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Cerro Maggiore dà il via libera ad un «accordo tombale» contro la discarica al Polo Baraggia

Ancora da definire i tempi dell'accordo anti-discarica, che dipendono dalla sottoscrizione di un'analoga convenzione da parte di Rescaldina

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Cerro Maggiore dà il via libera ad un protocollo d’intesa per un «accordo tombale» che permetta di allontanare «per sempre» lo spettro della discarica dal Polo Baraggia e di procedere al ripristino ambientale dell’area. Il documento, approvato dalla giunta Berra a fine marzo e presentato ufficialmente giovedì 4 maggio, segna un primo passo verso una nuova pagina di storia per quella che oggi è di fatto una voragine a cavallo tra Cerro Maggiore e Rescaldina, dopo che l’estate scorsa il Tribunale di Busto Arsizio aveva stabilito che i due comuni non avrebbero dovuto risarcire alcune danno ad Ecoceresc, la società che negli anni passati ha provato a far riaprire i battenti alla discarica.

L’ombra del ritorno della discarica al polo Baraggia aveva iniziato ad allungarsi sui due comuni ormai quasi cinque anni fa, quando a fine 2018 la ex Simec aveva presentato una Valutazione di Impatto Ambientale a Città Metropolitana per un progetto che prevedeva la realizzazione di una discarica controllata di rifiuti speciali dove avrebbero dovuto essere smaltiti in sette anni 2.153.000 metri cubi di rifiuti non pericolosi inorganici, ovvero, in parole povere, fanghi, scarti di lavorazione industriale e terre provenienti da attività di recupero.

Al progetto si erano da subito opposti i Comuni di Cerro Maggiore e Rescaldina puntando il dito soprattutto contro due aspetti. In primis l’accordo di programma di venti anni prima per il ripristino di adeguate condizioni ambientali e di riqualificazione territoriale del polo Baraggia: accordo le cui finalità non erano state completamente assolte e in base al quale non era prevista la possibilità di conferire altri rifiuti. Poi il fattore di pressione, criterio localizzativo per le discariche che punta ad evitare concentrazioni eccessive di rifiuti in base al rapporto tra il quantitativo di rifiuti e l’estensione del territorio, nell’ottica di tutelare l’ambiente e la salute pubblica pur garantendo un corretto dimensionamento delle aree adibite a discarica.

Le loro obiezioni erano andate a segno, con la città metropolitana che aveva ribadito i motivi ostativi al rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale e di conseguenza aveva dichiarato improcedibile l’istanza di valutazione di impatto ambientale. Da lì si era aperto il fronte giudiziario: prima con il ricorso al TAR, depositato e a lungo rimasto senza una data per l’udienza che ora è stata fissata per il prossimo agosto, e poi nella aule della giustizia civile, dove Ecoceresc aveva chiesto un risarcimento danni “monstre” da 2,4 milioni di euro. Il Tribunale, però, aveva dato ragione ai due Comuni, e in autunno Palazzo Dell’Acqua aveva affidato un incarico ad un legale per arrivare ad una nuova convenzione con la proprietà.

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Il protocollo approvato dall’amministrazione uscente, che mette al tavolo insieme a Comune e proprietà anche una terza società che subentrerà per dare attuazione agli interventi previsti dalla convenzione, prevede la «rinuncia per sempre alla riapertura della discarica, il ripristino ambientale dell’area depressa, la realizzazione di un impianto fotovolatico, le realizzazione di una rotatoria sulla via San Clemente e un contributo compensativo per il Comune» stimato in circa 3,5 milioni di euro e pari a poco meno del 7% del fatturato legato al riempimento della porzione di area che si trova sul territorio di Cerro Maggiore.

La speranza è che stavolta giochino a favore del riempimento di quello che è oggi a tutti gli effetti un buco le Olimpiadi di Milano Cortina 2026: il protocollo, che allo scopo concede all’operatore una finestra di tempo di dieci anni, estende infatti i materiali utilizzabili anche a terre e rocce di scavo con un contenuto minimo di altri materiali come il cemento entro i limiti previsti dal Testo Unico Ambientale. Se così non sarà, però, la strada tracciata dal documento è quella di un recupero sul modello del Parco degli Aironi di Gerenzano.

«Il documento a nostro avviso è la chiave di volta di una situazione che ci ha visto vittoriosi sul piano legale, permettendoci di stare al tavolo in una posizione di forza – sottolinea l’assessore al bilancio Matteo Bocca -. La nostra prima richiesta è stata la rinuncia tombale a riaprire la discarica perché abbiamo vinto con le leggi attuali, ma se fra qualche anno dovesse cambiare la normativa nazionale o regionale il buco sarebbe una minaccia». L’incognita è legata soprattutto al fattore di pressione, che «il Consiglio di Stato ha già sancito essere una normativa ponte ed è un fattore meramente tecnico, che può essere alzato o abbassato», come aggiunge il vicesindaco Alessandro Provini.

Ancora da definire i tempi, che dipendono anche dalla sottoscrizione di un analoga convenzione con il Comune di Rescaldina, sul cui territorio ricade una parte dell’area. Intanto, però, esultano sia i partiti di maggioranza («Finalmente possiamo dire “Mai più discarica”), sia la prima cittadina uscente, oggi in corsa per il secondo mandato («Il nostro intento è sempre stato quello di riuscire alla fine del mandato a dire che la discarica non sarebbe più stata riaperta»).

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 04 Maggio 2023
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