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TANTI GIOVANI ALL’INCONTRO CON SALVATORE BORSELLINO

Un folto pubblico alla Sala della Comunità di Busto Garolfo ha seguito l’incontro con Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo...

Un folto pubblico alla Sala della Comunità di Busto Garolfo ha seguito l’incontro con Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992 in quella che è conosciuta come la strage di Via D’Amelio. Per oltre due ore e mezza l’Ing. Borsellino, intervistato dal giornalista Saverio Clementi ha catturato l’attenzione del pubblico, composto da molti giovani.

L’intervento non ha riguardato solo gli aspetti relativi alla strage e all’impegno nella lotta alla mafia del magistrato scomparso, ma Salvatore Borsellino ha donato anche un breve spaccato familiare, parlando del loro rapporto come fratelli e delle lunghe telefonate a discutere sulle differenti scelte di vita. 

Salvatore decide di lasciare Palermo, una città corrotta e collusa dalla mafia, per andare a vivere e a lavorare altrove, e tante volte aveva chiesto al fratello Paolo di abbandonare quella città, ma il giudice Borsellino mai aveva esitato sulla scelta di rimanere, per portare a termine la sua missione, pur nella consapevolezza di una morte certa.

La storia in certi momenti è stata molto commovente, come nella confessione di aver dovuto imparare a fare l’oratore per far conoscere alcune verità. Salvatore era un uomo riservato e solitario abituato a “parlare” solo con le macchine, dato il suo mestiere di ingegnere informatico. Oggi, nonostante i numerosi incontri ai quali viene invitato in ogni parte d’Italia, non ha perso la sua riservatezza, ma con grande dignità e abilità oratoria parla per ore con centinaia di persone e riesce a toccare argomenti scomodi, quali il rapporto e la trattativa tra una parte deviata dei servizi segreti dello Stato e la mafia.

L’intervento si è concluso con una esplosione di applausi e con il pubblico in piedi per rendere omaggio alla foto di Paolo  Borsellino mostrata da Salvatore. Questo gesto che conclude  ogni incontro è un atto che chiede giustizia e verità, ma testimonia anche il profondo dolore per la perdita dell’amato fratello. La foto del giudice si trova all’interno del quaderno rosso ed è il riferimento all’agenda sulla quale Paolo Borsellino scriveva appunti personali, supposizioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia. L’agenda è sparita dalla borsa di cuoio, appoggiata sul sedile posteriore dell'auto sulla quale viaggiava il giudice Borsellino, subito dopo la strage.

Redazione
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Pubblicato il 23 Giugno 2012
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