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Il giorno e la storia: la caduta di Mussolini nel ricordo di Luigi Botta “balilla”

Luigi Botta, ex presidente ANPI, ricorda la giornata successiva alla resa di Mussolini alla colonia elioterapica di Legnano, vissuta da ragazzino "balilla"

Il giorno e la storia

Il mio ricordo del 25 luglio 1943 porta la data del 26 luglio, lunedì. Frequentavo la Colonia Elioterapica Gondar (città dell’Etiopia allora colonia italiana) alla Canazza da un paio di estati. Il 25 luglio, credo fosse di domenica, ero rimasto a casa. Abitando a Legnanello facevo parte del Gruppo “Dino Piochi” che quelli degli altri tre gruppi di Legnano (quartieri legati alla parrocchia) ci identificavano per burla come “quelli del Dino Piögi” (“pidocchi” in dialetto).
Vestivamo con pantaloncini neri, maglietta bianca con collo e maniche orlate in nero. Sul petto ricamata in cotone la scritta ONB (Opera Nazionale Balilla) oppure GIL (Gioventù Italiana del Littorio). Sul lato sinistro un nastrino giallo-rosso.

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La giornata si svolgeva “alla militare”: divisi per squadre al mattino si marciava verso il centro dell’ampio spazio antistante il fabbricato dove si ergeva il pennone per l’alza bandiera. Rulli di tamburo, tromba per il silenzio ed il tricolore raggiungeva la sommità del palo. Quindi il giuramento che ricordo ancora bene: “Nel nome di Dio e dell’Italia giuro di eseguire gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e se necessario col mio sangue, la causa della rivoluzione fascista”.

Poi si giocava, si faceva ginnastica e soprattutto c’era il pranzo che, dato il tesseramento annonario, pur nella sua essenzialità era per tutti “una manna”. Nel pomeriggio su piccole sdraio si faceva un sonnellino, poi una merendina: 5 cm. di pane con un velo di marmellata. A casa non avrei avuto nemmeno quello. Nel tardo pomeriggio l’ammaina bandiera e la preghiera per la Patria. Ritorno a casa.

Il lunedì 26 luglio qualcosa era cambiato, per noi inspiegabile. Dopo l’alza bandiera si erano “dimenticati” di farci dire il giuramento. Verso metà pomeriggio venne in colonia un gruppo di uomini, perlopiù giovani, che a mezzo altoparlante chiesero a tutti noi di dire alle nostre mamme di togliere dalle magliette le scritte ONB e GIL. Chi non lo avesse fatto il giorno dopo non sarebbe entrato in colonia.
Il giorno dopo rientrammo in colonia. Le magliette però erano irriconoscibili: o avevano la scritta coperta con una pezza di tela bianca cucita alla meglio o erano tutte bucherellate per la fatica delle mamme di togliere con le forbici la scritta ricamata in cotone nero. Io ero uno di quelli con la pezza bianca.

Luigi Botta

Redazione
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Pubblicato il 26 Luglio 2020
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