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25 aprile: «Siamo disposti oggi a batterci di fronte alla crisi e al vuoto di valori?»

Questa la domanda attuale posta dai giovani studenti legnanesi che hanno ricordato i morti per la libertà e la Resistenza...

La resistenza partigiana a Legnano

Il 25 aprile 1945 fu scritta un’importante pagina della storia italiana. Veniva segnata  la fine della dittatura e ci si apprestava a un periodo di libertà che avrebbe portato alla nascita della Repubblica ed alla promulgazione della Costituzione.

Se siamo qui oggi a ricordare quel 25 aprile lo dobbiamo però a tutte quelle persone, tra cui molti giovani, che hanno combattuto per quell'ideale comune di libertà. Siamo qui anche per trasmettere alle nuove generazioni il valore della memoria perché non si possa ripetere ciò che il nazismo e il fascismo hanno saputo creare, cercando di diventare anche noi, in un certo senso, testimoni di simili atrocità.

Anche qui a Legnano si sono verificati molti scontri tra partigiani e fascisti. Probabilmente uno dei rastrellamenti più drammatici della Resistenza legnanese fu quello avvenuto il 21 giugno 1944. Un gruppo di partigiani comandati da Samuele Turconi, partigiano all’epoca 21enne, vennero circondati nella cascina Mazzafame da 250 fascisti. Gli abitanti della cascina, la maggioranza anziani contadini, donne e bambini, furono raggruppati vicino alla chiesetta poco distante e minacciati di morte dai fascisti se i partigiani non si fossero arresi. Il combattimento si concluse con qualche morto e diversi feriti e con quattro uomini prigionieri. Tra questi c'era anche Samuele che venne ferito nello scontro con i nemici. Fu trasportato, insieme agli altri, in gravi condizioni alla caserma dei carabinieri di Busto Arsizio per essere interrogato e poi fucilato, ma un maresciallo si oppose e Turconi fu trasportato all’ospedale cittadino. Riuscì, grazie al coraggio di una partigiana Piera Pattani, che è riuscita a consegnargli un biglietto in cui gli amici lo avvisavano della liberazione nella notte: “Tenteremo alle 10″ c’era scritto.

Non fu l'unico partigiano a combattere per ottenere la libertà, tra gli altri per esempio possiamo ricordare i fratelli Venegoni. Sono però tutti accomunati dagli stessi ideali, valori e idee di libertà, solidarietà e giustizia. E' a tante persone come loro che dobbiamo la liberazione dell’Italia, a quelli che persero la vita, ai loro sacrifici dobbiamo la libertà di cui oggi godiamo.

La battaglia per la liberazione di Legnano era costata, includendo i comuni limitrofi 43 morti tra i partigiani, oltre a 65 feriti.

Appena conclusi i combattimenti in città, i legnanesi sembrarono rivivere.

Si concludevano così le giornate più sanguinose della storia di Legnano, che valsero in seguito a far ottenere all’intera città la medaglia di bronzo al valor militare.

Vorrei concludere con alcune parole che un partigiano ha scritto a sua figlia: “In quel periodo accadde tutto così in fretta, figlia mia. Allora c’era poco tempo per pensare… le scelte si facevano sulla nostra pelle. A volte bastava un attimo, stare di qua o di là della barricata poteva essere anche una questione di emozioni: la libertà oppure l’onore? Il desiderio di un’Italia migliore o l’orgoglio di non venir meno a una parola data? Questo, sia chiaro, per chi le scelte le operò in buona fede. Gli altri, non so… Non c’era tempo, allora, per approfondire… Sicuramente ci saranno stati errori anche dalla nostra parte. Forse degli eccessi… Ma noi sognavamo la libertà, non dimenticarlo, figlia mia… Altri stavano dalla parte della dittatura, del terrore, della morte. Io scelsi di stare dalla parte della vita… “.

Stefano Pedretti, ISIS “Bernocchi” di Legnano – Dedicato ai partigiani di Legnano che morirono per la libertà 

http://www.youtube.com/watch?v=W50oulSj5cA


25 Aprile 2014 : Per Non Dimenticare

25 aprile significa liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ma significa anche fine di una pagina di storia, quella della deportazione di ebrei e non ebrei in campi i cui nomi sono diventati tristemente famosi: Auschwitz, Dachau, Buchenwald, Flossenburg, Mauthausen…

Quest’anno ho avuto modo di visitare alcuni di questi luoghi è ho capito che quanto è successo nei campi di concentramento in tutta Europa va ricordato sempre, per non ripetere le violenze che sono state compiute.

La Shoah, che ha fatto milioni di morti nei campi di concentramento, è stata un avvenimento terribile e difficile da immaginare: i deportati arrivavano ai campi di concentramento distrutti e stremati da un lungo viaggio in vagoni piombati, senza vedere per giorni la luce del sole e quando arrivavano al campo venivano selezionati: i robusti al lavoro, il resto in GAS.

A Mauthausen c’è una scala, detta “della morte”, lungo la quale i deportati dovevano trasportare sulle spalle dei massi pesantissimi e le SS facevano delle scommesse su quanti ne morivano dando una spinta al primo della fila, che inciampava e a catena ne cadevano altri trovando la morte.

Vorrei sperare che non tutti i nazisti fossero indifferenti o addirittura orgogliosi di ciò che facevano, perché si tratta di crimini contro l’umanità, contro la stessa idea dell’uomo, stiamo parlando di milioni di persone assassinate. Eppure dopo la fine della seconda guerra mondiale i capi nazisti durante il processo di Norimberga negarano tutto ed erano fieri del loro operato.

Tutto ciò deve far capire quanta violenza ci fosse nei campi di concentramento nei quali sono stati deportati anche tanti operai di Legnano che scioperarono contro la fame e contro la guerra. Tutto ciò deve anche spingerci a capire come opporsi alla spirale degli egoismi individuali e nazionali. Deve farci riflettere sul fatto che ogni uomo ha dignità e nessuno può diventare padrone di nessuno, né una persona ricca può sottometterne una povera.

Di fronte alle tante sopraffazioni della seconda guerra mondiale, ci sono state persone che hanno trovato la forza di dire “no”. Celebrare il 25 aprile significa anche questo: ricordare quanti hanno detto no a chi negava loro la libertà. La vicenda dei giovani della “Rosa Bianca” – che abbiamo avuto modo di conoscere attraverso un film – è significativa in proposito. Sappiamo che cosa è successo a un piccolo gruppo di giovani universitari di Monaco di Baviera: per aver scritto e diffuso dei volantini di protesta contro il governo nazista sono stati giustiziati con la decapitazione. Questo è successo ad Hans Sholl, Sophie Sholl e a dei loro amici che avevano poco più che vent’anni. Questo deve fare riflettere perché non si può imporre il bavaglio alle idee, soprattutto quando si chiede il rispetto di valori fondamentali quali la pace e la giustizia.

Noi giovani dobbiamo imparare a riflettere per non ripetere mai più quanto è accaduto nel cuore dell’Europa. Le testimonianze degli ex deportati sono documenti che devono fare riflettere, e devono rimanere impresse, perché le generazioni future non potranno sentire dal vivo queste testimonianze, ma saremo noi che le racconteremo, anche se sono molto dolorose. Proprio per questo vorrei terminare con le parole di un deportato di Legnano nei lager nazisti.

Si tratta di Candido Poli che fu deportato a Dachau e poi fu trasferito nel sottocampo di Bernau.

Ha scritto: “Sono uno degli italiani che ha passato il periodo più lungo in un campo di sterminio… La vita media di un internato, tenendo conto delle esecuzioni sommarie che gli aguzzini facevano, a volte solo per divertirsi, come si ammazza il tempo giocando a carte, non superava i novanta giorni. Mediamente si crepava prima dei novanta giorni.”

Sono parole che faccio mie e consegno a voi, per non dimenticare ciò che è stato.

Grazie!

Vincenzo Vetere – 5IA ITIS A. Bernocchi Legnano – Dedicato ai partigiani di Legnano che morirono per la libertà

http://www.youtube.com/watch?v=W50oulSj5cA


Il ricordo del bisnonno

La festa del 25 aprile per me significa, anzitutto, il ricordo del mio bisnonno, Arnaldo, ucciso il 28 marzo 1945 da un gruppo di fascisti. Viveva nell'oltre Po Pavese a Portalbera, un paesino vicino alla città di Stradella (Pavia); lavorava in collina, in un paese controllato dai partigiani. Una sera, tornando dal lavoro, viene fermato e catturato da alcuni fascisti: non era partigiano, ma non rispondendo all' incessante interrogatorio, viene picchiato e fucilato.
A parte per la mia vicenda personale e familiare, spesso per noi che non abbiamo vissuto direttamente la guerra, questa festa rischia di sembrare e diventare uno dei tanti eventi celebrativi di un passato ormai lontano.
Ciò che però può ancora colpire e dire qualcosa anche a ragazzi come me, di 18 anni che vivono nel 2014, in un momento storico completamente diverso, é l'esempio di persone unite da uno slancio ideale. Persone che, spinte da un desiderio di libertà, dal voler essere veramente se stessi, veramente uomini nonostante un regime come quello nazi-fascista, hanno combattuto in prima linea fino a rischiare di morire, come nel caso dei partigiani, ma anche resistendo nella vita quotidiana alle continue violenze e alle continue oppressioni. Un esempio di uomini che hanno combattuto fino alla fine perché spinti da ideali forti.
Uomini che ancora oggi ci lasciano una domanda: siamo disposti a batterci per qualcosa anche difronte alle sfide attuali, alla crisi economica, alla crisi politica (italiana ed europea) e a quella dei valori?

Giovanni Negri, 4A classico, Liceo Galileo Galilei

Redazione
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Pubblicato il 25 Aprile 2014
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