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Il giornalista Gaeta, ricoverato a Legnano: «Sono un miracolato»

Il reporter, a un passo dall'essere dimesso, racconta la sua "lotta" al Covid-19  PARCO ALTOMILANESE, NIENTE PASSEGGIATE FINO AL 3 MAGGIO INFETTIVOLOGIA, UNA ROSA PER TUTTI I MALATI COVID-19 CASTELLANZA: SCADENZA TRIBUTI PORTATA AL 30 GIUGNO

«Sono un miracolato, gli eroi sono gli infermieri e i medici come Paolo Viganò». A raccontare la sua "lotta" contro il Covid-19 è il giornalista brianzolo Carlo Gaetaricoverato all'Ospedale di Legnano e ormai ad un passo dall'essere dimesso.

61 anni di Barzago, il reporter operativo nella zona di Monza ha accusato i primi sintomi nella notte del 5 marzo: «Inizialmente non avevo la febbre, perciò sono uscito a cena, ma poco dopo ho iniziato a non sentir più i sapori, non riuscivo a mangiare e mi sentivo svenire». Poi è arrivata la febbre, che ha aperto le porte dell'incertezza della quarantena. «Peggioravo giorno dopo giorno, ma allo stesso tempo non potevo credere di essere veramente malato. Devo ringraziare mia sorella che ha fortemente insistito affinchè il 118 mi portasse in Ospedale, a Erba».

Dopo tre giorni il giornalista è stato trasferito a Legnano, nel reparto di Infettivologia diretto dal dottor Paolo Viganò: «I medici mi hanno preso per i capelli, altrimenti non sarei qui a raccontare tutto questo». Nonostante le difficoltà come il rumore dell'aria all'interno del casco (Cpap), le labbra secche, il malessere generale, Gaeta è riuscito ad allontanare ogni pensiero negativo: «Non ho mai pensato al peggio, ho sempre cercato di distrarre la mente. Sono riuscito a dormire per due notti con il casco – aggiunge ridendo –: ho messo i tappi nelle orecchie. L'uomo si adatta a tutto, ma è difficile riposare con il Cpap». C'è stato però un momento in cui il reporter ha avuto paura, ed è stato quando è riuscito a farsi una doccia da solo: «Mi sono spaventato: mi è mancato il respiro». 

[pubblicita]Proprio l'affaticamento, infatti, è uno dei postumi della malattia e ci vorrà diverso tempo prima di poter tornare ad avere una respirazione normale. Quaranta giorni lontano da casa e dalla sua famiglia, con il cellulare come unico legame con l'esterno. Da professionista della comunicazione, Gaeta ha deciso di "metterci la faccia" e raccontare il suo stato di malato Covid su Facebook: «È stato un modo per condividere la mia situazione e supportare gli altri».

Per quanto riguarda il sistema sanitario lombardo: «Non possiamo criticare uno scenario incerto: il virus e i suoi effetti sono tuttora sconosciuti. Credo sia stato fatto tutto il possibile». E in mezzo alla "bufera" è arrivato anche un lieto evento: «Sono diventato nonno di due gemelli». Nipoti che presto potrà finalmente conoscere: il neo nonno, infatti, è in attesa dell'esito del secondo tampone e, se anche questo risulterà negativo, potrà tornare a casa, con la certezza di essere finalmente guarito: «Per l'estate – commenta scherzoso – stamperò su alcune magliette la certificazione delle dimissioni come prova che non sono un pericolo per gli altri».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 15 Aprile 2020
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