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Il giorno e la storia: 8 settembre 1943, i fratelli Venegoni lanciano la Resistenza a Legnano

Un ricordo del comm. Luigi Caironi, internato militare italiano, che ha condensato il suo 8 settembre in una celebre frase: "Mai più guerra, impariamo a mettere davanti a noi il prossimo!"

Il giorno e la storia - settembre

Il 3 settembre 1943 a Cassibile l’Italia firmò la resa incondizionata agli Alleati. Tale armistizio venne reso pubblico solo l’8 settembre 1943 alle ore 17.30 (18.30 per l’Italia) in lingua inglese dal generale statunitense Dwight Eisenhower attraverso Radio Algeri. Poco più di un’ora dopo anche ilvPrimo Ministro italiano maresciallo Pietro Badoglio trasmise il proclama attraverso i microfoni dell’EIAR.
Il mattino successivoil Re, la Regina, il Principe ereditario, Badoglio, due ministri del Governo e alcuni generali dello Stato Maggiore fuggirono da Roma dirigendosi verso Brindisi per mettersi in salvo dal pericolo di una cattura da parte tedesca. A Legnano e in tutt’Italia nacque ufficialmente la Resistenza.

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Carlo e Mauro Venegoni, i principali protagonisti della Resistenza armata a Legnano e valle Olona, entrarono all’inizio del primo turno alla Franco Tosi, spalleggiati da quattro compagni armati, per un comizio-lampo di due minuti per incitare gli operai alla lotta. Intanto delegazioni di operai sotto la guida di Arno Covini, futuro comandante partigiano, si recarono alla caserma di viale Cadorna, mentre altri guidati da Angelo Sant’Ambrogio, uno dei dirigenti della Commissione Interna (cioè i liberi sindacati riorganizzati subito dopo la caduta del Governo il 25 luglio ‘43) della Franco Tosi, si recarono alla caserma della Guardia di Frontiera sita allora in Largo Tosi, chiedendo al comandante le armi, che avrebbero utilizzato per contrastare l’imminente arrivo dei tedeschi. Non le ottennero. La notte stessa, tra il 9 e il 10 settembre, le sentinelle italiane furono sostituite da sentinelle tedesche. I soldati si arresero e cedettero le armi alla Wehrmacht senza sparare un colpo. E fu così che le armi in dotazione alla Resistenza legnanese vennero conquistate con innumerevoli azioni di disarmo da parte delle formazioni comuniste delle Brigate Garibaldi o acquistate a caro prezzo presso repubblichini collaborazionisti da parte delle formazioni cattoliche della Brigata Carroccio.

L’esercito, rimasto senza ordini, in alcuni casi tentò di resistere combattendo i tedeschi con le poche munizioni rimaste, in altri casi semplicemente si sciolse e i militari sbandati tentarono con ogni mezzo di tornare a casa. Nel video qui sotto tratto dal DVD “Marciavamo con l’anima in spalla. I partigiani legnanesi raccontano” trovate la testimonianza di alcuni nostri concittadini che l’8 settembre si trovavano sotto le armi in Italia e riuscirono a tornare, passando subito nelle fila della Resistenza.

Nei giorni successivi all’Armistizio più di 650 mila militari vennero catturati dai tedeschi e, rifiutandosi di collaborare, furono inviati nei lager d’oltralpe come schiavi lavoratori: IMI Internati Militari Italiani. Tra essi diversi nostri concittadini, di cui il più noto è il compianto comm. Luigi Caironi, presidente della Famiglia Legnanese, che ci ha lasciato il 14 febbraio 2017. Ricordiamo, con l’occasione, che gli IMI hanno diritto ad una Medaglia d’Onore per la loro “altra Resistenza” avendo eroicamente scelto giorno dopo giorno di rimanere a morire di fame, botte, lavoro coatto e malattie nei lager pur di non aderire alla RSI (Repubblica Sociale Italiana) e combattere al fianco dei nazisti e fascisti.E si moriva: abbiamo trovato le schede biografiche di ben 25 IMI legnanesi deceduti nei lager. Se avete bisogno di aiuto per la documentazione o vi serve la modulistica per ottenere la medaglia, la sezione ANPI di Legnano è a disposizione.

Il comm. Caironi dopo l’annuncio dell’armistizio e una resistenza durata giorni, fu fatto prigioniero dai tedeschi, fu trasferito prima a Mantova e poi in carro bestiame in Pomerania, nello Stammlager II B di Hammerstein. Infine in un campo di concentramento a Varsavia. «Ho vissuto periodi disumani – ci raccontò lui stesso nel gennaio 2016 – trattato come una bestia ma se oggi sono qui a raccontarvi tutto questo è soprattutto grazie alla coesione che abbiamo avuto noi Italiani: sono riuscito a portare a casa il mio plotone e nessuno di noi ha mai pensato di aderire alla Repubblichina. Uno per tutti, tutti per uno: questo ci ha salvato.»
E concluse condensando il suo “8 settembre” in un’affermazione che vale per tutti noi, anche oggi: «Mai più guerra, impariamo a mettere davanti a noi il prossimo!».

Renata Pasquetto

PER FARE DOMANDA DI MEDAGLIA D’ONORE PER GLI IMI

PER SAPERNE DI PIU’: Giorgio Vecchio, Nicoletta Bigatti, Alberto Centinaio, “Giorni di guerra. Legnano 1939-1945”, Eo Ipso, 2001 –

VIDEO Omaggio al Comm. Luigi Caironi di Legnano, IMI (Internato Militare Italiano) con le immagini del lager di Hammerstein. “La canzone di Carlotta” è stata scritta nell’oflag (lager per ufficiali) di Sandbostel dagli IMI Giovannino Guareschi (il “papà” di Don Camillo e Peppone) e Arturo Coppola ed è qui cantata da Gianrico Tedeschi, anch’egli IMI rinchiuso nello stesso lager. La canzone è diventata fin dalla sua composizione il simbolo degli IMI di Sandbostel e Wietzendorf. Guareschi immagina la figlia, nata quando lui era prigioniero, seduta sul balcone in attesa di chissà quale “scassatissimo papà” e quando lo vede arrivare si accorge che ha un qualcosa dell’eroe… ha resistito ai tedeschi e ai fascisti… “e il babbo pare quasi vincitor”: https://youtu.be/SmVwGo6R7pI

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Pubblicato il 08 Settembre 2020
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