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Marco e Simone, dalla Liguria a San Magno per amore del Palio

Prosegue il viaggio nel Palio di Legnano con le storie firmate dalla giovane stagista di Varesenews Francesca Cisotto. Il sesto racconto ha come protagonista due contradaioli di San Magno.

Prosegue il viaggio nel Palio di Legnano in vista dell'appuntamento del 2 giugno con le storie raccolte nei manieri di contrada e firmate dalla giovane stagista della testata Varesenews Francesca Cisotto. Il sesto racconto ha come protagonista Marco Mantovani e Simone Iberto della contrada San Magno. 


Marco Mantovani arriva dalla riviera di Levante, mentre Simone Iberto da quella di Ponente, rispettivamente da Chiavari e da Imperia, ma entrambi sono a Legnano da diversi anni (6 uno e 10 l’altro), per un "amore galeotto". Entrambi sono entrati in contatto con la grande famiglia del Palio di Legnano tramite amicizie e non hanno intenzione di allontanarsi.

[pubblicita] Marco (a destra nella foto) si è trovato bene fin dal primo giorno in cui ha messo piede nella contrada di San Magno e così, un giorno, non volendo più fare “l’ospite”, ha deciso di tirarsi su le maniche collaborando con grandi e piccoli: «L’ambiente “chiuso” di cui sentivo parlare non l’ho vissuto sulla mia pelle, perciò sono grato delle persone che ho incontrato e ad oggi, avendo la famiglia lontana, posso dire che è una cosa bellissima essere sempre impegnati conoscendo tante persone – racconta il contradaiolo –. Finito l’amore, che mi ha fatto incontrare il mondo del Palio, la contrada si è dimostrata una casa e una famiglia che mi ha accolto».

Ad oggi è priore di contrada, parte del gruppo stalla e cerimoniere per il Collegio dei Capitani a cui è felicissimo di partecipare: «Si tratta di un bellissimo gruppo che apre un pezzo in più dell’ambiente conoscendo i componenti delle altre contrade e tutta l’organizzazione che sta dietro alla sfilata; per questo mi piace dire di sì a tutto ciò che mi può aprire la mente».

L’imperiese Simone (a sinistra nella foto) invece, che da quest’anno è priore, fa parte del gruppo bar collaborando per tenere viva la contrada: «Si tratta di un luogo sociale che dà l’opportunità di stare in collettività in maniera sana con tutte le età, ma è anche un microcosmo dove ognuno, come si suol dire, “fa andare le mani”».

«Nelle mura del maniero, dalla persona che mi ha trascinato a tutte le altre, ho trovato solo grandi amici. È stata una rivelazione e un mondo da cui non sono più uscito e non intendo uscire. – Racconta il priore – Ancora oggi mi viene difficile spiegare di cosa si tratta perché va vissuto; è ormai una parte fondamentale della mia vita e viva S. Magno!».

Entrambi poi, professionalmente, fanno tutt’altro: uno è project manager e l’altro store manager per una multinazionale, ma: «È bello passare da un’attività all’altra senza mai fermarsi perché mossi da una passione».

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Redazione
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Pubblicato il 30 Maggio 2019
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