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Bioetica a Legnano. Eutanasia e cure palliative: “Non esistono malati incurabili”

Seconda delle tre serate dedicate alla Bioetica, all'auditorium dell'Istituto Barbara Melzi di Legnano. Argomento: "Eutanasia. Inguaribile o incurabile?"

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Se l’aspetto giuridico evidenzia diversi aspetti confusi sui quali alla fine si raggiungerà comunque un compromesso, quello medico ha una certezza: non esistono malati incurabili. Così in sintesi l’esito della seconda delle tre serate dedicate alla Bioetica, all’auditorium dell’Istituto Barbara Melzi di Legnano, promosse dal Decanato di Legnano, dal Gruppo Barnaba, dal Centro Culturale San Magno e dall’Associazione Alcide De Gasperi. Argomento di questa sera, lunedì 29 novembre, “Eutanasia. Inguaribile o incurabile?”, con l’intervento di Marcello Palmieri giurista, avvocato, collaboratore di Avvenire e la testimonianza di  Claudia Castiglioni direttore Unità cure palliative Hospice di Cuggiono. Moderatore il giornalista legnanese Luciano Piscaglia.

L’aspetto giuridico è stata descritto dal dott. Palmieri, con una chiara sottolineatura: «Quanto sta accadendo tra Corti d’Assise, Corte costituzionale e Parlamento è un percorso anomalo. In uno stato democratico prima viene la legge e poi le sentenze. Nel caso della questione eutanasia sta accadendo il contrario. Non funziona che sia la legge a rincorrere la sentenza. Giuridicamente non ci sta. Stiamo creando una lacerazione di tutto il nostro sistema».

Sollecitato poi da una domanda di mons. Angelo Cairati sulla necessità di un compromesso, di un dialogo tra mondo cattolico e laico, il giurista ha confermato: «Arriveremo a questa legge e i cattolici dovranno arrivarci senza una contrapposizione. E il compromesso potrebbe essere davvero quello delle cure palliative. Prima di morire, facciamo di tutto per vivere bene».

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Cosa sono le cure palliative e a quali pazienti si riferiscono? Alle domande ha risposto la dr.ssa Castiglioni che ha chiuso con una sentenza senza appello: «Non esistono malati incurabili». Le cure palliative sono riservate a pazienti con malattie evolutive irreversibili. Non si occupano solo della sofferenza fisica ma di quella globale, psichica e spirituale: «Sono l’espressione di cure basate su evidenze scientifiche precise -ha affermato il medico- . Sono cure che non radicalizzano il concetto di morte.  Affermano la vita e considerano la morte come un processo naturale. Non affrettano e non posticipano la morte. Alleviano il dolore e danno sollievo alla sofferenza. Sono risorse che aiutano anche la famiglie a non vivere in solitudine».

Proprio perchè il percorso di vita deve essere dignitoso, è necessaria «una profonda riconsiderazione del medico che deve curare la persona, non la malattia. La malattia fa il suo corso, ma la persona deve essere curata fino alla fine. Bisogna capovolgere il rapporto medico-paziente, che non è più è oggetto di cura, ma soggetto. Le cure palliative sono il discrimine tra l’integralismo che vuole la vita a tutti i costi e quello che  vota per la morte e l’eutanasia. Mai prima d’ora la società, tanto felice e prospera, ha avuto così paura della morte, tanto da farne un tabù. Forse è meglio dare una dimensione etica all’agire dell’uomo». Con una convinzione, quella finale della dott.ssa Castiglioni: «Non esistono malati incurabili»

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 30 Novembre 2021
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