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Via Dante, Bene Comune: “Scaricabarile italico”

La lista di opposizione interviene sulla questione, criticando l'operato dell'amministrazione

Una gestione da «scaricabarile italico». E' quella della amministrazione di Cerro Maggiore riguardo la questione di via Dante. Questa la lettura della situazione da parte di Bene Comune e delle sue consigliere Piera Landoni e Roberta Cè.

«In questi giorni però le cronache locali ci parlano di un pericolo imminente, di un grave rischio per la vita degli abitanti, dei vicini e dei passanti – ripercorrono le due esponenti della lista civica -. Se ciò fosse vero e confermato dai Vigili del Fuoco, il sindaco avrebbe dovuto esercitare i poteri e i doveri che la legge gli conferisce e firmare un’ordinanza contingibile e urgente (di esclusiva pertinenza sua o eventualmente del prefetto) con l’indicazione ai proprietari dei tempi per il ripristino delle condizioni di sicurezza e non senza avere provveduto ad incontrare le famiglie e ad assicurare loro e soprattutto ai bambini alloggi temporanei per il tempo necessario a far eseguire le opere di messa in sicurezza. E in caso di inottemperanza provvedere ad assicurare le condizioni di sicurezza generale e attivare la rivalsa su tutti i proprietari. Una via non semplice, ma seria. L’altra, quella adottata dall’amministrazione, se vera, assomiglia di più al classico “scaricabarile italico”».

Di seguito la posizione integrale di Bene Comune.


[pubblicita] La situazione di Via Dante 68 è presto spiegata. Un immobile fatiscente con tanti proprietari, tanti affittuari, tante famiglie e oggi più di 20 bambini dai 15 giorni in su. Oltre alle decine e decine di sopralluoghi, ordinanze, sigillature e sgomberi, tanti sono stati, negli anni, i tentativi, i progetti pensati per fornire soluzioni e ridare dignità e decoro ad un problema di non facile soluzione, trattandosi di locazioni private sulle quali il comune non può spendere soldi dei cittadini. Un problema mai sottovalutato, con tante implicazioni, da trattare con serietà e senso di responsabilità, lasciando a casa propaganda e proclami.

In questi giorni però le cronache locali ci parlano di un pericolo imminente, di un grave rischio per la vita degli abitanti, dei vicini e dei passanti.

Se ciò fosse vero e confermato dai Vigili del Fuoco, il sindaco avrebbe dovuto esercitare i poteri e i doveri che la legge gli conferisce e firmare un’ordinanza contingibile e urgente (di esclusiva pertinenza sua o eventualmente del prefetto) con l’indicazione ai proprietari dei tempi per il ripristino delle condizioni di sicurezza e non senza avere provveduto ad incontrare le famiglie e ad assicurare loro e soprattutto ai bambini alloggi temporanei per il tempo necessario a far eseguire le opere di messa in sicurezza. E in caso di inottemperanza provvedere ad assicurare le condizioni di sicurezza generale e attivare la rivalsa su tutti i proprietari. Una via non semplice, ma seria. L’altra, quella adottata dall’amministrazione, se vera, assomiglia di più al classico “scaricabarile italico”.

Un dirigente, nella fattispecie il Segretario comunale, firma un’ordinanza dirigenziale (lo strumento per le procedure interne alla pubblica amministrazione) che non viene neppure pubblicata sul sito del comune e che dichiara inagibile lo stabile e quindi ordina ai fornitori di gas, acqua ed energia elettrica di chiudere i rubinetti e agli abitanti di lasciare immediatamente lo stabile.

Risultato: Acqua ed energia elettrica non vengono chiuse, partono le proteste degli abitanti che non hanno nessuna intenzione di lasciare le loro case in pieno inverno con i bambini piccoli e la chiusura del gas non avviene. Nel frattempo, come prevedibile, sono partiti i ricorsi degli avvocati che diffidano il comune e i fornitori dal fare azioni sulle proprietà e impugnano un’ordinanza ritenuta impropria ed inefficace.

Leggiamo sui giornali da un virgolettato del sindaco che la situazione comporta “gravi rischi per le vite delle persone che vivono nel luogo e a fianco del luogo”. E allora, se la situazione è questa, che si fa per salvaguardare le vite dei cittadini e la salute pubblica? Ieri in consiglio Comunale, a fronte delle domande dei consiglieri d’opposizione, la maggioranza si è presa tempo. Ma non c’era pericolo imminente? Si è lanciato il sasso e ritirata la mano?

Quali provvedimenti intendono assumere dal momento che fin qui gli strumenti adottati si sono rivelati inadeguati e inefficaci? A quale prezzo? Con quali conseguenze?

Arrivati a questo punto le spiegazioni sono d’obbligo. I documenti (verbale ATS e Vigili del Fuoco, Ordinanza e quant’altro) devono essere disponibili ufficialmente e subito.  Se il rischio è così grosso non è accettabile che la maggioranza ci risponda che ci darà una risposta scritta fra un po’ di giorni. A meno che non ci si dica, in fondo, che il pericolo può aspettare…

Piera Landoni e Roberta Cè (Lista Civica Bene Comune)

Redazione
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Pubblicato il 21 Febbraio 2019
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