L’Associazione Società Sportive Legnanesi premia il miglior gesto di fair play: “La vittoria non è il risultato”
Il premio sarà consegnato durante il Natale dello Sportivo. L'intervista al presidente dell’ASSL Legnano sul ruolo educativo dello sport

Lo sport come scuola di vita, non solo come terreno di vittorie. È questo il messaggio che emerge dalle parole di Carlo Bandera, presidente dell’Associazione Società Sportive Legnano (ASSL), che riflette sul ruolo educativo dello sport e sulla necessità di restituirgli il suo significato più autentico. A partire dagli episodi di antisportività che sempre più spesso coinvolgono i genitori nelle competizioni giovanili, Bandera invita a un cambio di prospettiva: «Per riconoscere ciò che non va, bisogna prima imparare a vedere il bello».
Qual è il suo punto di vista sul numero crescente di episodi in cui i genitori incitano i ragazzi ad atteggiamenti antisportivi, dando un cattivo esempio?
Situazioni come questa le ho vissute anch’io. È vero che nel calcio il fenomeno è un po’ più accentuato, ma purtroppo esagerazioni di questo tipo si vedono in quasi tutti gli sport. Nel calcio pesa molto quella smania di far diventare il proprio figlio un campione. Sui social e in televisione sembra che il mondo sia fatto solo da chi “ce la fa”, e non da tutti gli altri. È una mentalità che si percepisce chiaramente, e casi simili si sono visti anche in altri sport, come nel basket proprio in questi giorni.
Secondo lei, quale potrebbe essere la radice di questo problema?
Credo che, prima di tutto, bisognerebbe che chiunque partecipi al mondo dello sport ricordi davvero che cos’è lo sport. Tutti – società, dirigenti, allenatori, genitori – dovrebbero avere ben chiaro questo concetto, che forse oggi si è un po’ perso. Lo sport è innanzitutto un’esperienza educativa, e deve tornare a essere vissuto come tale: un’esperienza di bellezza. Attraverso l’attività sportiva i ragazzi costruiscono sé stessi, vivono un percorso di crescita e di pienezza. Spesso invece lo si riduce a un insieme di frammenti: il genitore che vuole solo vedere il figlio vincere, o che cerca in lui il riscatto per ciò che non ha mai ottenuto. Così si perde completamente la visione d’insieme, che è la vera essenza dello sport.
In qualità di presidente di ASSL, quali strumenti e iniziative ritiene fondamentali per prevenire episodi di antisportività e diffondere tra i ragazzi una vera cultura del fair play?
Credo che ogni società sportiva dovrebbe – anzi, debba – avere al proprio interno una figura dedicata a vigilare su queste storture, come previsto anche dal principio del Safeguarding. Ma per riconoscere ciò che non va, bisogna prima imparare a vedere il bello. È necessario riportare al centro, in ogni livello delle nostre società, la domanda su che cosa sia davvero lo sport che vogliamo proporre. Noi come ASSL cerchiamo di farlo anche con iniziative concrete. Un esempio sono le benemerenze sportive che organizziamo ogni dicembre: oltre a premiare la miglior squadra e il miglior atleta, abbiamo introdotto anche il riconoscimento per il miglior gesto di fair play e per un’esperienza di bellezza nello sport. Vogliamo valorizzare non solo i risultati, ma anche i momenti che raccontano la parte più autentica e umana dell’attività sportiva. Perché lo sport, alla fine, serve a imparare a vincere, ma nel rispetto degli altri e nella crescita personale.
Quindi la vittoria non è in contrapposizione all’educazione?
Assolutamente no. L’obiettivo primario è che i nostri atleti imparino a vincere, ma in un senso profondo. Tutto ciò che facciamo deve essere orientato al bene dei ragazzi, perché imparare a vincere significa anche imparare cosa vuol dire non vincere. Per questo servono allenatori preparati, dirigenti competenti e il coraggio di dire ai genitori: “Sì, vogliamo vincere, ma vogliamo farlo rispettando i vostri figli e la loro crescita.” La mission di ogni società deve essere quella di vincere, certo, ma la vittoria nei più piccoli non è il risultato: è migliorare se stessi, riuscire a fare una battuta, un passaggio, un palleggio in più rispetto a ieri.
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