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Festival: manca ancora il momento “WOW”, arriverà con la finale?

La durata infinita delle serate penalizza lo spettacolo. Ecco il commento della quarta serata con Luca Mondellini

Sanremo 2021: quarta serata

Sempre con un pizzico di ironia e senza particolari pretese critiche, ecco come Luca Mondellini, amico videomaker e appassionati di musica (e soprattutto di Festival) ha visto la serata di venerdì sul palco dell’Ariston.

Siamo alla quarta serata del Festival di Sanremo, un festival che soffre in termine di ascolti (forse per colpa delle durate infinite delle serate, l’autolesionismo di Amadeus poteva evitarsi ed evitarci) e che come struttura non ha dei guizzi incredibili. A fatica si fa “wow”, ed è un peccato!
Ed eccomi qui con alcuni pensieri random in libertà, senza pretese, senza abilità, solo da spettatore appassionato.
FIORELLO E AMADEUS sono ormai rodati. Non spiccano gag incredibili, su quello si fa ruggine, forse un sorriso lo strappa il duetto con “siamo donne”.
PALOMBELLI ingessata parecchio. Il monologo è un mix incasinato, forse provato poco, per nulla naturale, senza molta speranza, che non si capisce proprio, un’occasione persa (visto il tema trattato!)
IBRAHIMOVIC oggi quasi latitante, ma nelle sue apparizioni la goffaggine rimane.
ACHILLE LAURO domina il palco ma non ha preso una nota. Riesce a coinvolgere Fiorello in una performance strana, esagerata come tutto il resto. Achille lasciami del tempo per capirti!
MAHMOOD si riconferma un grande cantante, giovane ma già pieno di successi: avanti così
L’omaggio a Carosone è stato un momento di musica (fatto da gente che sa fare musica) che serviva in questa serata.
ALESSANDRA AMOROSO e MATILDE GIOLI fanno un bel momento di televisione, così da riscattarci dal monologo della Palombelli, raccontando degli “invisibili” nel mondo dello spettacolo.
Andiamo alla gara che ormai è agli sgoccioli:
ANNALISA: porta un pezzo che rimane al livello del “compitino fatto bene” per Sanremo. La melodia e il contenuto del testo hanno tutti gli elementi del classico pezzo sanremese. Io mi rendo conto che vorrei qualcosa di ben diverso.
AIELLO: con la tua voce fin troppo sguaiata il risultato è sempre peggio, lui ci crede ma non basta. Il testo qualche bella immagine ce l’ha, ma passa tutto in secondo piano. Riprova (all’interpretazione) e sarai più fortunato.
MANESKIN: graffianti sempre di più, vogliono spaccare il mondo ma mi chiedo se questo desiderio basti. Ascoltandoli più volte rimane questa musica che vuole “caricare” ma scavando nel testo si fa fatica a trovare qualcosa di davvero buono. Un buon esempio di cosa vuol dire “gasarsi” della superficie.
NOEMI: porta sempre una certa eleganza sul palco dell’Ariston. Il ritornello con una sua orecchiabilità, salva un brano abbastanza piatto, senza una vera identità pur essendo firmato da Mahmood e Dardust, che di musica ne sanno.
ORIETTA BERTI: nella sua immobilizzazione sul palco riesce a essere convincente. Rimane tutta la mia stima per lei, ma il brano rimane quello che è.
COLAPESCE DIMARTINO: un pezzo che fa ballare, con una leggerezza (titolo non a caso) che fa bene. Dopo qualche ascolto, scopro sempre di più il pezzo, grazie soprattutto al ritmo che mi conquista.
MAX GAZZE’: Deciso ma non incisivo, rimane la classica canzone di Gazzè, ma che anche dopo diversi ascolti non mi conquista. Mi manca quel più….
WILLIE PEYOTE: il fatto che inizi a canticchiare il ritornello è un buon segno, che funziona. Si riconferma il primo ascolto, un sound giusto, che ti coinvolge. Rimane però un brano attualissimo, che non parla d’amore (e finalmente!), ma troppo pieno di polemica.
MALIKA AYANE: una voce che lascia il segno, anche in uno stile non suo al 100%. Stasera qualcosa non ha funzionato mi sa, forse colpa dei fonici ma non lo so…
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA: la voce di lei, Veronica Lucchesi, insieme alla sua presenza scenica che coinvolge tutto e tutti, rende il pezzo davvero piacevole più passa il tempo. Mi piace sempre di più!
MADAME: rimane un gran bel pezzo, non ci son dubbi su questo. La giovane cantante si difende bene (19 anni!) sul palco dell’Ariston, ed è davvero una ventata di aria fresca! Continua così!
ARISA: erano giorni che mi scervellavo nel pensare a cosa mi ricordava ed ecco: Checco Zalone che canta “dove ho sbagliato” verso la fine di Sole a Catinelle. Rispetto al resto la sua voce funziona (e lo sappiamo!) ma non c’è un guizzo.
COMA_COSE: sempre bellissimi. Una complicità che li rende sempre più belli, freschi, e semplici. Un pezzo che ti rimane, che ad ogni ascolto cresce sempre di più. Avanti così!
FASMA: non è male, e più lo ascolto più ne sono convinto (considerate che io faccio sempre fatica con l’autotune). Anche come testo non è così banale.
LO STATO SOCIALE: fa strano non vedere Lodo Guenzi in prima linea, ma tutti insieme sanno tenere il palco e portare tutti ad una grande festa. Basta questo?
FRANCESCA MICHIELIN E FEDEZ: le loro voci si amalgamo molto meglio, restituendo anche delle emozioni. La Michelin è come il vino, più invecchia più è buono: rispetto alla prima sera un salto notevole. Fedez rimane sempre “spaventato” sul palco ma i vede che ci tiene, soprattutto per la sua amica Francesca. Il brano ha un ritornello che ti rimane, il resto sfuma via…
IRAMA: che dire, un pezzo che musicalmente è nuovo per questo cantante, l’esecuzione rimane sempre la stessa (non è un favoritismo?) per cui grandi novità non si colgono. Ci sono dei passaggi interessanti, ma nel complesso non mi conquista (ma conquisterà tanti, ahimè).
EXTRALISCIO feat DAVIDE TOFFOLO: la spensieratezza viene portata da loro sul palco dell’Ariston, che si trasforma nella Festa dell’Unità in qualche posto nella Romagna. In un festival popolare avrebbero sicuramente avuto più riflettori puntati, qui un po’ meno, anche se rimangono capaci di trascinarci e strapparci un sorriso.
GHEMON: passa del tempo ed è molto meglio. L’ arrangiamento spacca, non si scappa su quello, ma continua a non spiccare. Ha tutte le potenzialità, ma nulla…
FRANCESCO RENGA: quel “sempre” urlato uccide sempre di più. Passano le serate ma non c’è speranza di un miglioramento. Ho rivalutato il testo, ma per il resto un disastro. Dopo aver fatto un disastro, torna pure sul palco riproponendo lo stesso strazio.
GIO EVAN: non cambia molto rispetto alla prima esecuzione. C’è tanta confusione e questo non permette di percepire nulla. Provo a leggere il testo per capire se c’è qualcosa, ma mi arrendo. Riconfermo quanto detto in passato: fare troppe cose nella vita non è sempre sinonimo di qualità, e infatti ecco un esempio.
ERMAL META: oggi inizio ad apprezzare questo pezzo più per l’esecuzione che per il resto del brano. Ci è voluto del tempo ma eccolo qua: ascoltandolo sempre di più vengono fuori dei passaggi interessanti nel pezzo. Bisogna dire che questo è proprio il pezzo di Sanremo, non si scappa, e non è un bene: andare fuori gli standard sarebbe bello…
BUGO: recidivo. Vocalmente ogni sera che passa è sempre peggio e anche come presenza scenica, la riempie di più Orietta (e ho detto tutto!). Di per sé il brano non è male, ma davanti ad una esecuzione che degrada sempre più, rimane quello in evidenza.
FULMINACCI: oggi spacca! Viene fuori un personaggio interessante, semplice, che ha voglia di cantare con la sua chitarra. Nessuna grande pretesa, niente di esagerato e questo lo premia. Il brano (sia come testo che come musica) lo aiutano a spiccare ulteriormente. Un altro che si aggiunge tra i miei preferiti.
GAIA: porta il ritmo latinoamericano al Festival con una esecuzione tecnicamente sempre ottima. Non nego che con lei si balla: questo è vincente sotto tanti aspetti (il problema però è che rimane l’eco di Electra Lamborghini che ci fa dimenticare di Gaia).
RANDOM: Rimane l’incognita del perché è tra i Big, non so con quale “titolo”. L’esecuzione non migliora, anzi passa il tempo e peggiora, anche se tutto il resto sguazza nel banale.
Luca Mondellini

Redazione
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Pubblicato il 06 Marzo 2021
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