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Adolescenza tra selfie sui binari e riti di passaggio: bisogno di sfida o pericolo?

Non risponderò ad una lettera in particolare ma prenderò spunto da alcune sollecitazioni di diversi genitori che ci hanno scritto a proposito degli ultimi eventi di cronaca legati a comportamenti  rischiosi messi in atto da adolescenti.

 

Da sempre l’adolescenza rappresenta quel periodo della crescita in cui il bisogno di rischiare si esprime in maniera intensa arrivando a volte ad assumere comportamenti dannosi per la propria salute. Atteggiamenti di sfida che, come la cronaca riporta anche in queste ultime settimane, spesso conducono ad epiloghi spaventosi. Ultimo, in ordine di tempo, la “moda” dei selfie sui binari del treno.

L’idea che un giovane possa mettere in pericolo la propria vita in un modo così folle appare così insensato ed angosciante che induce spesso a cercare semplificazioni che ci proteggono da riflessioni più profonde ma forse, necessarie. Cercare difatti una motivazione esterna a ciò che ci spaventa e a ciò che come in questo caso sembra poco comprensibile, diviene una forma di difesa che aiuta a controllare l’ansia e ci fa sentire così distanti da quella situazioni tanto da non dovercene occupare. 

Partiamo dal presupposto che i giovani hanno bisogno di esplorare i propri limiti e le proprie capacità, di mettersi alla prova per provare a percepirsi grandi, autonomi e indipendenti e quindi lo sperimentare emozioni forti e rischiose può essere considerato come una sorta di rito di passaggio, necessario alla crescita. Perché e’ anche in questo modo che i ragazzi si confrontano con loro stessi e con le proprie capacità.

Ed è altrettanto vero che i giovani faticano a considerare le conseguenze immediate dei loro comportamenti  e la sfida con la morte o anche solo con l’idea della morte che taluni di loro “mettono in scena” con comportamenti estremi, sembra raccontare tutto il disagio e le difficoltà di una fase evolutiva così complessa.

Ed è proprio la fase dell’adolescenza che attraverso i suoi protagonisti e anche in un’ottica sociologica , si fa carico di rappresentare in maniera chiara e lucida, i disagi e le trasformazioni di ogni precisa epoca storica.È proprio attraverso l’adolescente che noi possiamo capire come il mondo sta cambiando e in quale direzione sociale e culturale ci stiamo dirigendo .

E allora non possiamo dimenticare che il luogo dove si è generato questo cambiamento è la famiglia, istituzione che negli ultimi decenni ha subìto delle trasformazioni enormi in particolare per ciò che riguarda le interazioni e i ruoli genitoriali al suo interno. Ecco quindi che lo scenario si allarga dal figlio al genitore, dalla famiglia alla società e alla cultura che la sostiene.

Sembra che oggi quei riti di passaggio di cui parlavo prima e quei conflitti a volte anche duri e sofferti che i genitori delle generazioni precedenti forse percepivano come necessari e imprescindibili, oggi siano vissuti dai genitori con estrema fatica e come fonte di una profonda angoscia che i genitori stessi tentano in ogni modo di tenere il più possibile distante. I genitori oggi sembrano spaventati dall’idea che il proprio figlio possa sperimentare una qualsiasi forma di disagio e di frustrazione e di conseguenza sembra che si faccia di tutto per “evitare le brutte cadute” . Al contrario, l’idea che attraversa molti genitori è che l’assenza di conflitto con il proprio figlio sia la garanzia di un buon rapporto.

Ma il conflitto spaventa noi o i nostri figli? Siamo in grado di tollerare il dispiacere e il disagio sul volto dei nostri ragazzi quando si approcciano alle prime sfide, ai primi inciampi? O li sentiamo troppo fragili da credere che potrebbero farcela ad affrontare le loro sfide !

L’eccessiva protezione che oggi caratterizza sempre più le relazioni tra genitori e figli, i ruoli genitoriali che divengono sempre più confusi tra madre e padre, rendono sempre più faticoso il distacco e la separazione e mina la capacità dei ragazzi di aprirsi all’interazione sociale in modo sicuro e solido.

La famiglia al contrario dovrebbe rappresentare quel luogo, sia fisico che psichico, nel quale ogni figlio possa iniziare a sperimentare le prime forme di conflitto e di stress, la fatica e la conseguente frustrazione necessarie a “prendere le misure” e a confrontarsi con le proprie risorse e tutto questo all’interno di uno spazio che è ancora spazio protetto e quindi luogo di sperimentazione.

Ma se la famiglia e in parte a volte anche la Scuola, non sono vissute più come delle sfide e dei luoghi di passaggio e di trasformazione necessarie per mettersi alla prova , ma solo come luoghi di accudimento, sarà sempre più probabile che i giovani vaghino alla ricerca di nuove esperienze fino ad arrivare a volte a situazioni di estremo pericolo per il bisogno (in se stesso sano) di percepirsi come parte viva e in contatto con il Mondo.  E non dobbiamo dimenticare che è il corpo il canale attraverso il quale gli adolescenti comunicano il loro disagio. Ed è proprio il corpo che spesso gli adolescenti mettono in pericolo e che raccoglie le manifestazioni di un disagio profondo e difficile da comunicare.

Oggi è il selfie sui binari del treno ma domani, passata la moda, sarà altro ad eccitare il desiderio di sfida.

 E allora ciò che va analizzato non è il mezzo in sé, ma la relazione che il giovane instaura con quel mezzo , il senso che ha per lui. E quindi il bisogno che lo sottende e che lo spinge verso il suo realizzarsi.

Se da un lato è l’essenza stessa dell’adolescenza ha spingere i ragazzi alla ricerca di sé attraverso continue sfide è altrettanto vero che atteggiamenti così rischiosi mettono in luce un disagio che va oltre il fisiologico bisogno di eccitazione e di euforia e diviene un messaggio e una richiesta di aiuto di cui ognuno di noi, ciascuno per il proprio ruolo, non può non farsi carico.

Anche i genitori di oggi come i loro figli, si trovano di fronte ad un mondo così articolato e complesso da aver perso in parte l’orizzonte di senso che guida le loro scelte e le loro azioni educative ed è per questo motivo che la riflessione e il confronto possono diventare una risorsa necessaria.

 

Dott.ssa Silvia Facchetti, Psicologa Psicoterapeuta

 

Studio di Psicologia dott.sse Basilico, Facchetti, Munaro

www.studiodipsicologia.mi.it

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Pubblicato il 09 Aprile 2017
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