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Franco Tosi commemorazione 2015: l’intervento del sindaco Alberto Centinaio

LEGNANO, 16 GENNAIO 2015 – COMMEMORAZIONE DEI LAVORATORI DELLA FRANCO TOSI DEPORTATI NEI LAGER NAZISTI

Nel giorno in cui ricordiamo i lavoratori della Franco Tosi deportati nei lager nazisti, non possiamo ignorare altri eventi di più stretta attualità. Mi riferisco in particolare alla situazione di incertezza sul futuro di questa azienda, che continua a trascinarsi da troppo tempo, e ai drammatici fatti che pochi giorni or sono hanno insanguinato Parigi.

Nel primo caso sono consapevole che manifestare la solidarietà ai lavoratori della Tosi rischia di essere un rituale doveroso ma insufficiente: è arrivato il momento in cui chi di dovere deve assumersi le proprie responsabilità. Troppe parole sono già state spese, troppi politici sono passati da piazza del Monumento senza vedere risultati concreti. Occorre che il Governo dica con chiarezza se l’Italia intende continuare ad avere una propria politica industriale ed energetica. E’ inconcepibile che un’azienda come la Franco Tosi non venga considerata strategica e sia lasciata a vegetare in queste condizioni.

La prossima settimana mi recherò, ancora una volta, a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico, per sedermi attorno all’ennesimo “tavolo” dedicato a questa vertenza. C’è da sperare di tornare da quell’appuntamento avendo finalmente ascoltato qualche cosa di concreto e di positivo.

Questo auspicio non è solo del primo cittadino di Legnano ma di tutti i sindaci dell’Alto Milanese e di Giuliano Pisapia, il Sindaco della Città Metropolitana Milanese, che mi ha chiesto formalmente di rappresentarlo. A questa manifestazione partecipa oggi un numero elevato di sindaci accompagnati dai rispettivi gonfaloni. E’ un segnale di attenzione a temi che non possono essere circoscritti al solo ambito locale.

Un discorso analogo vale per i fatti di Parigi. Il testo che ora leggerò è stato condiviso da Pisapia e dai 20 Comuni del Patto dei Sindaci dell’Alto Milanese.      

 

«Il 71° anniversario della retata nazifascista alla Franco Tosi e della deportazione di un gruppo di lavoratori nei lager tedeschi cade a pochi giorni di distanza dai tragici fatti che hanno insanguinato Parigi. Ieri come oggi assistiamo al ripetersi di episodi che, seppure verificatisi in epoche e contesti differenti, sono la conferma di quanto la violenza, l’intolleranza, l’odio politico, religioso e razziale sono ancora largamente diffusi nel mondo.

Settantuno anni fa – il 5 gennaio 1944 – due camion pieni di SS, coadiuvati da reparti della milizia fascista, irruppero nella Franco Tosi per mettere fine a una lunga sequela di scioperi che paralizzava la produzione bellica. Lo fecero arrestando un gruppo di lavoratori sindacalizzati, alcuni dei quali esponenti di primo piano del movimento antifascista legnanese. Otto furono deportati nei lager tedeschi. Uno solo sarebbe tornato a casa; gli altri sette morirono di fame, freddo, lavori forzati e malattia.

Pochi giorni fa, a Parigi, il mondo intero ha assistito impotente ad episodi di una violenza inaudita. Fatti che si aggiungono ad analoghi episodi che da tempo insanguinano la Nigeria e altre parti del mondo. Due sono i temi che si intrecciano alla base di questi episodi: quello della libertà di espressione e quello della violenza religiosamente motivata.

Sarebbe bello poter liquidare il massacro nella redazione del giornale satirico “Charlie Hebdo” come un gesto isolato di alcuni squilibrati. Così purtroppo non è: abbiamo a che fare con un virus che si aggira nel mondo e che potrebbe infettare altri Paesi. E’ per questo motivo che occorre evitare di cadere in una sorta di relativismo culturale secondo il quale il rispetto per le altre culture e le altre religioni rischia di far finire in secondo piano la rivendicazione dell’universalità dei diritti umani.

La convivenza in una società che sarà sempre più multietnica, multiculturale e multireligiosa non può prescindere dall’affermazione di valori come la libertà, la democrazia e il pluralismo. Di fronte a tragedie come quella di Parigi occorre ribadire con forza che i diritti fondamentali dell’uomo devono essere proclamati e rispettati in ogni parte della terra, senza eccezione alcuna.    

Integrazione e sicurezza sono due facce della stessa medaglia. Vanno messi in campo tutti gli strumenti di prevenzione e di repressione per fare in modo di isolare i violenti, di fermare i potenziali terroristi, di sventare gli attentati. Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile la collaborazione di tutti i leader religiosi e dei responsabili delle comunità straniere presenti in Italia.

Non basta astenersi da ogni forma di fanatismo o di predicazione dell’odio, devono incoraggiare il rispetto della legalità e, soprattutto, vigilare in modo fattivo sugli appartenenti al loro gruppo etnico o religioso.

E’ quanto chiediamo con forza a tutte le comunità musulmane presenti anche nelle nostre città. Non è sufficiente non condividere certi atteggiamenti, occorre che denuncino senza alcuna remora ogni comportamento illegale e pericoloso. E’ alla prova dei fatti che sarà possibile coltivare rapporti di serena amicizia e di schietta collaborazione.

Soltanto quando avremo cancellato tutto ciò che può favorire il diffondersi dell’odio e dell’intolleranza potremo garantire un futuro migliore ai nostri figli.

Lo dobbiamo ai deportati della Franco Tosi che oggi ricordiamo. Se l’Italia riuscì a risollevarsi dalla tragedia della guerra e a ricostruire un Paese basato sulla democrazia e su valori condivisi, è anche grazie al loro sacrificio. Senza tentennamenti e compromessi misero al primo posto la difesa dei diritti sindacali e della libertà di espressione di fronte a chi usava l’odio e la violenza per distruggere la vita umana».  

Redazione
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Pubblicato il 16 Gennaio 2015
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