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Auser Filo Rosa: «La formazione è lo strumento vincente per estirpare sul nascere la violenza di genere»

Auser Filo Rosa Legnano ha deciso di implementare le attività di formazioni nelle scuole a partire dalle medie

Violenza sulle donne

Educare i giovani a contrastare il bullismo e prevenire la violenza di genere. Questa per Auser Filo Rosa è la formula vincente per estirpare dalla società i comportamenti sbagliati e quei luoghi comuni che “intrappolano” le vittime di violenza. Come ci ha spiegato Greta Zaffaroni, Psicologa Psicoterapeuta di Filo Rosa Auser, a livello sociale è ancora «troppo diffusa l’idea che la violenza contro le donne ed i bambini sia in qualche modo da accettare come un dato storico culturale inevitabile, e solo quando si è di fronte ad una violenza estrema essa viene condannata con fermezza da tutta la società; lo stesso vale per il bullismo, che spesso viene derubricato a una cosa tra ragazzi».

Per tutte queste motivazioni la realtà di Auser Filo Rosa Legnano ha deciso di implementare le attività di formazioni nelle scuole a partire dalle medie.  «Studi scientifici inseriscono l’assistere alla violenza domestica nella categoria del maltrattamento psicologico e sottolineano come alcune aree dello sviluppo appaiono più compromesse di altre, tanto che sono state individuate connessioni più consistenti tra maltrattamento psicologico e adattamento e competenze sociali, problemi comportamentali e altre competenze evolutive. È ancora in essere una sottovalutazione delle conseguenze sullo sviluppo della personalità e sulle forme di mal-adattamento nei bambini esposti alla violenza, anche se molte ricerche ne segnalano la correlazione con lo strutturarsi nel tempo di disturbi psicologici e/o psichiatrici, dipendenza da sostanze, tentativi di suicidio, comportamento deviante».

Soltanto nel 2021 gli episodi di violenza sulle donne, registrati dal centro antiviolenza di Legnano, hanno visto per il 69% la presenza di figli.  Zaffaroni ha poi evidenziato come nei bambini che assistono ad aggressioni in famiglia si sviluppino «sintomi post traumatici da stress, difficoltà emotivo-relazionali, difficoltà cognitive e comportamentali, varie forme di mal-adattamento a lungo termine, comportamento violento in ambito sociale, come bullismo e delinquenza. Vari studiosi nazionali e internazionali ritengono che il bullismo, termine mutuato dall’inglese “bullying” , si identifichi come una sottocategoria del comportamento aggressivo. Infatti il bullo viene descritto come un bambino o un ragazzo che assume comportamenti aggressivi verso adulti e coetanei, che si caratterizza per atteggiamenti favorevoli alla violenza, elevata autostima, aggressività premeditata, scarsa empatia e forte bisogno di dominio. La vittima di bullismo è un soggetto insicuro e ansioso rispetto ai compagni e si caratterizza per mancanza di difesa in seguito a un attacco, pianto ed isolamento, incapacità di chiedere aiuto».

Va poi segnalato che importanti studiosi riguardanti il maltrattamento su minori affermano «quanto sia importante individuare per tempo i segnali che possano indicare se un bambino versi in condizioni di rischio o già subisca un danno – spiega Zaffaroni -. È compito di tutti i membri di una società civile e in modo particolare di coloro che svolgono una funzione educativa, di istruzione, di assistenza sociale, di prevenzione, di cura capire se un giovane viene maltrattato fisicamente, trascurato rispetto ai propri bisogni di sicurezza e di sviluppo, o peggio abusato».

Secondo Zaffaroni, investire sulla prevenzione è una mossa “vincente”: «Da un lato prevenire la violenza, anche con azioni di formazione alla cultura del rispetto dell’altro e della parità di genere, da attuare durante l’orario scolastico ma non solo, dall’altro investire risorse per crescere bambini più resilienti, ad esempio investire risorse sulla relazione madre/bambino sin dalla gravidanza». Nei casi di bullismo e cyber bullismo, è importante un’azione congiunta a livello scolastico e genitoriale. «È importante che le istituzioni scolastiche agiscano in modo chiaro, diretto e soprattutto immediato, coinvolgendo la famiglia il prima possibile. A Livello genitoriale è assai rilevante cercare di capire le radici del problema del figlio, sviluppare un sistema di regole condiviso con essi, indirizzare positivamente gli impulsi aggressivi del bullo in altre attività, come ad esempio lo sport. In entrambi i casi, sia che si tratti di vittima, sia che si tratti di aggressore, è consigliato chiedere l’aiuto di un professionista della salute mentale per una presa in carico che agevoli nei minori il raggiungimento di un maggior benessere psicologico».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Novembre 2021
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