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Jurinovich: «20 anni fà moriva Marco. Oggi la legge sul Dae è ancora in “ostaggio” in Senato»

Vent'anni dopo la morte di Marco Bandera, studente 19enne dell'istituto Bernocchi di Legnano, continua l'incessante lavoro per diffondere la cultura dell'emergenza

legnano jurinovich

Vent’anni dopo la morte di Marco Bandera, studente 19enne dell’istituto Bernocchi di Legnano, continua l’incessante battaglia di Mirco Jurinovich per diffondere la cultura dell’emergenza sul territorio. Il noto soccorritore del 118 all’epoca era tra gli operatori che avevano tentato di salvare Marco.

Da quel tragico episodio è nata l’associazione SessantamilaVitedaSalvare Alto Milanese con la quale Jurinovich ha sviluppato una rete salvavita, installando nell’Alto Milanese numerosi defibrillatori semi automatici così da cercare di prevenire la morte improvvisa per arresto cardiaco.

Vent’anni di attività di sensibilizzazione, ma il punto di svolta non è ancora arrivato:  il disegno di legge 1441 /2019 che introdurrebbe la possibilità di utilizzo dei defibrillatori semi automatici è ancora bloccata nella 12ª commissione Igiene e Sanità del Senato.

«Il 21 marzo, primo giorno di primavera, ricorrerà il ventesimo anniversario della morte di Marco accasciato sul parquet della palestra a causa di un arresto cardiaco – spiega Jurinovich -. La morte di Marco ha creato piena consapevolezza del drammatico fenomeno dell’arresto cardiaco improvviso che ogni anno colpisce 60.000 vittime. La legge 1441/2019 che introduceva la possibilità di utilizzo dei defibrillatori semi automatici anche ai comuni cittadini, ci aveva illuso sulla possibilità di aumentare sensibilmente le chance di sopravvivenza: dopo decine di disegni di legge arenatisi nei due rami del Parlamento, il decreto di legge sembrava aver imboccato la direzione giusta con la rapida e unanime approvazione da parte della Camera il 30 luglio 2019. Sembrava una formalità il passaggio in sede deliberante alla 12ª Commissione Igiene e Sanità del Senato ma una serie di incresciosi episodi hanno tenuto al palo il provvedimento che potrebbe strappare alla morte almeno 30.000 persone ogni anno. Ultimi ostacoli: la mancata copertura economica, 4 milioni di euro, e l’attesa dei pareri tecnici del Ministero della Salute».

In prima linea a sostenere questa lotta Mara Grigoli, la mamma di Marco che, per l’occasione, ha ricordato suo figlio. «Ho cercato le parole più adatte per ricordare la partenza di mio figlio Marco verso il cielo ma quelle veramente reali appartengono solo al mio cuore, perché è impossibile descrivere cosa si è rotto dopo la sua morte e a che cosa mi sono aggrappata disperatamente per sopravvivere –  racconta Mara -. Non saprò mai se Marco si sarebbe salvato grazie all’uso immediato di un defibrillatore, di cui non erano allora dotate le ambulanze, preferisco pensare che chi l’ha soccorso a scuola abbia fatto l’impossibile dopo essersi reso conto della gravità di ciò che stava accadendo. E se qualcuno di loro semmai leggesse questo scritto e mi volesse ancora contattare dopo tanti anni sappia che ne sarei ben felice».

«Oltre a queste persone che sono state accanto a mio figlio. prosegue mamma Mara – aggiungo il mio più grande grazie a Mirco Jurinovich, rimasto quel giorno profondamente colpito dall’improvvisa morte di Marco. Lui non si è mai arreso nel portare avanti un progetto in cui ha creduto e non si è mai risparmiato in fatica e dedizione: continua ancor oggi a lottare affinché le nostre Istituzioni concludano un lavoro che continua a rimanere in sospeso. Arriverà quel giorno e sarò insieme a Mirco a festeggiare il risultato ottenuto, perché mi piace pensare che chi è sopravvissuto ad un arresto cardiaco, grazie all’uso del defibrillatore, porti con sè un piccolo frammento del cuore di mio figlio: il mio grande, immenso maestro di vita che mi ha insegnato a dirigere il dolore verso la Rinascita e non verso l’annientamento di noi stessi».

Ad intervenire anche il deputato Riccardo Olgiati: «Certo non è stato un anno qualsiasi, l’attività legislativa è stata quasi di fatto sospesa per lasciare spazio alla decretazione d’urgenza per ovvi motivi ed il Parlamento da ormai oltre un anno è impegnato quasi solo nella conversione dei decreti legge di origine governativa. Ma non può e non deve essere una scusa per attendere ancora per molto. Oggi la legge è ferma a causa di una relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha fatto una serie di rilievi tecnici al Ministero della Salute, competente in materia, il quale tarda a risolvere tutti i problemi segnalati. Sappiamo che non è stato un anno qualsiasi a livello di carico di lavoro per il Ministero della Salute ma di tempo ne è passato abbastanza e credo che in un anno e mezzo il tempo per risolvere questi problemi è stato più che sufficiente. Personalmente sto continuando a scrivere ai tecnici del Ministero, l’ultima volta proprio pochi giorni fa, nella speranza che si possa superare l’empasse e si possa finalmente chiudere l’iter di una legge troppo importante, una legge che sarebbe conclusa con un semplice voto in commissione senza nemmeno dover passare in aula. Come legislatori abbiamo un dovere morale verso i cittadini italiani. Come Legnanese sento il dovere di farlo per Mirco e la sua associazione che mi ha fatto conoscere una realtà incredibile fatta di volontari che hanno una missione: quella di diffondere la cultura di uno strumento che può salvare la vita. E vorrei farlo anche per ricordare nel migliore dei modi Marco Bandera, affinché di casi come il suo non ne succedano mai più».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 20 Marzo 2021
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