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Barbano vs Comune: il Tar rimanda al giudice ordinario

Nulla di fatto per la vicenda che vede contrapporsi l'ex amministratore unico di Amcem al Comune...

Nulla di fatto. Il Tar di Milano non ha ritenuto il fatto di sua competenza e ha reindirizzato verso il giudice ordinario. E' questo l'ultimo sviluppo della vicenda che vede contrapporsi Donato Barbano, ex amministratore unico della azienda speciale multiservizi di Cerro Maggiore, al Comune di Cerro Maggiore, dopo la scelta dell'ex sindaco Teresina Rossetti – ritenuta illegittima da Barbano – di revocargli il ruolo. L'ex amministratore chiede un ingente risarcimento e il reintegro nella sua funzione.

La decisione del Tar, secondo la parte di Barbano, è una «pronuncia discutibile», e che quindi sarà impugnata di fronte al Consiglio di Stato, con un'attesa che varia da un mese a tre, «perché si ritiene che il Tribunale di competenza, contrariamente a quanto affermato dal giudice in questa occasione, è e rimane il Tribunale Amministrativo Regionale. Difatti, anche la difesa di Comune e A.M.Ce.M. mai ha contestato nel processo la sicura competenza del TAR e tutte le parti in causa sono rimaste sorprese dalla sentenza». «Restano dunque intatte e attendono un giudizio tutte le ragioni di grave illegittimità della revoca impugnata che, nelle competenti sedi, saranno fatte valere, unitamente alle relative istanze risarcitorie commenta Donato Barbano -. Chi dovesse affermare che la sentenza ha comportato il rigetto del ricorso dice semplicemente il falso».

«Si ribadisce che il sottoscritto ha lasciato un’Azienda sana e in costante attivo – sostiene Barbano -. Prima della revoca, si era accertato nel progetto di bilancio consuntivo anno 2016 un attivo di circa 26.000 euro, ante imposte. Tutto provabile e documentabile. E’ grave che il nuovo Amministratore l’abbia poi modificato arbitrariamente per far apparire un’inesistente perdita di esercizio. Infatti, nonostante il predetto attivo, pare sia stato appositamente creato un bilancio in perdita con il preciso scopo di avviare la “ristrutturazione aziendale” annunciata oggi sulla stampa, volta a giustificare tagli indiscriminati e che pregiudicherebbero lo sviluppo dell’Azienda stessa. È infatti prevedibile che tutti i già programmati piani di sviluppo non saranno perseguiti e che A.M.Ce.M. potrebbe essere fatta gradualmente morire, nonostante renda oltre € 100.000,00 l’anno. Tutto sacrificato in questa furiosa opera di demolizione dell’operato del sottoscritto per futili motivi di contrapposizione politica e nessuno di tipo economico o aziendale».

Redazione
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Pubblicato il 24 Giugno 2017
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