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Il giorno e la storia – Campagna di Russia: l’inizio della fine

Giacomo Agrati in “Bentornato sergente” ha magistralmente ricostruito cosa è accaduto e perché

Il giorno e la storia, mese di dicembre

11 dicembre 1942 – Campagna di Russia: l’inizio della fine
1942-43 La disfatta in Russia. Le truppe a meno 40 gradi sotto zero. L’armata italiana in Russia in un cinegiornale d’epoca. Crediti: Archivio Italiano della Memoria.

La campagna di Russia coinvolse tanti legnanesi, principalmente arruolati tra gli alpini, gli artiglieri e nel 53° e 54° Reggimento Fanteria Divisione Sforzesca. Qualcuno ne uscì vivo, magari con problemi di congelamento degli arti, ma in un anno, dall’agosto del ‘42 al luglio del ‘43 furono almeno 57 i legnanesi che vi morirono: 6 in combattimento, 32 dispersi, 19 in prigionia nel lager russi.

Giacomo Agrati in “Bentornato sergente” ha magistralmente ricostruito cosa è accaduto e perché.
«La prima battaglia difensiva del Don.
Alla sera del 12 agosto del 1942, i Russi si lanciarono in un violento attacco, nel settore tenuto dalla Divisione Sforzesca e un battaglione riuscire a passare il fiume Don, nell’ansa di Ogaleft. Fu soltanto 5 giorni dopo, il 17, che si verificò un attacco in forze sul punto di contatto fra il 53° e 54° Reggimento della Divisione Sforzesca.Il 20 agosto i Russi, continuando la loro azione, invasero la zona di Gruscevo, entrando in contatto anche con il settore della Divisione Ravenna.
Nel settore delle Divisioni Ravenna e Sforzesca i Russi avevano prodotto loro massimo sforzo, impegnando considerevoli forze con gravi perdite e con qualche successo. La Divisione Sforzesca, che era presente in questa battaglia con il 53° e 54° Reggimento fanteria e il 17° Reggimento artiglieria, raggruppava nelle sue fila molti giovani provenienti da città e paesi dell’Alto Milanese, fu sottoposta ad una enorme pressione di fuoco. Dopo aver retto per oltre dieci giorni a quei martellanti attacchi, la Sforzesca fu costretta a ripiegare mettendo a forte rischio le sorti dell’intero schieramento italiano.
Fra le cause che determinarono quell’inevitabile cedimento vi furono la giovanissima età dei componenti dei reggimenti di fanteria e l’impossibilità di un loro adeguato addestramento ed ambientamento nel teatro di guerra. In aiuto ai combattenti in evidente difficoltà, furono inviati i Battaglioni alpini Vestone e Val Chiese, della Divisione Tridentina, che impedirono ulteriore arretramento dei nostri reggimenti. Così si arrivò fino al 1 settembre 1942, quando terminò la spaventosa battaglia.
La seconda battaglia difensiva del Don.
Il giorno in cui le armate russe sferrarono il primo attacco fu l’11 dicembre 1942. La I e la VI Armata russa che disponevano di 3 reggimenti, composti da 125 battaglioni di fanteria, di cui 25 motorizzati, oltre 750 carri armati, 300 cannoni, 200 lanciarazzi Katjuscia e 2000 pezzi di artiglieria, investirono direttamente le divisioni Ravenna e Cosseria, che alle spalle avevano il vuoto assoluto.
I soldati italiani, che avevano in dotazione il mitico fucile mod. 91 rivelatosi ottimo durante la Prima Guerra Mondiale ma certamente insufficiente nel nuovo conflitto, si trovarono a fronteggiare i fanti russi, che disponevano del fucile mitragliatore PPSH Parabellum, con un caricatore di settantuno colpi per un volume di fuoco di cento colpi al minuto. I continui assalti russi avevano già travolto l’Armata rumena, posizionata alla destra delle divisioni italiane. I comandanti russi decisero quindi di attuare il piano Piccolo Saturno, concentrando tutte le loro forze sulle nostre divisioni.
L’undici dicembre attaccarono i fanti della Ravenna e della Pasubio e il giorno dopo toccò alla Divisione Cosseria. Il 14 e 15 dicembre, i russi aumentarono la pressione sulla Cosseria che, in una giornata di combattimenti, perse oltre 1000 uomini. La sera del 15 dicembre, dopo 5 giorni di aspri combattimenti, l’ARMIR aveva mantenuto le proprie posizioni.»

I legnanesi che non tornarono più avevano dai 20 ai 37 anni. Quattro erano volontari delle Camicie Nere. Il più conosciuto è l’alpino Raoul Achilli, medaglia d’oro al valor militare, che perse la vita il 26 gennaio ‘43 a Nikolajewka combattendo, comemoltissimi suoi compagni della 50° Compagnia Battaglione Edolo Divisione Tridentina sacrificatisi per permettere al grosso dei militari in ritirata di sfuggire agli attacchi dei russi e salvarsi.

FONTE: Giacomo Agrati (a cura di), “Bentornato sergente. La storia di Raoul Achilli. Medaglia d’Oro al Valor Militare – 26 gennaio 1943 nella Campagna di Russia”, Edizioni La Mano, 2019

PER SAPERNE DI PIU’: Elenco dei legnanesi caduti sul fronte russo (1941-1943) con dati tratti da https://www.unirr.it e da “Bentornato Sergente. La storia di Raoul Achilli” di Giacomo Agrati (a cura di) che ha attinto ai documenti dell’archivio comunale legnanese: https://drive.google.com/file/d/1gkADlYZUTb_ax4QfoK6W60nwptdBajP8/view?usp=sharing

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Pubblicato il 11 Dicembre 2020
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