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Legnano, l’allenatore squalificato si difende: “Mai pronunciate frasi razziste o discriminatorie”

Giovanni Russo chiarisce la propria posizione e ripete di non aver mai pronunciato nessuna parola offensiva nei confronti dei ragazzi avversari: “Ho dei valori, pretendo che venga rispettata e tutelata la mia immagine”

Generico 23 Jan 2023

«Non ci dormo la notte, non voglio che il mio nome sia associato in nessun modo al razzismo o a qualsiasi tipo di discriminazione». A parlare è Giovanni Russo, 42 anni, allenatore dell’Academy Legnano da 7 anni: imprenditore nel settore multiservizi, padre di tre figli (uno di 15 e due gemelli di 9) e appassionato da sempre di calcio, prima come giocatore e poi come allenatore, dirigente ed educatore, come ama definirsi.

Russo è finito nell’occhio del ciclone dopo la partita tra i suoi ragazzi dell’Under 15 dell’Academy Legnano e il Bosto, disputata domenica 22 gennaio e sospesa dall’arbitro per “rissa”. Lui è stato squalificato per un mese e nel comunicato del Giudice Sportivo è anche riportato un ulteriore passaggio su presunte frasi discriminatorie pronunciate nel bel mezzo della confusione: frasi non udite dall’arbitro, ma riferite e segnalate nel referto del direttore di gara. Su questo punto l’allenatore dell’Academy Legnano è chiaro: «Mi è rimasto un grande amaro in bocca perché essere associato in qualsiasi modo al razzismo è lontano anni luce dal mio essere e dal mio modo di agire – spiega Russo -. Da sempre mi batto per essere un esempio, come società e come privato cittadino: discriminazioni non ne abbiamo mai messe in pratica e non ne vogliamo sentir parlare, condanniamo ogni forma di discriminazione o razzismo. Essere associato ad una cosa del genere mi fa male. Ho sentito i miei legali e posso assicurare che chiunque mi associa ad una cosa del genere, mai detta nè da me nè da nessuno dei miei ragazzi o da un tesserato dell’Academy, verrà contattato per tutelare la nostra credibilità, mia e della società, per diffamazione e calunnia. Io non ho mai pronunciato parole discriminatorie, e nemmeno i miei ragazzi lo hanno fatto. No so chi possa essere stato ad averlo detto all’arbitro, che oltretutto era dentro lo spogliatoio e non avrebbe potuto sentire se fosse stato detto qualcosa di quel genere. In società abbiamo ragazzi provenienti da ogni parte del mondo e anche in azienda da me ci sono collaboratori di diverse nazionalità: a me non è mai interessato il loro colore della pelle, la loro religione o altro, il razzismo non è un argomento che mi appartiene in nessun modo. È la prima volta che mi trovo in una situazione del genere e voglio tutelare la mia immagine e quella della mia famiglia: abbiamo dei valori che non voglio siano messi in discussione».

Con lui, nel rinnovato Bistrot 33 di via Palermo a Legnano, a pochi passi dalla sede della società che ha raccolto l’eredità della storica Roncalli e che ad oggi conta circa 300 giocatori tesserati anche il presidente Alfonso Costantino, presente domenica 22 gennaio e anche lui amareggiato per tutto quello che sta succedendo.

Sulla partita, è stato detto e scritto ormai tutto: «Era la prima dopo la sosta, i ragazzi erano tesi e in campo c’è stata un po’ di confusione anche per via di alcune decisioni dell’arbitro, un ragazzo giovanissimo che probabilmente è andato nel pallone – spiegano Russo e Costantino -. Gli allenatori non lo hanno aiutato, questo è sicuro ed è il rammarico maggiore: con un po’ di polso in più e una maggiore collaborazione tutto sarebbe filato via liscio, senza strascichi e problemi».

«Gli animi si sono scaldati dopo un gol convalidato al Bosto, per noi irregolare – spiega Russo -. Io sono corso negli spogliatoi proprio per non litigare, anche perché col mister della squadra avversaria c’era stato uno scambio “vivace”, come succede spesso. I ragazzi in campo non si sono toccati, si sono sicuramente scambiati insulti e qualche parola di troppo, ma tutto nella norma, senza travalicare il limite (come segnalato anche nel comunicato del Giudice Sportivo, ndr) . Quando ho visto che i miei non rientravano, sono uscito per portarli nello spogliatoio: a quel punto un genitore della squadra avversaria che ha superato l’area tecnica ed è entrato sul terreno di gioco mi ha colpito in faccia con una manata, ne porto ancora il segno. A quel punto ho reagito per difendermi, come credo avrebbe fatto chiunque. Ma tutto è finito lì, tra le due società c’è stato un chiarimento alla fine e anche i carabinieri chiamati da qualcuno sono andati via senza intervenire in alcun modo».

Il presidente Alfonso Costantino si rivolgerà alla Federazione per tutelare l’immagine della società, in attesa del pronunciamento della Procura Federale «che mi auguro non rileverà niente, visto che non c’è stato nessun insulto razzista – commenta -. Il martedì dopo la partita abbiamo fatto una riunione, abbiamo riconosciuto le nostre lacune a livello comportamentale e abbiamo preso ad esempio questa situazione, da non ripetere più: invito anche i genitori a mantenere un comportamento sempre corretto. Nella ripetizione della partita aspettiamo il Bosto col massimo rispetto per giocarci sul campo la partita a livello sportivo, non abbiamo niente contro di loro. Speriamo di vincere, ma che vinca lo sport innanzitutto. Vogliamo dare un messaggio di pacificazione e contro il razzismo, che all’Academy non c’è mai stato e non ci sarà mai».

Redazione
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Pubblicato il 27 Gennaio 2023
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