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RSA Accorsi, nemmeno l’acqua agli anziani ospiti assetati

Una drammatica testimonianza rivela nuovi scenari che destano preoccupazioni ancora più gravi - Il commento dell'avv. Brumana e dell'on. Olgiati

[pubblicita]Soddisfatto a metà. L'avv. Franco Brumana, legale del comitato dei famigliari di ospiti della RSA Accorsi così commenta, dopo una ispezione effettuata da ATS nella struttura: "Qualcosa finalmente accade ed è motivo di speranza, ma i tempi saranno comunque lunghi, prima di qualche decisione, e la circostanza lascia ancora tanta incertezza sulla sorte di pazienti e operatori. I decessi, ci viene comunicato, sono saliti a 30 e ci sono casi di profonda criticità". 

In giornata anche Riccardo Olgiati, deputato legnanese che aveva presentato una interrogazione al Ministro della Salute ha espresso il suo giudizio sulla vicenda: "Sono contento che lo stimolo lanciato nei giorni scorsi sia servito e che ATS si sia attivata. Ora spero che i parenti abbiano informazioni trasparenti e costanti da parte dei gestori e che possano comunicare con videochiamate con gli ospiti. L’auspicio è che nei prossimi giorni arrivino rinforzi sotto forma di medici della protezione civile e che anche KCS si attivi per spostare personale nella struttura per gestire nel migliore dei modi il momento. Comprendo le difficoltà innegabili che investono moltissime RSA ma questo non può essere motivo di chiudersi come è stato fatto in queste settimane lasciando le persone nel dubbio di cosa stesse succedendo all’interno".

Una conferma delle affermazioni del legale e dell'onorevole arrivano sia dall'indiscrezione che anche il direttore della residenza abbia contratto il virus e sia ricoverato in ospedale, sia da una testimonianza che riportiamo di seguito. Un racconto drammatico che dovrebbe indurre Magistratura, ATS, autorità varie ad accelerare i tempi per trovare una soluzione efficace a quanto sta accadendo all'Accorsi.

Buonasera Direttore, volevo portare alla sua attenzione un'altra drammatica testimonianza di un parente di un paziente ricoverato presso la RSA ACCORSI di Legnano in merito ad un episodio avvenuto questo pomeriggio.

Lo zio di mia mamma è ricoverato presso la RSA dalla fine nel mese di novembre 2019. La persona ha 88 anni ed è stato ricoverato in buone condizioni di salute: completamente autosufficiente e perfettamente in grado di intendere e di volere.

Da circa un mese, come tutti, mia mamma non riesce ad avere contatti regolari con lo zio che non vede più dalla fine di febbraio. Per fortuna lo stesso è fornito di cellulare che riesce ancora a gestire con qualche difficoltà.

Da diversi giorni la persona non è più la stessa, fatica a parlare, le è stata tolta la dentiera e non riesce più a comunicare. Abbiamo portato pazienza e pur comprendendo il difficile momento non è possibile tacere quanto accaduto oggi pomeriggio.

Mia mamma ha più volte contattato lo zio che le rispondeva a fatica e si lamentava gridando che AVEVA SETE! Mia mamma spaventata è venuta presso il mio studio e insieme abbiamo nuovamente chiamato lo zio, dal mento che dalla RSA non rispondeva nessuno. In mia presenza abbiamo nuovamente chiamato e lo zio, al terzo tentativo, ha risposto al cellulare e con tono disperato chiedeva aiuto perché aveva sete e non aveva nulla da bere!

Ho immediatamente chiamato di nuovo la RSA, in qualità di legale del paziente, e al quarto tentativo sono riuscita a parlare con qualcuno che ha promesso che avrebbe verificato. Ho richiamato e il personale mi ha risposto che aveva provveduto a riempire allo zio la bottiglietta dell'acqua e che avrebbe detto alle inservienti di fare più attenzione….

E' impensabile che le persone siano trattate in questo modo soprattutto se pensiamo a quanti sacrifici stanno facendo per pagare le rette della RSA che non è neppure in grado di garantire i servizi più essenziali ai propri pazienti. Se lo zio di mia madre non avesse avuto ancora a disposizione il suo telefonino cosa sarebbe successo? A chi avrebbe potuto chiedere aiuto?

Noi parenti da fuori possiamo fare ben poco e affidarci al buon cuore di coloro che hanno ancora accesso all'interno della struttura sperando che le autorità e la magistratura competente, già interessata del caso, si muova con fermezza per verificare la reale condizione dei numerosi anziani abbandonati a loro stessi all'interno della struttura.

Non è possibile sentire chiedere aiuto e non potere fare nulla se non chiamare i carabinieri, cosa che ho immediatamente fatto, e restare attaccata al telefono sperando che dall'interno qualcuno risponda e vada a verificare la situazione dei propri cari, che non sempre sono in grado di difendersi e di far valere i loro diritti.

La ringrazio dell'attenzione e saluto cordialmente. 

Avv. Elena Volontieri

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Aprile 2020
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