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Pancreas Unit, da Legnano una certezza: «Il futuro dell’Oncologia è nella multidisciplinarità»

Il dottor Fava, direttore del dipartimento Oncologico dell’Asst Ovest Milanese, ha spiegato che il confronto fra chirurgo e oncologo sul territorio era già una strategia rodata nel tempo. La formazione di Unità di cura adesso permette di migliorare la presa in carico e incentiva la ricerca

Medicina

«Il futuro dell’Oncologia è nella multidisciplinarità specialistica, quindi, nelle Unità di cura come la Breast Unit ed ora dalla Pancreas Unit». Ad affermarlo è il dottor Sergio Fava direttore del dipartimento Oncologico dell’Asst Ovest Milanese intervenuto sulla neonata Pancreas Unit che, dopo anni di attesa, è stata ufficializzata oggi lunedì 4 aprile dalla giunta di Regione Lombardia. Una novità significativa, in quanto, queste modalità organizzative che incentivano la ricerca, facilitano il confronto e permettono una presa in carico del paziente più ottimale ed efficace. «Perchè non è solo il chirurgo che giudica l’operabilità o meno del paziente – spiega il dottor Fava -, ma è una strategia comune condivisa da tutti gli specialisti».

Il confronto fra chirurgo e oncologo nell’Asst Ovest Milanese era già una strategia rodata nel tempo e «non solo per il carcinoma pancreatico – precisa l’oncologo -, ma in tante altre situazioni che non sono riconosciute con una Unit, basti pensare alle neoplasie toraciche polmonari. L’Oncologia di Legnano già si muove su questa via multidisciplinare. Se poi queste strade vengono regolamentate da provvedimenti legislativi che indirizzano la pratica oncologica è un sicuro vantaggio per i pazienti ma anche per i medici che vi si devono dedicare. L’esperienza delle Breast Units ha cambiato il modo di affrontare e gestire la malattia». Quindi cosa cambia? «Com’è già detto non è una novità per noi – spiega il dottor Fava -. E non lo è per diverse strutture sanitarie come la nostra. Dopotutto le linee guida già spingono verso la condivisione dei casi e delle strategie terapeutiche tra diversi specialisti: la multidisciplinarietà è centrale nella presa in carico del paziente. La costituzione di una unità di cura, regolamentata e riconosciuta, permette una miglior organizzazione all’interno dell’azienda ospedaliera. Favorisce la comunicazione tra i diversi centri e migliora la presa in carico del paziente».

Perchè è stata attivata una Unità di cura per il carcinoma pancreatico? «Ci sono 15.000 nuove diagnosi ogni anno ed è una delle malattie con la prognosi più infausta – risponde il dottor Fava -. È un tumore che cresce e si diffonde rapidamente, con fattori di rischio ben conosciuti. Il fumo primariamente, l’obesità, una dieta ricca di grassi e povera di frutta e verdure. È una malattia grave che deve essere curata con la massima dedizione e competenza e, quindi le Pancreas unit possono essere un “necessario” avanzamento nella cura».

La ricerca, quindi, rappresenta la speranza per migliorare la qualità di vita, ma in che termini sarà incentivata? «Una unità di cura significa non solo condivisione, ma anche conservazione e archiviazione di dati specifici – spiega il dottor Fava -. Ciò significa che sarà più facile fare ricerca clinica e di base. Ed è importante visto che per questa patologia si stanno affacciando nuovi farmaci e nuove possibilità di intervenire anche su fattori familiari eredo – familiari. La condivisione di dati e l’affronto della malattia in modo condiviso diventa quindi un fattore importante per cercare di migliorare la cura».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 07 Aprile 2022
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