Taglio del nastro per la mostra di Santo Nania a Palazzo Leone da Perego a Legnano
La mostra, composta da un centinaio di opere in tutto, segna il ritorno delle esposizioni dedicati agli artisti del territorio a Palazzo Leone da Perego

Taglio del nastro sabato 10 maggio alle 17.30 per la mostra antologica di Santo Nania “L’Essenza del segno”, curata da Dario Ferré, che sarà visitabile ad ingresso libero a Palazzo Leone da Perego fino al 25 maggio il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.
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Nato in Sicilia e legnanese di adozione, Nania è un autore che ha saputo trarre ispirazione da una varietà di fonti portando la pittura a un livello di introspezione emotiva che trascende la mera rappresentazione visiva. Nel corso della sua carriera, Santo Nania ha anche collaborato con enti preposti alla diffusione dell’arte, partecipando a numerosi eventi di carattere regionale e nazionale. Dal 1979, inoltre, organizza corsi d’arte sulla pittura figurativa e informale, oltre che sullo studio del colore, rivolti a offrire sostegno agli allievi degli istituti artistici. I corsi sullo studio del colore, sono diventati
un’importante opportunità per molti giovani artisti di approfondire e sviluppare le proprie competenze, contribuendo così a un ricambio generazionale nella scena artistica.
La mostra, composta da un centinaio di opere in tutto, segna il ritorno delle esposizioni dedicate agli artisti del territorio a Palazzo Leone da Perego. «Con Santo Nania riprendiamo il percorso di valorizzazione degli artisti che vivono sul nostro territorio proponendo una mostra personale che copre la parte più significativa del suo cammino artistico – sottolinea Guido Bragato, assessore alla Cultura -. Questa esposizione, oltre che un omaggio a un’attività pittorica di lungo corso, vuole anche sottolineare il forte legame che Nania ha con Legnano, dove ha per tanti anni insegnato e dato spazio all’arte con manifestazioni in cui si sono potuti esprimere molti giovani talenti».

Nelle sale di Palazzo Leone da Perego i visitatori attraverseranno metaforicamente l’evoluzione del pensiero e della tecnica di un artista che ha saputo far convivere il rigore della tradizione figurativa con l’audacia dell’informale. Entrambi i periodi della parabola artistica di Nania sono rappresentati nella mostra: il figurativo nelle due sale a piano terra del Leone da Perego, l’informale nelle sale al primo piano.
La sua ricerca artistica si sviluppa inizialmente all’interno dei confini della pittura figurativa, ma sarà successivamente l’adesione al linguaggio dell’informale a segnare la sua cifra stilistica. Il suo percorso trova spunti decisivi nei maestri Afro Basadella ed Emilio Vedova, due colonne portanti della pittura italiana del Novecento. Dal primo Nania attinge alla profondità poetica e armoniosa della sua tavolozza; una ricerca di un equilibrio emotivo che si esprime con delicatezza e misura. Dal secondo, invece, riceve l’influenza della forza del gesto e della potenza del segno, caratteristiche che diventano il suo linguaggio distintivo e che risuonano in tutta la sua opera.
Dal 1980 al 2000, la parte significativa del lavoro di Nania si concentra sull’esplorazione delle opere figurative, in cui la dimensione del segno e del colore prende vita attraverso forme riconoscibili, ma sempre reinterpretate dall’intensità emotiva dell’artista. A partire dal 2000, l’approccio di Nania si spinge sempre più verso la pittura informale, un periodo in cui il gesto, il colore e il segno sono liberi da ogni vincolo figurativo, aprendo nuovi orizzonti alla sperimentazione artistica. Questa transizione segna il punto di svolta di un linguaggio che si fa sempre più espressione diretta di un vissuto interiore, dove la materia pittorica diventa veicolo privilegiato per la trasmissione di emozioni primordiali.

Quello che colpisce, in particolare, è la capacità di Nania di comunicare attraverso la materia pittorica, dove il colore, vivace e pulsante, entra in sintonia con il segno, che diventa il medium attraverso cui l’artista dialoga con l’emotività e l’intimità dell’osservatore. La sua pittura è un invito a non fermarsi alla superficie, ma a spingersi oltre, a entrare in una dimensione in cui le emozioni si mescolano con la percezione visiva.
Un aspetto che distingue Nania in maniera ancora più netta è la sua volontà di sfidare il tradizionale ruolo dell’artista e di coinvolgere il pubblico in un atto creativo. Infatti, le sue opere non sono mai accompagnate da titoli precostituiti; l’artista lascia che sia lo spettatore a “inventarsi” il titolo, lasciando che la libertà e la soggettività di chi osserva possano fluire liberamente, senza vincoli imposti da scelte predeterminate. Questo gesto diventa una riflessione sulla libertà dell’esperienza estetica, invitando ogni individuo a confrontarsi con il proprio vissuto emotivo e a costruire un legame personale con l’opera, svincolato da un’imposizione.
In quest’ottica, la mostra diventa un’occasione unica per esplorare non solo l’evoluzione di un linguaggio pittorico, ma anche per comprendere come l’arte possa rivelarsi un catalizzatore di emozioni, una possibilità di liberazione e di introspezione. Santo Nania, con il suo segno vigoroso e il suo uso inedito del colore, non si limita a dipingere un mondo esteriore, ma invita a immergerci in un universo interiore, dove ogni visione è tanto soggettiva quanto universale, e dove l’arte stessa diventa una forma di espressione senza limiti.
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