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Softair nei boschi a Rescaldina, parla la “5° Squadriglia La Disperata”

Dopo una settimana di polemiche al vetriolo per il softair nei boschi di Rescaldina con la "5° Squadriglia La Disperata", l'associazione si difende

softair

Dopo una settimana di polemiche al vetriolo per il pomeriggio dedicato softair in programma nei boschi di Rescaldina per domenica 20 settembre, culminata con l’annullamento dell’iniziativa, è la “5° Squadriglia La Disperata” a prendere la parola e lo fa senza mezzi termini: «Abbiamo ricevuto accuse pesanti che non stanno né il cielo, né in terra: è stato celebrato a nostro carico un processo mediatico dove chi ci ha accusato è stato avvocato, giudice e giuria senza nemmeno degnarsi di interpellarci».

L’associazione è finita nell’occhio del ciclone dopo la notizia che sarebbero stati “protagonisti” di uno degli appuntamenti finalizzati a far rivivere i boschi del paese, il cui nome è spesso tristemente noto per le cattive frequentazioni e gli episodi di spaccio di sostanze stupefacenti e di violenza. La presenza della “5° Squadriglia La Disperata”, infatti, aveva scatenato in primis le proteste del mondo dei social e del Movimento 5 Stelle sia locale che regionale: gli attivisti rescaldinesi avevano puntato il dito contro l’amministrazione comunale per aver legato «il proprio nome e quello del Comune ad associazioni sportive che si rifanno, almeno nei nomi, nei simboli e nelle evocazioni, ad organizzazioni fasciste paramilitari», mentre il consigliere regionale a 5 Stelle Luigi Piccirillo aveva definito «scandaloso» che «a Rescaldina l’amministrazione comunale vada a braccetto con associazioni che prendono in prestito simboli e frasi fasciste per arricchire la passione del softair». Poi, a scagliarsi contro la presenza della squadra nei boschi del paese, era stata l’ANPI, che aveva parlato di richiami nel nome e nei simboli «propri della squadra fascista tristemente nota», di «inquietante simulazione di guerra» e di «iniziativa che si pone in contrasto con i valori della Carta Costituzionale».

Lasciate sbollire le polemiche, ora l’associazione vuole dire la sua. «Nessuno di chi ci ha accusato si è degnato di chiederci cosa facciamo e quali sono le attività che portiamo avanti – spiegano il presidente e il vicepresidente -. Siamo un’associazione sportiva e come tale completamente apartitici: lo sport è una cosa, la politica un’altra. Abbiamo saputo che c’era disponibilità per giocare nei boschi e abbiamo chiesto alla giunta la possibilità di usarli per le nostre attività. Abbiamo anche fatto un sopralluogo con le forze dell’ordine e l’assessore mappando l’area: noi volevamo solamente giocare e divertirci tra amici. Invece siamo stati accusati di fare propaganda fascista, e per una condanna mediatica di questo tipo qualcuno potrebbe anche rischiare conseguenze gravi come la perdita del posto di lavoro».

La squadra è nata ufficialmente nel 2017, ma l’idea era nell’aria già dal 2016. «La scelta del nome è stata dettata solamente dalla circostanza che quando ne abbiamo parlato per la prima volta eravamo “quattro disperati” al bar, in più facevamo tutti parte della Contrada San Martino che proprio in quell’anno aveva vinto il quinto palio. Per il simbolo, invece, il riferimento è alla prima guerra mondiale e non certo al fascismo. Anche il video pubblicato sul nostro sito con il “motivetto” che ha fatto tanto discutere era una canzone che cantavano i militari del tempo, non un canto fascista, peraltro accompagnata da immagini nostre e non certo da simboli o propaganda. In ogni caso, dal momento che urtava la sensibilità di qualcuno, l’abbiamo rimosso. Siamo anche disposti a modificare il nostro logo, ma davanti ad un confronto».

«Ci siamo trovati catapultati in una situazione surreale che per noi è diventata un incubo – concludono presidente e vicepresidente -: non possiamo essere accusati solamente per un nome, siamo stati marchiati senza aver fatto nulla».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 22 Settembre 2020
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