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Il lettore Fabrizio e la sua “odissea” sanitaria tra problemi “inesistenti” da superare

Un insieme di problemi stavano mettendo in difficoltà il lettore nell'assicurare un'asistenza adeguata alla propria madre, non vedente e autonoma, appena operata all'all'anca all'Ospedale Fornaroli di Magenta

medico

«A volte sembra che ci si dimentichi che intorno ad una protesi… ad un intervento, ci sia una persona nella sua interezza». È quanto ha pensato Fabrizio, un nostro lettore, che in questi giorni ha voluto condividere la sua “odissea” sanitaria. Giorni di preoccupazione causati da mancate comunicazioni e da regole al limite dell’ottusità che a volte ostacolano l’accesso ai servizi sanitari. Un insieme di fatti che stavano mettendo in difficoltà il lettore nell’assicurare un’asistenza adeguata alla propria madre, non vedente, appena operata all’all’anca sinistra. Veri e propri «problemi inesistenti» diventati impedimenti da superare con caparbietà.

La protagonista della storia, terminata poi con un lieto fine, è  una donna, autosufficiente, che a causa di una caduta in casa si era fratturata l’anca ed era stata quindi sottoposta ad un intervento all’Ospedale Fornaroli di Magenta. E come ha spiegato Fabrizio, l’intervento era «riuscito perfettamente, mia madre stà bene, non è sofferente ed è ansiosa di poter riprendere (almeno parzialmente) l’autonomia di cui godeva prima dell’incidente». Ma il passo successivo, ossia la riabilitazione, per un momento è apparso impossibile da fare. «Tutto sembrava andare per il meglio – racconta il lettore – a mia mamma era stato prospettato un periodo di almeno 30gg in struttura riabilitativa. Visto che è perfettamente lucida e molto collaborativa, eravamo molto ottimisti riguardo la sua ripresa quasi completa. Venerdi 27 gennaio la doccia fredda. Ci telefonano dal reparto ortopedia del Fornaroli per dirci che che no, la mamma non sarebbe stata ricoverata in struttura riabilitativa. Perchè? Perchè non è vaccinata contro il Covid e nessuna struttura la voleva accettare, perchè il portale Priamo della Regione Lombardia per la ricerca di posti letto in riabilitazione non faceva proseguire l’inserimento del degente in quanto non vaccinato. Le alternative? Ricovero nel privato o Dimissioni Protette, ovvero a casa attivando i servizi domiciliari che, nella migliore delle ipotesi, significa vedere un fisioterapista una mezz’oretta 1/2 volte a settimana, quindi poco, troppo poco per sperare in una buona riabilitazione e comunque il resto della giornata sempre con assistenza privata. Abbiamo passato un fine settimana d’inferno cercando di parlare, di contattare qualcuno che ci potesse aiutare, abbiamo scritto anche ad alcune Strutture Riabilitative Intermedie per avere spiegazioni. Ma niente». Poi arriva la svolta «Lunedì ci hanno risposto. Dal Golgi Readaelli e dalla Fondazione Sacra Famiglia. Nulla osta al ricovero anche senza vaccinazione. Cosa? Lunedi richiamo il reparto di ortopedia del Fornaroli e mi confermano che le alternative sono ancora quelle di venerdi. Faccio presente che ho due mail che dicono l’esatto contrario. Improvvisamente a quel punto mi dicono che mia mamma è invece stata inserita ma nel portale ma “rimbalzata”. Ribadisco che ho due mail che dicono il contrario, fra l’altro una, quella del Redaelli scrittami dal direttore Medico, sottolinea che essere curati e riabilitati è un “diritto costituzionale” e che nessuno può rifiutarsi di accettare un paziente solo perchè non vaccinato. Sono convocato in ospedale questa mattina alle 10.30 per parlare con la Capo Sala di Ortopedia e con le Assistenti Sociali e, per favore, di portare le due mail che ho ricevuto».

Il problema era il portale Priamo di Regione Lombardia, ma la soluzione c’era. «La Coordinatrice Infermieristica del reparto Traumatologia mi ha chiesto di poter avere le due mail visto che già ero “entrato in contatto” con due strutture e l’assistente sociale ha fatto quello che avrebbe dovuto fare venerdì, ovvero individuare tutte le strutture che avessero una “area grigia” dedicata ai non vaccinati. In fondo era tanto semplice. Il problema era fondamentalmente un non problema. Al rientro a casa ho comunque scritto al Direttore Medico del Redaelli, dott.Grillo (persona disponibilissima e cortese), chiedendogli se per cortesia poteva far  valutare dal suo Ufficio Ricoveri l’eventuale presa in carico di mia mamma. E così è andata. Mia mamma è stata trasferita al Redaelli di Milano. Finalmente il lieto fine. Nel frattempo però abbiamo passato giorni di grande ansia e preoccupazione, mi sono mangiato mezzo fegato e perso metà dei pochi capelli che mi rimanevano. Fortunatamente tutto è bene ciò che finisce bene»

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 08 Febbraio 2023
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