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Il giorno e la storia: 25 luglio 1943 – La caduta di Mussolini nei ricordi di Carlo Venegoni

Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo approva l'ordine del giorno che sfiducia Mussolini. Cosa accadde a Legnano?

il giorno e la storia

Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo, che non si riunisce dal 1939, approva l’ordine del giorno che sfiduciava Mussolini. La mozione, presentata da Dino Grandi, passa con 19 voti favorevoli, 7 contrari e un astenuto.
Carlo Venegoni, nato a Legnano nel 1902, è il maggiore dei fratelli Venegoni, noti antifascisti ed organizzatori del movimento partigiano armato di stampo comunista per tutta la Valle Olona. Entrato al Cotonificio Cantoni come operaio a dodici anni, a quindici è organizzatore insieme al fratello minore Mauro del locale circolo socialista. Comunista dalla scissione di Livorno, nel 1921, diventa segretario del partito a Legnano e poi capozona per l’Alto Milanese. Seguono anni di vessazioni, di carcere e di confino per “ricostituzione di Partito Comunista” (illegale per il Regime, come illegali divennero tutti i partiti e le associazioni non fasciste, boy scout compresi). Carlo Venegoni in carcere contrae la tubercolosi e dal campo di confino di Colfiorito di Foligno (PG) viene inviato, sempre come detenuto politico, al Sanatorio di Vialba e poi al Sanatorio Elena di Savoia di Legnano. Qui riallaccerà i rapporti con amici e compagni antifascisti e il 25 luglio 1943 si “allontanerà” entrando nella clandestinità.
Ecco, da un manoscritto di Carlo Venegoni custodito presso l’ISEC di Sesto San Giovanni, cosa accadde poi in quei giorni a Legnano.

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“La notizia delle dimissioni di Mussolini giunta per radio alle 23.30 del 25 luglio era stata ascoltata da poca gente.
Ma il 26 luglio diventò presto una grande festa popolare. La gente nelle strade, davanti alle fabbriche cantava e si abbracciava ed in molti nasceva la speranza che la guerra era finita e che il peggio era passato.
Erano scomparsi dalla circolazione i gerarchi fascisti ed i distintivi fascisti erano spariti. Ma in quei giorni di gioia e di festa non si dovette lamentare nemmeno un atto grave di violenza contro i fascisti, solo i simboli murali della dittatura andarono in frantumi.
Ma l’euforia delle prime ore era destinata a sparire rapidamente. La dichiarazione di Badoglio (la guerra continua) aveva deluso le attese.
Lo stato di assedio, le cariche contro gli operai scioperanti, il divieto di riunione, il ritardo nella liberazione dei prigionieri politici (erano costretti allo sciopero della fame per invocare la liberazione) e il permanere del potere nelle mani delle autorità fasciste, provocarono un senso di collera e di rivolta fra le masse lavoratrici.
I vecchi sindacalisti, i lavoratori, antifascisti occuparono le sedi dei sindacati fascisti. I gerarchi del corporativismo si erano eclissati e noi trovammo abbandonato il palazzo di Porta Vittoria che doveva diventare la sede della Camera del lavoro.[…]
Mobilitando tutte le nostre forze facemmo rieleggere dai lavoratori delle maggiori fabbriche di Milano le commissioni interne che erano state soppresse dal fascismo. In pochi giorni i lavoratori della Breda, della Falk, Pirelli, Alfa Romeo, Isotta Fraschini, Caproni, Franco Tosi ecc. ebbero i loro organismi rappresentativi.
Ero stato nominato Commissario della Camera del Lavoro di Legnano subito dopo aver lasciato il Sanatorio di Legnano dove ero internato.
Facemmo un gran sforzo per collegarci con tutti i lavoratori con numerosi comizi e assemblee dentro e fuori delle fabbriche sfidando i divieti e le minacce delle autorità militari e superando con lo slancio e l’entusiasmo degli operai ostacoli d’ogni genere. La nostra posizione era chiara. Finirla con la guerra, allontanare dal potere le autorità fasciste, fare cessare lo stato d’assedio e ridare ai lavoratori la libertà di organizzazione e il movimento. Migliorare condizioni di vita e di alimentazione dei lavoratori ridotti allo stremo.
Ma soprattutto prendere le necessarie misure per difendere l’indipendenza nazionale minacciata dalla rafforzata presenza dei nazisti tedeschi.”

Per saperne di più su Carlo Venegoni: cliccare qui

Renata Pasquetto

Redazione
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Pubblicato il 25 Luglio 2020
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