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A Varese i funerali di Teresa Lampugnani, Stato e comunità per l’addio alla mamma del ministro Cartabia

I Funerali della mamma del ministro della Giustizia Marta Cartabia si sono svolti nella sua parrocchia di riferimento, a Giubiano: tra picchetti d'onore e manifestazioni d'affetto

I funerali di Teresa Lampugnani Cartabia

I funerali della mamma del ministro della Giustizia Marta Cartabia, nativa di San Giorgio su Legnano, si sono svolti nella mattina del 30 novembre nella sua parrocchia di riferimento, nel quartiere di Giubiano a Varese; a salutarla c’era lo Stato ma anche la comunità più vicina, quella dei parenti, degli amici, dei vicini di quartiere, tra picchetti d’onore e manifestazioni d’affetto sincero.

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Alla cerimonia non potevano infatti non esserci alcune delle più alte autorità della città: tra gli altri il sindaco Davide Galimberti, il prefetto Dario Caputo, il questore Michele Morelli, il comandante della legione Carabinieri Lombardia Andrea Taurelli Salimbeni, il comandante provinciale dei Carabinieri Gianluca Piasentin, il comandante della Guardia di finanza di Varese Crescenzo Sciaraffa, il procuratore della Repubblica Daniela Borgonovo.

Ma la parte istituzionale si mescolava con la parte privata della cerimonia con grande serenità: e se all’arrivo del Ministro il picchetto di Polizia si metteva sull’attenti fino al suo passaggio, i residenti del quartiere in cui la mamma viveva, quello di Giubiano, passavano a salutare l’amica per fare le condoglianze, con l’informalità di chi si conosce da sempre.

Una cerimonia dove l’importanza della carica imponeva un’attenzione da parte delle forze dell’ordine, ma quello che la famiglia e la comunità sentivano era la necessità di stare vicino al marito Giancarlo e ai figli Adriano e Marta, che in questo caso solo incidentalmente era anche il ministro della Giustizia in carica, anzi uno dei più stimati del governo Draghi. «In fondo questo è un funerale come altri che celebriamo» spiega il responsabile della parrocchia di Giubiano, don Giuseppe Pellegatta, davanti alle forze di polizia che tenevano sotto controllo le uscite, rispondendo alle domande dei giornalisti che chiedevano se c’erano particolari differenze nella cerimonia.

E come tale è stata: con il parroco Don Giuseppe che nella predica ricorda Teresa seduta sulle panche della chiesa e poi ricorda che «La nostra vita si compie, non si spegne, come molti di noi immaginano. La sua è stata una vita piena e compiuta, che ora sfocia oltre l’orizzonte terreno», e il prete amico di famiglia, don Beppe, arrivato da Milano per concelebrare la cerimonia, si è premurato di ricordare a chi resta che «Tutto questo non va perso».

Particolarmente commovente la lettura della preghiera dei Fedeli, affidata a una commossa nipote, che tra l’altro ha ricordato «Tutti coloro che hanno fatto dell’educazione la loro vita, come la nonna, perché ricordino sempre l’importanza che questa ha nello svelare il senso e il bello». Perchè, come ricorda anche il biglietto lasciato fuori dalla chiesa per chi ha partecipato alla funzione, Teresa: «Era un insegnante, amava moltissimo i fiori. ma la sua passione era veder fiorire i suoi alunni, quelle con storie complesse in particolare. Se volete, una donazione a Portofranco la farà felice».

Un’opera di bene che non solo può essere più duratura dei fiori, ma può aiutare a proseguire l’opera di Teresa anche negli anni a venire: Portofranco è infatti un centro di aiuto allo studio per gli studenti delle scuole medie superiori che aiuta gratuitamente oltre 1.200 ragazzi, grazie a oltre 300 volontari qualificati.

Redazione
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Pubblicato il 30 Novembre 2021
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