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La storia di Maurizio Oldrini, l’uomo del corvo di Sant’Erasmo

Sono passati 60 anni da quando, mentre era dal barbiere, il Capitano Morelli lo ha invitato a partecipare alla storica sfilata del Palio: "La contrada? Una famiglia"

Nell'ambito di una collaborazione con la testata Varesenews, riferita al Palio 2019, prosegue il viaggio tra le contrade del Palio di Legnano con le storie raccolte nei manieri di contrada e firmate dalla giovane stagista della testata varesina Francesca Cisotto. Il secondo racconto ha come protagonista Maurizio Oldrini, uomo del Corvo del Palio. 


Maurizio Oldrini, con 60 anni di esperienza nel Palio di Legnano alle spalle, è lo storico uomo del corvo che da 35 anni porta in sfilata il simbolo della contrada bianco-azzurra, che ad oggi è in testa con 13 vittorie.

Ci vuole maestria nel lasciare incantato il pubblico portando in mano un corvo e non per niente il suo contributo nasce da una familiarità con i volatili, trattandosi soprattutto di una tradizione, che si tramanda di generazione in generazione.

Ha incominciato a partecipare al Palio a 6 anni quando, insieme al padre, dal barbiere, hanno incontrato il capitano di allora di S. Erasmo, Ugo Morelli, che ha incitato il padre a farlo partecipare alla vita di contrada: «Mio padre era già nell’ambiente da moltissimo tempo perchè come cacciatore procurava il corvo della sfilata ai personaggi che lo tenevano quindi non poteva non ascoltare l’invito del grande capitano Morelli. – Racconta il falconiere – Così, ho iniziato come cavaliere senza armi, per poi diventare cavaliere con le armi e scudiero, fino a quando, 35 anni fa, ho preso il ruolo di portatore del corvo».

Ha tramandato questa passione in famiglia: «Non poteva essere spezzata la tradizione del Palio, anche mia moglie ha fatto parte della vita di contrada partecipando come castellana – ricorda Maurizio – con lei ha partecipato per diversi anni anche mia figlia Roberta, mentre mio figlio Luca è attualmente scudiero».

«La contrada col passare degli anni, si dimostra sempre più una famiglia e poi – sorride Maurizio – è una fabbrica di matrimoni, unisce tantissime persone perché porta a condividere moltissime gioie, dolori, soddisfazioni e sacrifici, è un’opportunità di condivisione in una sede (la nostra), tra l’altro, bellissima».

Francesca Cisotto

Redazione
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Pubblicato il 24 Maggio 2019
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