Studi classici ancora attuali? Al Galilei la Notte del Classico
Un dibattito, tanta musica, letture, incontri sull'arte: l'istituto di viale Gorizia ha vissuto una serata di straordinaria... classicità

Che cosa serve, al giorno d’oggi, fare il liceo classico? Perché studiare, nell’era di internet e del massimo sviluppo digitale, lingue morte come il latino e il greco? Quali possibilità può offrire questo percorso scolastico, in un mondo sempre più moderno e in continuo rinnovamento? Per rispondere a queste domande, che esprimono i consueti cliché su questo tipo di studi, 407 licei classici italiani hanno ideato un percorso che spazia dalla filosofia alla letteratura, dall’arte alla musica, dalla poesia alla danza, con l’intento di mostrare quei valori della cultura classica che non sono affatto scomparsi, ma permangono tutt’oggi, seppure in altre forme, come colonne portanti nella nostra società.
La Notte Nazionale del Liceo Classico, svoltasi al Liceo Galileo Galilei di Legnano, si è aperta con la proiezione del video nazionale: “La metamorfosi“ di Francesco Rainero, trasmesso in contemporanea in tutti i licei aderenti all’iniziativa. E' poi seguita l’accoglienza del preside, Marcello Bettoni, che alla domanda “che cos’è un classico?”– ha risposto- “se ascolto un cantante dopo dieci anni, è buona musica, dopo venti diventa un capolavoro, ma se lo ascolto dopo quarant’anni, a quel punto è un classico“. Il preside ha quindi voluto trasmettere il messaggio, secondo cui “abbiamo bisogno di radici solide, sulle quali basarci in un’epoca di continui cambiamenti: queste radici sono la cultura classica“.
È stato poi introdotto il primo intermezzo musicale, con l’esibizione del tenore Luca Tedeschi, accompagnato al pianoforte dal professor Carlo Migliaccio, sulle note di “Nessun dorma“ di Turandot. L’espressività teatrale di Federica Re, affiancata dal pianoforte di Lorenzo Desiderato, ha portato in scena la lettura del testo ufficiale, scritto da Giulia Serafini, studentessa del Liceo Classico Torlonia di Avezzano. Il brano selezionato pone in evidenza la contrapposizione tra la società attuale, una scatola di indifferenza, in cui l’unico intento sembra essere quello di riempirsi la mente con felicità effimere, e una sorta di mondo estemporaneo, cioè quello della cultura classica, in cui i due ragazzi protagonisti, Carla e Pin, trovano la loro dimensione ideale, lontani dalla monotonia e dal conformismo della società contemporanea.
“Con una formazione scientifica mi sembra di essere come un interista a una Convention del Milan“, ha esordito ironicamente il nostro direttore Marco Tajè, ospite della serata nelle vesti di presentatore. Tajè ha infatti intervistato alcuni professori del Liceo Galilei, ponendo alcune domande su come anche al giorno d’oggi, il classico si collochi in una posizione di rilievo nella nostra società e come possa essere considerato attuale.
Il primo a rispondere è stato il professor Matteo Saini, docente di storia e filosofia, che ha messo in luce due aspetti del liceo classico. Il primo riguarda lo sviluppo della creatività, che nasce proprio da un percorso di studi classici, è una facoltà fondamentale in un mondo costantemente soggetto ai mutamenti e nel quale le professioni lavorative si devono continuamente reinventare. Il secondo aspetto sottolineato è stato poi l’educazione continua all’errore, che una scuola deve concedere ai suoi studenti, perché possa essere la base di futuri miglioramenti.
Ha in seguito preso la parola Walter Genoni, professore di italiano e latino, che sulla letteratura ha affermato: “attraverso la lettura di grandi opere facciamo esperienza di molteplici vite, quelle che non potremmo mai conoscere nella realtà. La letteratura ci alfabetizza continuamente ai sentimenti e alle idee”.
Ad avvalorare l’importanza della traduzione del greco e del latino, è intervenuta la professoressa Roberta Marchesini. “Imparare a tradurre, significa decodificare un testo – ha spiegato la docente – per poi trasferirlo nella nostra lingua. Questo processo permette che si sviluppino le cosiddette strategie di Problem-solving, tramite l’ipotesi e il ragionamento. Le competenze acquisite dalla traduzione possono quindi essere applicate in ogni ambito“.
Carlo Migliaccio, professore di filosofia e musicologo, ha voluto evidenziare come sia necessario educare gli studenti del liceo classico a una cultura musicale, che non è invece presente come materia di studio. “I grandi musicisti dell’avanguardia novecentesca si sono tutti confrontati con la musica greca antica, arrangiando in musica le liriche di Saffo, Alceo, Anacreonte“, ha spiegato il professor Migliaccio.
È poi intervenuta la vicepreside Ornella Ferrario, che attraverso la sua esperienza personale, nella quale dopo cinque anni di classico è seguita una laurea in matematica, ha affermato: “pochi studenti dal classico scelgono una facoltà scientifica, ma tanti matematici scelgono gli studi classici“. A testimonianza che il metodo acquisito con gli studi classici si può utilizzare in innumerevoli ambiti. Altro esempio di ciò è stato Giorgio Corti, imprenditore agrario, il cui percorso univeristario, seppur nettamente lontano dagli studi classci, è stata caratterizzato proprio dal metodo acquisito con questa scuola.
Tajè ha poi ceduto il timone della conduzione a Luigi Crespi, giornalista della Prealpina.
Intensa e struggente la lettura scenica del brano “Donne e marinai“, dialogo fra Ulisse e Penelope, interpretati da Monia Marchiori e Luciano Mastellari. Spazio anche alla poesia con la raccolta “Il cielo è dei leggeri“ di Matteo Munaretto, ex studente del Liceo Galilei. Le sue poesie sono state la testimonianza più concreta di come il liceo classico gli abbia lasciato qualcosa di davvero profondo e indissolubile. A seguire è stato proiettato il video “L’anima sulle labbra“, diretto e ideato dal professor Walter Genoni, in collaborazione con gli studenti del quarto anno del liceo classico. Nel video sono state recitati alcuni versi di due grandi autori classici: Petrarca e Edgar Lee Master. La lettura dell’Inno pseudomerico “A Selene“, recitato in greco e poi in italiano, dai ragazzi del quinto anno del classico, ha concluso la serata, come testimonianza che il greco e il latino non sono affatto lingue morte, ma più vive che mai.
Parallelamente a queste attività svolte in Auditorium, ce ne sono state altre sulla musica,la danza, l'arte e il teatro, in tutta la scuola, con degustazioni di cibi e bevande del mondo antico.
Fotografie a cura di Federica Kulka
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