AL BINGO SPERANDO DI PAGARE LE BOLLETTE
Prosegue la nostra inchiesta sui legnanesi e il gioco - Quante donne alla sala bingo di via Alberto Da Giussano! - In calo le puntate sulle corse dei cavalli....

Rossella Reali, direttrice della sala Bingo di Legnano
Con la crisi crescono i cittadini che tentano la sorte con il gioco e, tra boom di gratta e vinci e superenalotto, a spopolare è anche il bingo.
A Legnano, in via Alberto da Giussano, è presente una delle più grandi sale dell'Alto Milanese. L'ambiente è accogliente: duecento posti a sedere – quasi sempre pieni – poltrone di velluto rosso e camerieri che servono al tavolo.
La ruota gira da mezzogiorno fino alle 4 di mattina: "In un'ora si giocano 10 partite – spiega la direttrice, Rossella Reali – e ci sono persone che stanno al tavolo tutto il pomeriggio e anche la sera".
La titolare, la cui voce è allenata per leggere ad una velocità strabiliante i numeri per fare cinquine e bingo, è arrivata a settembre ma in questi pochi mesi ha già notato un aumento della clientela. Nel pomeriggio troviamo soprattutto donne, tra i 40 e i 60 anni: "La stragrande maggioranza delle nostre clienti sono donne – ci conferma la direttrice – l'età varia dai 18 agli 80 anni, vediamo di tutto".
La crisi ha sicuramente acceso nelle persone la speranza di guadagnare soldi "facili": "Molte di queste persone che vedete qui non hanno lavoro o si trovano in difficoltà economica – spiega la direttrice – eppure spendono i loro risparmi nella speranza di portare a casa almeno la somma utile per pagare le bollette". Il costo di una cartella può variare, a seconda delle giornate, da 1 a 3 euro: se si calcola che in un'ora si giocano 10 partite ed è possibile acquistarne più d'una contemporaneamente si capisce quanto sia facile arrivare a spendere qualche centinaia di euro in una sola giornata. Eppure le probabilità di vincita non sono moltissime: "Il Bingo premia chi entra una volta, vince, e non torna per un bel po' di tempo>, dice Rossella Reali. Chi invece non si accontenta rischia di andare in perdita facilmente.
All'uscita incontriamo una donna di origini straniere: "Arrivo da Rho, nella mia città non c'è il bingo – ci dice la cinquantenne – io vinco raramente, mentre ad altri va meglio. Ci vengo ogni tanto con le mie amiche, passo il tempo, mi diverto. Nei giorni delle feste natalizie era sempre pieno"
Si tende invece a risparmiare sulle scommesse di cavalli. Il centro scommesse Snai di via Alberto Da Giussano è sempre pieno. Ma non come una volta. Tra una puntata e l'altra, il gestore alla cassa ci spiega che la clientela è diminuita dal 2010 ad oggi e che chi gioca investe meno soldi.
Gli occhi degli avventori sono tutti puntati verso l' alto, sugli schermi che proiettano le corse dei cavalli: il ritmo è serrato, una partenza segue l'altra, non c'è sosta. Per lo più la clientela è composta da pensionati, molti dei quali sono amici di vecchia data.
Alessandro Radaelli è più giovane: ha 45 anni, due anni fa ha perso il posto di lavoro e passa molti dei suoi pomeriggi nella sala scommesse: "Sono disoccupato, quanto vuole che giochi?", ci dice il giocatore dopo averci mostrato il suo biglietto da due euro, cifra che corrisponde alla puntata media. "La gente non ha più le tasche piene come una volta – prosegue il cliente – per la maggior parte di noi il gioco è un passatempo. A volte arrivo a puntare 20 euro in una giornata, spesso mi rientrano, ma non vado oltre, cerco di stare alla pari". Le scommesse possono diventare facilmente una malattia, ma in questo caso la crisi sembra frenare la voglia di spendere cifre folli sperando nel cavallo vincente.
VALERIA ARINI
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