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Vaccinazioni “al palo” per i disabili, Anffas Legnano: «Ci sentiamo cittadini di serie B»

Nonostante le promesse della Regione non c'è ancora un calendario per la vaccinazione delle persone con disabilità e dalle associazioni arriva un grido di allarme

Vaccini

Vaccinazioni per le persone con disabilità ancora al palo nel Legnanese, come del resto in quasi tutto il territorio lombardo. Nonostante le promesse della Regione, la campagna vaccinale, che per la verità finora stenta a decollare in generale, per i portatori di handicap non ha ancora un calendario vero e proprio e dalle associazioni di riferimento arriva un grido di allarme.

«Come associazioni di familiari di persone con disabilità siamo molto arrabbiati – spiega Francesca Fusina, presidente di Anffas Legnano -: la fase 1 bis, che avrebbe dovuto includere nelle campagna vaccinale anche disabili e caregiver, è iniziata da più di un mese ma non c’è ancora un programma. Le associazioni si sono confrontate lo scorso 17 marzo con gli assessori Letizia Moratti e Alessandra Locatelli e con Guido Bertolaso, che hanno fornito ampie rassicurazioni per una partenza immediata, ma di fatto non è stato così».

Anffas Legnano a metà gennaio aveva raccolto e inviato alle autorità i nomi dei frequentanti dei centri diurni proprio in vista della campagna vaccinale, rendendosi disponibile anche a fare da collettore per i nominativi di chi centri diurni o residenziali non ne frequenta. Alcune associazioni avevano anche messo a disposizione i propri locali per la somministrazione dei vaccini ma per ora risultati non se ne sono visti. E così le associazioni a livello territoriale si stanno organizzando per far sentire la propria voce. «In questa zona sono stati vaccinati ormai quasi tre settimane fa gli educatori dei centri diurni – sottolinea la presidente Anffas -, ma per le persone con disabilità non c’è ancora traccia di una calendarizzazione: il silenzio è totale e questo non è da Paese civile. Siamo stufi di promesse che tardano ad avverarsi. Ci sentiamo invisibili, cittadini di serie B: la pandemia ha riportato la posizione delle persone con disabilità a 70 anni fa».

Anche perché il vaccino per i disabili e le loro famiglie non è “solo” un’arma per sconfiggere la pandemia, ma sarebbe un passo verso la fine di un lockdown che dalla primavera scorsa non si è mai davvero interrotto, nemmeno quando ha dato tregua a tutti gli altri. «Tutti hanno diritto a vaccinarsi, ma per le persone fragili vorrebbe finalmente dire ricominciare ad uscire di casa, nei limiti delle restrizioni, senza essere terrorizzati – conclude Francesca Fusina -: conoscono persone che da un anno a questa parte non hanno più messo il naso fuori casa, altre che hanno dovuto rinunciare al lavoro e questo non è giusto. I nostri ragazzi faticano a tenere la mascherina, a rispettare le distanze e non toccare nulla: per noi il lockdown dura dalla primavera scorsa e le famiglie sono allo stremo. In tanti casi i centri diurni stanno ancora funzionando a scartamento ridotto e in molti comunque hanno deciso di non portare più i figli nei centri diurni per la paura che qualcuno nel nucleo potesse ammalarsi: è impensabile ipotizzare che una persona con deficit cognitivi in caso di ricovero possa sopportare il casco C-PAP o altri supporti di questo tipo e anche la possibilità per i familiari di entrare in ospedale prevista dall’ultimo DPCM non è una soluzione. Se invece dovesse succedere ai caregiver di finire in ospedale, chi si occuperebbe delle persone con disabilità?».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Marzo 2021
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