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Stefano Dell’Acqua (UIL): “Il salario minimo legale non serve, lavoriamo sulla parte normativa”

"Il salario minimo e l’insieme degli elementi che costituiscono il rapporto di lavoro dovrebbe essere determinato tramite il riconoscimento legale erga omnes, come lo è di fatto, ma non di diritto", un passaggio della intervista al sindacalista che lascia la carica di responsabile territoriale della UIL

Stefano dell'Acqua Uil

«Il salario minimo imposto per legge non serve, tanto più a risolvere il problema del lavoro povero». Stefano Dell’Acqua a settembre lascerà la responsabilità locale della UIL, sostituito da Luigi Tripodi segretario regionale UIL Trasporti, ma non per questo perde il suo interesse per il mondo sindacale e del lavoro. Così, l’argomento del salario minimo legale lo spinge ad affermazioni bisognose di un approfondimento.

«Anzitutto – Dell’Acqua, avanza subito qualche domanda-, chi oggi lo propone è l’opposizione, ma fino a qualche mese fa era al Governo, e comunque ben pochi partiti si erano posti il problema del salario minimo per legge. Perché? Questione solo ideologica? Necessità o altro?».

«Giorgia Meloni coinvolge nel confronto con le parti sociali il CNEL, Consiglio Nazionale Economia e Lavoro, depositario di contratti sottoscritti dal sindacato, parliamo di 866 contratti che sono stati accolti, ma non siamo certi siano tutti regolari – prosegue il sindacalista-. Ma servono tutti questi contratti? Non possiamo trascurare il fatto che il rapporto di lavoro nel bel paese è governato dai contratti collettivi, votati dai lavoratori e di seguito depositati al CNEL. Il 97% dei rapporti di lavoro subordinati fa riferimento a contratti sottoscritti e registrati al CNEL. Occorre farsi qualche domanda: la proposta di Euro 9 si intende netta o lorda, comprende anche le quote di salario differito? Un contratto di lavoro va pesato complessivamente sia per il contenuto retributivo, contributivo e soprattutto normativo. Il lavoro fin qui svolto dalle OOSS può considerarsi positivo?».

Una visione controcorrente, quella di Dell’Acqua, rispetto alla linea tenuta dall’ambiente sindacale?: “Non dico nulla di diverso da quanto sostenevano non molto tempo fa tutte le organizzazioni sindacali», la sua replica, decisa e così ulteriormente motivata: «Io confermo oggi la mia posizione manifestata già nel novembre 2019, in un puntuale convegno sul tema del salario minimo organizzato dalla Uil territoriale ovest di Milano metropoli e partecipato dalle OOSS CGIL CISL UIL, dalle parti sindacali delle imprese e da fonti autorevoli in diritto di lavoro a livello nazionale».

«Sono convinto – ancora Dell’Acqua- che il lavoro svolto dal sindacato sino ad oggi sia meritevole e positivo e deve proseguire nella sua missione come scritto dalla Carta Costituzionale Repubblicana e non può essere delegato ad altri, che il salario minimo e l’insieme degli elementi che costituiscono il rapporto di lavoro dovrebbe essere determinato tramite il riconoscimento legale erga omnes, come lo è di fatto, ma non di diritto almeno per il lavoro privato, per la stragrande maggioranza dei contratti sottoscritti dai sindacati e votati dai lavoratori. Occorre quindi intervenire per adeguare l’art. 39 della Costituzione rendendolo legalmente applicabile. Se la scelta del CNEL voluto dall’attuale premier va in questa direzione, essendo il CNEL non solo organismo previsto dalla Costituzione e composta da Governo e parti sociali, ma anche dotato del potere in grado di proporre anche disegni di legge costituzionali, ben venga, si tratta di una scelta giusta».

E’ giusto sottolineare che sia importante la definizione del salario minimo nel rapporto di lavoro, ma altrettanto rilevante è l’insieme della materia normativa, per questo Dell’Acqua riafferma che «un contratto di lavoro lo si pesa nel suo complesso. Ottocentosessantasei contratti sono tanti, sono troppi. Sono convinto che il problema reale in questo paese non sia come ci viene raccontato e raccomandato, il salario minimo legale come un obiettivo da raggiungere a qualsiasi costo e sopra ogni cosa, ma sia quello di salvaguardare il potere d’acquisto della retribuzione annuale lorda e delle pensioni e contenere il costo del lavoro accettabile e concorrenziale in un mercato competitivo che ha cambiato profondamente le regole. Basti pensare agli effetti prodotti dal conflitto mondiale iniziato 465 giorni fa, tra Russia e Ucraina. Credo sia doveroso impegnarsi per ridurre le differenze che sussistono tra lavoro pubblico, privato, autonomo, per una sanità che rientri nei termini costituzionali e non solo per chi se la può pagare, per un fisco equo e determinato dal reddito, per una semplificazione della struttura del salario determinato da un salario d’ingresso esente da tasse per chi si affaccia al mondo del lavoro e deve imparare un mestiere, un salario professionale differenziato per competenze specifiche di settore merceologico, un salario di produttività a tassazione agevolata, una normativa in termini di previdenza paritaria per tutti i lavoratori anche in tema di ammortizzatori sociali. In questo contesto è certo necessario un patto sociale per la stabilizzazione del Paese sottoscritto dal Sindacato dal Governo e dalle parti datoriali».

E infine, il futuro di Stefano Dell’Acqua da settembre come si presenta? «Continuerò a lavorare per i lavoratori nel sindacato e a difendere la democrazia contro la violenza da qualunque parte essa si manifesta. Grazie per l’attenzione che mi avete sempre dato, mi auguro che chi troverà il tempo per questa lettura la troverà chiara e riflessiva».

Redazione
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Pubblicato il 28 Agosto 2023
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