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“Tutto finisce, anche la quarantena”

Generico 2018

20 Maggio 2020

Caro Direttore,
tutto finisce perfino la quarantena: l’attesa rarefatta e inconcludente si è arrestata di fronte alle ragioni della realtà rese imponenti dal ridimensionamento dell’urgenza sanitaria e dal fatto che ne abbiamo abbastanza della segregazione e delle sue paure. Forse a prevalere negli animi è una combinazione delle due cose: se i contagi riprenderanno sarà un’altra emergenza, tutta nuova, ma questa è finita.
La storia grande del mondo si è riflessa nelle mie vicende familiari e le ha condizionate: ora me le ritrovo davanti e le guardo. Posso cercare di dimenticarle in fretta, come è umano che sia; oppure posso tentarne un giudizio, forse ancora troppo condizionato dalla contemporaneità. Oppure posso consegnarle a chi può conservarle. Questo per altro è inevitabile perché non ho il potere di mantenere in vita la vita, né quella presente né quella passata.
Questo periodo è entrato a far parte della mia minuscola storia che in fondo nessuno conoscerà mai del tutto, come si legge nel romanzo di Eugenio Corti Il Cavallo rosso in un brano certamente secondario rispetto all’affresco narrativo del romanzo così potente e suggestivo. Un protagonista si ricorda di un bisticcio con un uccellino. Nelle pause della conversazione veniva da fuori la voce dell’usignolo, che s’era messo a cantare in giardino dal solito albero ‘a breva’. Chissà se si trattava della stessa bestiola che due anni prima aveva sostenuto con Manno il buffo bisticcio da noi riferito? Nessuno dei presenti, ad ogni modo, conosceva quella minuscola storia, nessuno l’avrebbe mai conosciuta. (Parte III, cap. IV)
Esperienze grandi, come quella della guerra mondiale descritta da Corti, ed esperienze piccolissime sembrano avere la stessa consistenza nella vita di ciascuno e nessuno le conosce bene, neanche chi le vive, tranne l’Autore.
Vengo fuori da questa vicenda certamente con sollievo, e con una strana nostalgia come presagendo che questo sconvolgimento sia la strada per uno sconvolgimento ancora più grande. Come capita ad un altro protagonista del romanzo che resta ucciso sul fronte russo. La sua anima abbandonò il corpo. Come quando bambino, nel cortile della Nomanella, poggiati per gioco mani e ventre su una stanga del carro Stefano spingeva le gambe in alto e la testa in giù per vedere il mondo capovolto, così ora intorno a lui si produsse un grande sconvolgimento. (Parte IV, Cap. XX)
Auguri per tutto a tutti

Mario Lo Pinto

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