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Palio di Legnano

Il Palio di Legnano si inchina davanti alla Croce nella Veglia in Basilica San Magno

Un rito particolarmente solenne con una omelia in cui mons. Cairati ha ricordato "la buona stoffa di Gesù: anche mentre esala il suo ultimo respiro strappa alla morte eterna un ladro che, alla fine, grazie al pentimento, riesce a rubare anche il paradiso”

Il Palio di Legnano si inchina davanti alla Croce nella Veglia in Basilica San Magno

Come da tradizione, venerdì 16 maggio, la Basilica di San Magno ha ospitato le otto contrade per la veglia della Croce, appuntamento storico che segna una tappa fondamentale nell’avvicinamento che separa Legnano dall’ultima domenica di maggio. A presiedere la cerimonia monsignor Angelo Cairati, prevosto e decano della città di Legnano, che nella sua omelia ha invitato ad abbandonare gli egoismi e seguire l’esempio di Gesù: “La scelta di Gesù è  il dono di sé, questa forma alta di vita non resta prigioniera della morte, mentre l’auto referenzialità, l’egoismo edonista conducono diritto alla disperazione”. (Immagini a cura di Pasquale Antonio Emanuele)

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Il Palio di Legnano si inchina davanti alla Croce nella Veglia in Basilica San Magno 4 di 29

La veglia della Croce, ma anche la messa sul Carroccio nella domenica del Palio, hanno un significato sia religioso che paliesco. Infatti, la celebrazione richiama il ricordo della veglia di preghiera che i cavalieri nel Medioevo erano tenuti a declamare nella notte che precedeva la loro investitura. Prima del termine della cerimonia, è stata recitata la solenne preghiera del capitano anziano da parte di Davide Barone, capitano della contrada San Martino per la quinta volta e  con più anni di reggenza. Per la prima volta, tutti ma proprio tutti (Magistrati e componenti la Fondazione compresi), in rigoroso costume medievale.

Un rito che non ha visto una particolare affluenza di contradaioli e, come sottolineato dallo stesso celebrante, carico di troppi canti così da renderlo eccessivamente solenne. Un cerimoniale, forse, già allineato al pensiero di Papa Prevost che, da fedele a Sant’Agostino, ancor di recente ha ricordato che “chi canta prega due volte”? Fosse giusto così, allora il canto unisca davvero tutti e non solo il bravissimo coro Jubilate.

Per l’omelia integrale di mons. Angelo Cairati, cliccare qui

 

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