venga richiesta una ristrutturazione, “aggiustamento”, del debito statale con conseguente modificazione delle condizioni di rimborso a danno dell’investitore. A seconda che acquisti un bond a tasso fisso o variabile, l’investitore si espone anche al rischio che, qualora scegliesse un titolo a rendimento costante, se i tassi del mercato dovessero salire la sua remunerazione sarebbe più bassa e qualora ne scegliesse uno a tasso variabile, se i tassi dovessero scendere vedrebbe diminuito il proprio ritorno.
Nonostante queste spigolosità, i titoli di Stato, soprattutto di Paesi economicamente forti come la Germania o gli Stati Uniti, sono considerati alla stregua di un bene rifugio e quando si fa riferimento ad un’obbligazione priva di rischio per utilizzarla come benchmark, globalmente si considera il Treasury Bill, l’equivalente statunitense di un Bot.

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Pubblicato il 04 Ottobre 2021
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