Sgomberato il caseggiato di via Dante a Cerro Maggiore, dichiarato inagibile. Questa mattina, 10 ottobre, le Forze dell’Ordine (Vigili del Fuoco, Carabinieri, anche in tenuta anti sommossa, e Polizia Locale) hanno dato esecuzione all’ordinanza adottata dal sindaco Nuccia Berra per allontanare anche gli ultimi inquilini (una decina circa, tutti adulti) rimasti nell’edificio in stato di degrado. Le 13 famiglie fragili lo avevano già lasciato dopo avere accettato le soluzioni abitative alternative proposte dall’amministrazione comunale.

Chiusa via Dante per permettere le operazioni di sgombero, iniziate alle 7 del mattino e proseguite senza particolari tensioni. Uno alla volta, senza grandi  proteste, gli occupanti hanno lasciato gli alloggi portando via, chi in bici, chi in auto, i propri averi. Alle 14, liberato l’edificio, sono iniziati gli interventi di messa in sicurezza, a partire dalla chiusura con lastre in cemento degli accessi al primo piano del caseggiato. Portate via dieci bombole del gas.

“ABBIAMO FATTO USCIRE I RESIDENTI INCOLUMI”

«L’obiettivo mio e della mia giunta era riuscire a fare uscire i residenti incolumi dallo stabile di via Dante, in condizioni disastrose, sia dal punto strutturale che igienico-sanitario – ha dichiarato il primo cittadino presente durante le operazioni di sgombero -. Sono soddisfatta e adesso serena. Il lavoro è stato lungo e meticoloso, abbiamo dato un alloggio a canone concordato a 14 nuclei familiari con figli, anziani e disabili, già nelle nuove abitazioni assegnate tramite una griglia stilata dai servizi sociali. Entro questa sera l’edificio sarà chiuso e saranno murate tutti gli accessi al primo piano e gli ingressi su via Dante».

“A 80 ANNI LASCIO LA MIA CASA DI PROPRIETÀ”

Tra gli inquilini molti stranieri, alcuni irregolari – usciti dall’edificio con la sola bicicletta e un trolley con i pochi averi da trasferire in altri alloggi di fortuna -, altri regolarmente affittuari o proprietari di casa. Uno di questi ultimi ha superato gli 80 anni ed è stato costretto, a malincuore, a lasciare l’appartamento acquistato nel lontano 1981 e ristrutturato con fatica e sacrifici nei cinque anni successivi: «Ho cercato di convincere gli altri inquilini a sistemare le parti comuni ma non ho mai trovato qualcuno interessato a mettere in sicurezza l’edificio. Mi sono trovato da solo e dopo tutti questi anni provo grande dolore nel lasciare la mia casa, di proprietà». Dopo avere rifiutato inizialmente l’alloggio proposto dal Comune, il proprietario ha accettato un’altra soluzione abitativa attraverso il Chiostro Solidale.

Sono rimasti senza casa, un uomo con il padre – non beneficiari di aiuti – invitati a rivolgersi ai servizi sociali per trovare un dormitorio, in attesa di una soluzione più definitiva, e una donna di origine rumena che ha portato fuori dall’edificio le borse con tutti i suoi averi in attesa del ritorno del marito dal lavoro: «Abbiamo acquistato l’appartamento tre anni fa, adesso non sappiamo dove andare». Dopo una breve resistenza, anche l’inquilino di origine rumena ha lasciato il caseggiato, convinto dai servizi Sociali che gli hanno trovato una sistemazione per la notte.

L’ORDINANZA

Lo stabile di inizio ‘900, con i suoi 42 appartamenti, è inagibile da anni: nell’ordinanza si parla di impianti non a norma, intonaco ormai malandato con tanto di vistose crepe alle pareti, degrado igienico, infiltrazioni dal tetto, finestre «a quote pericolosamente basse e scavalcabili», allacciamenti abusivi alle utenze e “inquilini” che occupano gli appartamenti senza averne titolo.