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“Pensavo fosse un amico e invece è diventato il mio usuraio”, il teste accusa l’ex-docente del Maggiolini

La difesa dell'architetto ed ex-professore a Parabiago, Alfonso Cocciolo: "Tra i due un rapporto di lavoro continuativo. Produrremo documenti che lo attestano"

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Pensava che il loro fosse un rapporto di amicizia, nato da una conoscenza comune ad inizio 2000, e invece si sarebbe trasformata in una storia di prestiti a tassi da usura con soldi «che arrivavano da altre persone e che mi chiedeva di restituire con tassi del 10% al mese».

L’atto d’accusa del ragioniere nei confronti di Alfonso Cocciolo

Così un ragioniere di Boffalora Ticino, oggi 71enne, ha raccontato la sua esperienza con Alfonso Cocciolo, architetto e docente con ruolo di responsabile dell’ufficio tecnico dell’Istituto Maggiolini di Parabiago, a processo per abuso d’ufficio, corruzione e usura davanti al Tribunale di Busto Arsizio.

I due si erano conosciuti attraverso un collega del teste che oggi in aula ha raccontato le difficoltà vissute con il noto professionista ex-consigliere comunale a Legnano: «La prima volta chiesti 3 mila euro perchè ero in difficoltà con la mia azienda di costruzione e manutenzione piscine – racconta rispondendo alle domande dl pubblico ministero Ciro Caramore- in cambio di quei soldi mi chiese di compilare quattro assegni da 1200 euro senza scrivere il nome del beneficiario. Se non avessi pagato in tempo le rate lui sarebbe passato all’incasso, mettendomi in difficoltà con la banca».

Il primo riesce a restituirlo, seppur a fatica, poi i prestiti diventano due, tre, quattro fino a circa 60 mila euro in 7 anni, dal 2010 al 2017: «Qualche volta non riuscivo a pagare in tempo e puntuale arrivava la chiamata della mia banca che mi chiedeva conto. Lo facevo per pagare i dipendenti».

Il teste racconta anche delle pressioni subite da Cocciolo che, diceva, era a sua volta pressato da chi glieli aveva dati in consegna. Una delle domande che vengono spontanee è “chi forniva il denaro a Cocciolo?”, una risposta definitiva non c’è ma i suoi legami con alcuni ambienti contigui alla ‘ndrangheta sono emersi durante le precedenti udienze (ad esempio il fatto che avesse assunto la moglie del “defunto” capo della ‘ndrangheta in Lombardia Carmelo Novella come baby sitter e la presenza di una tale “Barone” tra coloro che incassavano gli assegni).

Il teste, tra i numerosi vuoti di memoria che hanno contraddistinto l’esame del pm, ha anche confermato il fatto di aver appreso che Cocciolo prestava soldi anche ad altre persone, tra le quali lo stesso amico che avevano in comune e che li aveva messi in contatto.

La parola alla difesa

La difesa, rappresentata dall’avvocato Roberto Grittini, ha puntato il controesame del teste sottolineando lo stretto legame, soprattutto professionale, che c’era tra Cocciolo e il ragioniere di Boffalora oltre a non meglio identificati conti all’estero del teste. Sono stati elencati una serie di lavori effettuati in collaborazione tra i due dei quali alcuni sono stati confermati dallo stesso teste anche se non sono emersi documenti tali da dimostrare questo legame così consolidato. Il difensore, e lo stesso Cocciolo nelle sue dichiarazioni spontanee, hanno promesso di produrli nelle prossime udienze.

Il finanziere che ha indagato sui contratti per i lavori e le manutenzioni al Maggiolini di Parabiago

Nella prima parte dell’udienza, invece, è stato ascoltato come teste il maresciallo della Guardia di Finanza di Legnano Cosimo Girà che ha seguito parte delle indagini riguardo alle accuse di abuso d’ufficio e di corruzione per quanto riguarda i lavori che venivano svolti all’interno della scuola dove Cocciolo aveva un ruolo di coordinamento dei lavori di manutenzione. Il pm Caramore ha cercato di far emergere come all’interno della scuola si sia operato in deroga a tutta una serie di regole del codice degli appalti per le amministrazioni pubbliche: illegittimo frazionamento dei lavori, documentazioni false create ad hoc per coprire le presunte irregolarità, mancanza dei durc, mancanza dei collaudi, mancato invito di almeno tre imprese per lavori sotto i 40 mila euro, violazione delle convenzioni Mepa o Consip per gli acquisti in rete.

L’avvocato Grittini ha contestato le modalità d’indagine facendo emergere la mancanza di collegamenti tra Cocciolo e le irregolarità fatte emergere dalla Guardia di Finanza: «Non c’è una datazione dei files dei documenti dichiarati falsi e non era competenza del mio assistitito seguire quella parte. Lui si occupava di trovare i problemi e segnalarli al consiglio». Con Cocciolo, infatti, sono coinvolte anche altre figure dirigenziali, alcune delle quali hanno già patteggiato, oltre agli imprenditori che avrebbero retrocesso delle somme a favore del professore-architetto per avere i lavori all’interno della scuola.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 06 Luglio 2023
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