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25 aprile: Centinaio rilancia il valore dell’Unione e del Welfare

In queste due parole le nuove speranze da costruire insieme...

Care concittadine e cari concittadini, siamo qui riuniti per celebrare il 69° anniversario della vittoriosa Guerra di Liberazione contro il nazi-fascismo che restituì all’Italia la libertà dopo i lunghi anni della dittatura.

Il significativo contributo che anche Legnano diede alla Resistenza è stato riconosciuto con l’attribuzione di una Medaglia di Bronzo al valor militare.

Dobbiamo essere orgogliosi di quanto fecero tutti coloro che lottarono per gli ideali che stanno alla base della nostra Costituzione.

Erano uomini e donne di ogni età e condizione sociale, tutti accomunati dal desiderio di porre fine ad una guerra insensata che aveva ridotto in macerie il Paese. Molti pagarono con la vita il loro anelito di libertà. Ogni anno, il 25 Aprile, li ricordiamo con affetto e riconoscenza, li sentiamo vicini: è grazie a loro che l’Italia poté rinascere su nuove basi e diventare una grande nazione.

Il prezioso lavoro di ricostruzione storica che la sezione legnanese dell’ANPI persegue da anni è quanto mai importante perché tramanda il ricordo dei nostri eroi e dei valori che li animavano.

Se allarghiamo i nostri orizzonti, la storia ci insegna che fenomeni più o meno diffusi di resistenza al nazismo ed ai suoi alleati si trovano anche in altri Paesi europei. Possiamo dire che è grazie alla lotta di tutti costoro che nel 1945 l’Europa, uscita distrutta dalla guerra, già conteneva i semi di quel processo di unificazione che si sarebbe tradotto negli importanti trattati firmati negli anni a venire per dar vita prima alla Comunità Economica Europea e poi all’attuale Unione Europea.

Durante gli anni bui del regime e della Resistenza, c’era chi, mentre lottava, già pensava a un futuro in cui gli Stati che si combattevano sarebbe stati pacificati e in grado di camminare insieme. Pensiamo soltanto al Manifesto di Ventotene scritto da Altiero Spinelli e da altri resistenti al fascismo mentre si trovavano al confino. Pensiamo anche ai grandi padri dell’Europa unita tra i quali Alcide De Gasperi, Robert Schuman, Konrad Adenauer.

In questi mesi si parla tanto di Europa, e non soltanto perché siamo alla vigilia delle elezioni che porteranno al rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Si respira un clima di profonda sfiducia nei confronti dell’Unione Europea. Le sue istituzioni vengono indicate come principali responsabili di tutti i mali che affliggono gli Stati membri. Dobbiamo riconoscere che molte critiche sono fondate. Tuttavia, senza un attento discernimento, rischiamo di minare alla radice i fondamenti stessi su cui si basa l’Unione Europea. E’ un pericolo che dobbiamo evitare.

Se vogliamo costruire progressivamente una vera unione politica dell’Europa che sappia tener testa alle spinte globali, che produca risultati concreti e positivi per i cittadini nel rispetto delle diversità nazionali occorre evitare di cadere nella trappola dei movimenti antidemocratici, razzisti, populisti presenti in molti stati, Italia compresa.

Essi mirano a strumentalizzare la crisi economica, la disoccupazione, i bassi salari, indicando sempre in qualcun altro l’origine di ogni problema: puntando l’indice di volta in volta, contro il governo nazionale, contro Bruxelles, contro gli stranieri, persino contro il vicino di casa se occorre, pur di indicare un capro espiatorio alle difficoltà dell’oggi. Ma la politica non è questo. La democrazia partecipativa nata proprio dalla Resistenza e dall’Assemblea Costituente, è ben altro: è ricerca paziente delle soluzioni che promuovano il “bene comune possibile” – possibile qui ed ora – sulla base del contesto storico in cui si vive, delle risorse a disposizione, del consenso che si riesce a costruire attorno a determinate soluzioni piuttosto che ad altre.

Gli ostacoli di questa fase che attraversiamo li conosciamo bene; sappiamo anche quanto questa crisi sta pesando sui lavoratori, sulle famiglie, sulle imprese, persino sugli enti pubblici, comune compreso. Abbiamo sotto gli occhi anche le ricadute generate dalla crisi nel territorio legnanese. Eppure sappiamo che occorre reagire cercando strade percorribili e condivise, risposte adeguate ai problemi che ci stanno davanti.

E così, mentre siamo grati ai partigiani e agli alleati per averci ridato la libertà, mentre facciamo nostra la storia d’Italia così ricca di valori, di cultura, di arte, di capacità innovativa già guardiamo avanti, perché la Legnano e l’Italia di oggi hanno bisogno di nuovi progetti orientati al domani.

Vorrei qui sintetizzare in due parole queste nuove speranze da costruire insieme: UNIONE e WELFARE.

Anzitutto UNIONE. La prospettiva dell’unità europea, e quindi della pace prima di tutto, si è tradotta nella costruzione di un’entità sopranazionale come garanzia e certezza che non ci sarebbero state più guerre fratricide tra gli europei e come garanzia di un futuro del nostro continente nel contesto mondiale.

Oggi siamo chiamati anche noi a decidere se andare avanti sulla strada della “casa comune europea” o ripiegare in un nazionalismo ormai superato dalla stessa storia.

Da questa crisi non si esce pensando a come rafforzare la nostra sovranità nazionale, né soggiogando altri Stati in modo punitivo come si è fatto con la Grecia. Dobbiamo tutti lavorare perché gli stati membri dell’Unione Europea condividano una politica di crescita economica, una comune politica per l’occupazione e per il sostegno alle imprese, un modello sociale improntato alla giustizia e all’equità che rimetta al centro le persone, i giovani in particolare, le famiglie, la società civile.

E qui entra il gioco il WELFARE, cioè lo stato sociale, l’altro termine su cui si è basata la rinascita dell’Europa.

La libertà vive e si alimenta soltanto insieme alla giustizia sociale. La storia di insegna che prima della Seconda Guerra Mondiale molti popoli accettarono le dittature pur di avere l’illusione di una protezione, anche a scapito della libertà e spesso a spese degli altri.

L’Europa non avrà un futuro se si baserà su un divario sociale fatto di poche persone ricche e ipergarantite contrapposte a masse di disoccupati, precari, sotto pagati. Serve una lungimirante prospettiva di eguaglianza e di solidarietà nelle nostre società e tra gli Stati membri.

Oggi, per molti giovani, è come se dovessero affrontare una guerra non dichiarata: non sanno se, quando e come troveranno un posto di lavoro per realizzarsi nella vita o per costruirsi una famiglia.

Eppure la nostra Carta Costituzionale all’art. 1 recita chiaramente: L’ITALIA E’ UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO.

Il nostro primo impegno comune, per fare onore agli stessi valori della Resistenza e per guardare al futuro dell’Italia con rinnovata fiducia, deve indirizzarsi principalmente in questa direzione. Saranno le giovani generazioni di oggi a portare avanti il Paese, saranno i nostri figli ad evitare nuovi conflitti, come quelli che tuttora macchiano di sangue l’Ucraina la Siria. Saranno loro a proseguire il progetto di un’Italia e di un’Europa libere, democratiche, sicure, solidali e aperte al mondo intero.

La Resistenza e’ patrimonio acquisito della nostra storia. Ne affidiamo ai giovani l’eredità perché la mettano a frutto per il bene dell’Italia e dell’Europa.

Viva la Resistenza!

Viva l’Italia!

Alberto Centinaio – sindaco di Legnano

Redazione
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Pubblicato il 25 Aprile 2014
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