Si susseguono i casi di una assistenza sanitaria che viaggia a velocità ridotta nei pronto soccorso.  Oggi, l’ultima vicenda è segnalata da un lettore e riferita alla madre 81enne. Dall’ospedale, dove hanno atteso 11 ore, senza aver visto un medico, il passaggio alla caserma dei carabinieri, per denunciare il fatto, è diventato automatico.  Un caso, proprio perchè non isolato, che dovrebbe meritare attenzione in una struttura ancora di recente premiata dalla Regione per aver raggiunto obiettivi importanti. Un caso inoltre di sicura attualità, perchè ripropone le critiche dei medici internisti alla riforma regionale su pronto soccorso.

Non piace ai medici internisti la riforma della Regione Lombardia per il Pronto Soccorso

Mercoledì 16 agosto, poco prima di mezzogiorno, su consiglio della neurologa, che l’aveva visitata privatamente il 24 luglio, ho portato mia mamma di anni 81 al Pronto Soccorso del vostro ospedale poiché negli ultimi 4 giorni si erano verificati episodi che, secondo la neurologa, meritavano accertamenti rapidi.

All’accettazione abbiamo fornito gli ultimi esami del sangue di luglio 2023, la terapia farmacologica giornaliera e l’addetta ha letto dal mio telefono il referto della neurologa del 24 luglio.

L’’accettazione viene fatta alle ore 12.22 e le viene attribuito un codice verde con numero 718 (allego foto del braccialetto). Le vengono controllate pressione e glicemia, e viene invitata ad attendere.

Alle ore 18.50 chiediamo all’addetto al banco di accettazione (che era un altro rispetto alla precedente) se potesse fornirci una stima dei tempi di attesa, e lo stesso provvede a trasformare il triage da verde a giallo.

Alle ore 23, poiché mia mamma non era ancora stata visitata da nessuno ed era stremata, sia fisicamente che psicologicamente, siamo ritornate a casa.

11 ore. UNDICI ORE.

Nella giornata di oggi mi recherò dai carabinieri per sporgere denuncia.

Lettera firmata