Quantcast

Una storia vera e dimenticata: “Fiore di roccia”

Questa è una storia potente e straziante, che racconta un pezzo di Storia della Prima Guerra Mondiale

Generico 2018

Fiore di roccia
di Ilaria Tuti
ed. Longanesi
€ 18.60

Questa è una storia potente e straziante, che racconta un pezzo di Storia della Prima Guerra Mondiale dimenticato per decenni: il ruolo delle Portatrici carniche, che sfidavano bombe e cecchini per portare i rifornimenti ai combattenti delle trincee friulane.

Agata, Viola, Maria, Lucia, Caterina sono donne del piccolo borgo di Timau, e vivono di miseria e di quel poco che ancora riescono ad ottenere da una terra ostile e dura: sono donne forti, abituate al lavoro nei campi e a sostituire gli uomini in tutto, soprattutto adesso che sono tutti al fronte. Quando però il parroco, Don Nereo, durante la messa domenicale chiede il loro aiuto, per un attimo restano interdette: abbandonare i loro anziani malati, i bambini in fasce, il lavoro che porta quel poco in tavola per caricarsi sulle spalle gerle piene di armi e cibo, di candele e coperte, e poi salire fino in quota per sentieri invisibili, armate solo di uno scialle e con gli scarpini di velluto ai piedi? Per chi? Per chi combatte una guerra che le affama e che non sentono propria? Per una Patria che manda a morire i loro figli?

“Andiamo, altrimenti quei poveretti muoiono anche di fame”: così Lucia decide, e tutte la seguono. La storia ci viene raccontata da Agata: di tutte le più istruita, che proprio perchè sa leggere e parlare diventerà il riferimento delle portatrici per il capitano Colman, che dirige il fronte su cui le donne prestano servizio, nuovo corpo militare non riconosciuto, ma fondamentale. Con lui e il dottor Janes, Agata creerà un legame fatto di poche parole, tanta riconoscenza, pudore e tantissimo dolore. Perchè se c’è una cosa che fa la guerra, è ricordarci che siamo carne e sangue, e quella carne straziata sarà parte del lavoro delle portatrici, che salgono con proiettili, medicine e cibo e scendono con i cadaveri da seppellire e la biancheria da lavare.

E lo fanno con il vento, la pioggia, la neve. Lo fanno con i cecchini che le puntano nei mirini, ma le rispettano, perchè la loro forza mette in soggezione più delle cime incombenti. Lo fanno cantando, per scacciare la paura. Lo fanno digiune, perchè le poche lire che ricevono servono a dar da mangiare ai figli. Lo fanno con il cuore: il cuore duro e silenzioso di chi ha avuto poco dalla vita, ma che batte con il ritmo ancestrale della Madre, portatrice di vita e custode della morte, seno che nutre e mani che curano.

Questa storia meritava di tornare alla luce; questa storia deve essere raccontata a tutte le donne che oggi possono dirsi libere; questa storia spiega più di qualsiasi saggio cosa vuol dire davvero la parola “resilienza”.

Leggetelo, fatevi questo regalo. E se volete, sentitelo raccontare dall’autrice stessa il 19 giugno, quando ne parleremo sulla pagina Facebook della Galleria.

Amanda Colombo – Galleria del Libro

di
Pubblicato il 06 Giugno 2020
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore