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Tra il Comitato No Discarica e la maggioranza c’è una voragine sul futuro del Polo Baraggia a Cerro Maggiore

Continua lo scontro tra la maggioranza al timone del paese e il Comitato che si oppone al progetto dell'amministrazione sul futuro del Polo Baraggia

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Continuano ad essere distanti le posizioni di Palazzo Dell’Acqua e del Comitato No Discarica sul futuro del Polo Baraggia, l’area a cavallo tra Cerro Maggiore e Rescaldina al centro di tante battaglie contro l’allora discarica negli anno ’90. Se da un lato la coalizione di centrodestra al timone del paese parla di «obiettivo trasparenza e chiarezza raggiunto» e di «apertura del comitato», dall’altro il fronte del “no” al progetto messo in cantiere da proprietà e amministrazione comunale torna a mettere i punti sulle i, tacciando il Comune di aver «perso ancora una volta l’occasione di dare risposte».

Il centrodestra: “Nel progetto non c’è spazio per i rifiuti industriali”

«Siamo contenti che tanti cittadini abbiano compreso l’errore, o meglio l’orrore, fatto nel 2009 con la chiusura dell’accordo di programma, che ha lasciato Cerro Maggiore sola, liberando di fatto Regione Lombardia, Simec, Ministero Ambiente e Omnia Res (Auchan), dagli obblighi di recuperare il Polo Baraggia con soldi pubblici e, quindi, riconsegnarlo alla collettività – sottolinea la maggioranza -. Accogliamo con soddisfazione anche l’apertura del comitato sul progetto del parco fotovoltaico, punto essenziale del progetto di ripristino ambientale che stiamo discutendo pubblicamente nelle commissioni da qualche mese. Anche se ci sembra che le idee del comitato non siano ancora oggi del tutto chiare, perché con questo progetto, in quell’area, non c’è assolutamente spazio per i rifiuti industriali, come erroneamente dicono e scrivono nei loro volantini. Ribadiamo per l’ennesima volta, con fermezza e convinzione, e siamo disposti a farlo all’infinito, che il progetto di recupero ambientale prevede solamente l’utilizzo di terre e rocce di scavo e sottoprodotti compatibili quali laterizi, macerie o semplicemente terre residue dal rimodellamento dei canali irrigui dei campi. Tutti materiali non inquinati. Inoltre, per quanto riguarda i controlli a tutela del Comune e della collettività, i principi sono stati ben spiegati in entrambe le commissioni consiliari svolte in questi mesi, cosi come la procedura amministrativa che ne definirà i dettagli. Certamente se il comitato avesse ascoltato la commissione, senza abbandonare la seduta o senza lasciarsi andare ad insulti, avrebbe potuto chiarire molte delle incertezze che ancora oggi ha sull’argomento».

«Non smetteremo di avere un atteggiamento di confronto e trasparenza, su questo e su tutti gli altri argomenti che riguardano la nostra comunità. Speriamo che lo stesso atteggiamento arrivi da tutti, perché, come già detto, ancora oggi fatichiamo a capire quali siano le reali proposte del comitato e della lista Bene Comune: durante la commissione si sono detti contrari al progetto di recupero ambientale nella sua totalità, compreso il parco fotovoltaico quale naturale conclusione, salvo poi leggere l’esatto opposto su giornali e volantini. Di sicuro, a fronte di eventuali proposte serie, concrete e percorribili, continueremo a cercare il confronto ed il dialogo. Inoltre, da parte nostra, non mancherà mai l’informazione su aggiornamenti e sul prosieguo della procedura amministrativa riguardante il recupero ambientale dell’area, ripercorrendo tutte le vicende poco chiare che, dal 2008 ad oggi, hanno coinvolto il nostro Comune sul Polo Baraggia, ma non solo. Una cosa è certa: negli anni ’90 l’allora comitato e tanti cittadini di Cerro e Cantalupo lottarono per la chiusura della discarica, come ha fatto la nostra amministrazione nelle aule giudiziarie, dal 2018 in avanti, per evitare di veder riaprire una nuova discarica. Per questo vogliamo mettere la parola fine sulla vicenda e questo è lo spirito comune con cui vogliamo lavorare».

Il Comitato No Discarica: “Esistono alternative concrete”

Frasi dopo le quali non si è fatta attendere la replica del Comitato No Discarica. «Parole, parole, parole… Oltre a non sapere ascoltare, pare che qualcuno non sappia nemmeno leggere – hanno ribattuto dal comitato -. Per quanto non spetterebbe al comitato, la proposta è chiara: un fotovoltaico in fossa, senza conferimenti, senza riempimento. Quello sarebbe un vero ripristino ambientale. Ci danno dei bugiardi ma i fatti dicono altro: la trasparenza minima di legge non è partecipazione; il progetto oggetto dell’accordo è stato voluto dall’operatore con il beneplacito dell’amministrazione, senza trattative, senza valutare altro, e soprattutto senza battersi per il territorio; la cittadinanza non è stata coinvolta ma messa davanti a cose fatte. La trasparenza vera vorrebbe che oltre all’illustrazione del progetto non si raccontasse la favola del “siamo pronti a valutare” ma si dicesse che il a giugno è stata convocata la Conferenza dei Servizi in Regione. La vera trasparenza vorrebbe un consiglio comunale aperto alla cittadinanza».

Per il comitato quella del fotovoltaico in fosse è «una possibilità reale che l’amministrazione, finora, ha ignorato». «Davvero il territorio ha bisogno di un altro decennio di conferimenti – si chiedono dal Comitato No Discarica -? È questa l’unica opzione possibile? E soprattutto: perché non si è pensato a soluzioni alternative, già dal 2022, quando il processo è iniziato? Il comitato civico “No Discarica”, in poche settimane e con il supporto scientifico di un ricercatore dell’Università dell’Insubria, ha elaborato una proposta concreta: realizzare un impianto fotovoltaico in fossa, che richiederebbe solo minimi riempimenti tecnici per la messa in sicurezza, e permetterebbe di rigenerare l’area senza continuare a danneggiarla. Da questo impianto si potrebbe attivare una comunità energetica rinnovabile, coinvolgendo cittadini, piccole-medie imprese, l’amministrazione comunale stessa, e beneficiando di incentivi nazionali e regionali già disponibili».

Una comunità energetica locale e rinnovabile per famiglie, imprese e strutture pubbliche porterebbe per il comitato una serie di vantaggi, come «bollette più leggere per chi partecipa, incentivi dal GSE fino a 110 euro al megawattora per 20 anni, fondi regionali disponibili fino al 2027 per chi presenta il progetto in tempo, entrate per il Comune da destinare a manutenzioni, scuole, aree verdi». «È vero, il termine del 2027 è vicino – sottolinea il Comitato No Discarica, che chiede «più coraggio, più trasparenza e meno rassegnazione -. Ma resta tecnicamente raggiungibile se si agisce con determinazione. E se il percorso fosse stato avviato quando tutto è cominciato nel 2022, oggi non parleremmo di potenzialità, ma di risultati. Il problema è che in due anni non è stato fatto nulla per cercare strade diverse. Il Comune ha preferito la via più semplice, accettando un progetto che garantisce flussi economici immediati dai conferimenti, ma rinvia il risanamento ambientale a data da destinarsi. Il dialogo è ancora possibile, ma va chiesto con serietà. Il comitato non si propone come unico detentore della verità, ma ha dimostrato che alternative concrete esistono. E, sia chiaro, non spettava certo ai cittadini cercare proposte alternative: questo compito spetta a chi è eletto e retribuito per farlo. Ma di fronte al silenzio istituzionale, non potevamo restare fermi, soprattutto dopo che le legittime preoccupazioni espresse dalla cittadinanza sono state derubricate a bugie da chi, fino ad oggi, non ha prodotto alcuna visione per il futuro del sito».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 18 Maggio 2025
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