Oggi è domenica.
Oggi mi hanno lasciato uscire al sole, ed è la prima volta.
E per la prima volta nella vita sono rimasto immobile
sorpreso di quanto il cielo sia lontano,
e blu
e immenso.
Poi mi sono seduto sulla terra con rispetto,
la schiena contro il muro.
Adesso niente scherzi,
nè lotta e libertà, e non mia moglie.
La terra, il sole ed io…
Sono felice…

Nazim Hikmet, 1938
in "Poesie d'amore e di lotta", Mondadori editore, 2017

Nazim Hikmet fu un poeta e drammaturgo turco, detto anche il "rivoluzionario romantico". Costretto ad espatriare per motivi politici e per la pubblica denuncia verso il genocidio armeno, negli anni Venti visse in Unione Sovietica, dove si avvicinò al comunismo. Tornato in Turchia venne arrestato prima nel 1929 per affissione irregolare di manifesti politici e passò cinque anni in carcere, poi di nuovo nel 1938, con una pena di reclusione di 28 anni e 4 mesi per aver scritto, secondo il regime turco, un poema che incitava i marinai alla rivolta. Durante questa prigionia scrisse "Oggi è domenica". In carcere venne torturato e costretto a una dura detenzione. Hikmet protestò con uno sciopero della fame di 18 giorni. Lo stop al cibo, però, gli procurò gravi problemi cardiaci che si trascinò fino alla morte. La seconda reclusione durò 12 anni. Uscì per amnistia anche grazie all'intervento di grandi intellettuali del tempo, tra cui Tristan Tzara, Pablo Picasso, Paul Robeson, Pablo Neruda e Jean-Paul Sartre. Il regime cercò di ucciderlo più volte. Hikmet si rifugiò a Mosca e morì nel 1963.