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Palio, dediche e bacchettate… a tutti

29 Maggio 2017

Non so se sia peggio appendere il foulard, togliere la bandiera dal balcone o rendersi conto di essere grasso e pieno di scorie.
E’ il blue Monday post Palio e devo farci i conti.
Quest’anno ce n’è per tutti, più che altro perché abbiamo vissuto un Palio meraviglioso e, pur sottovalutata, una Provaccia altrettanto entusiasmante. 
Ce n’è per tutti perché è proprio quando si fa bene che si deve migliorare.

Dedicato alle Contrade.
C’è chi finalmente toglie la cuffia e la toglie come si deve.
C’è chi sta un’oretta petto al canape e ora ha un anno intero per educare e per fare un buon lavoro.
C’è chi è sempre lì, con un fantino che sa giocare al Palio di Legnano, mannaggia a lui.
Ci siamo noi, che dobbiamo sempre farci riconoscere, nel bene e nel male.
Poi c’è chi ci credeva e fa i conti con la delusione.
C’è chi invece già non ci credeva prima di iniziare.
Infine c’è chi fa sempre bene e ogni tanto può andar male.
Ah già, con dolore mi viene in mente chi proprio non c’è stato.
Ad ogni modo, che la corsa sia andata bene o male, auguro a tutti di affrontare il nuovo anno con unità e stimoli, solo così possiamo rendere sempre più grande questo patrimonio della città. Spetta a noi Contradaioli partire dal basso ed educarci al Palio, aprendoci alle novità pur mantenendo viva la Tradizione.

Dedicato al Comune, al Collegio dei Capitani, alla Famiglia Legnanese, a tutte le autorità del Palio.
Il Palio di Legnano sta crescendo e credo che tutto il movimento debba crescere in ogni aspetto, senza perdersi in dettagli che rischiano solo di gettare ombre su un evento che dovrebbe renderci orgogliosi di fronte a tutto il nostro Paese.
Non esiste far attendere sotto il sole cocente centinaia di sfilanti, bambini ed anziani sopra tutti.
Non esiste che l’accesso alle tribune dei distinti siano due porticine, neanche fossero gli sgabuzzini di casa mia. Ormai al Campo arrivano migliaia di spettatori, sarebbe opportuno sfruttare al meglio tutti gli accessi.
Non mi piace che alla Provaccia le scorte delle Contrade debbano sfilare come soldati della città, sedici armati vestiti diversamente sono veramente brutti da vedere. Inoltre, e forse è proprio l’aspetto più importante, trovo degradante tenere lontano le scorte dai propri Gonfaloni e dalle proprie Reggenze. Piuttosto, che si chiamino sfilanti del Comune, vestiti con criterio, belli ed ordinati. Personalmente sono al campo per difendere il mio Gonfalone e la mia Reggenza, non per andare a braccetto con coloro contro i quali competerò per conquistare la vittoria.
Non esiste che forze dell’ordine ed addetti alla sicurezza impediscano ai Contradaioli della Contrada vincente di invadere il Campo dopo l’arrivo dei cavalli. Reprimere una gioia come la vittoria del Palio è il più grande insulto che si possa rivolgere a chi aspetta una vita intera per quel momento. Capisco la sicurezza, capisco i protocolli, ma la Tradizione è un’altra cosa. Siena docet.
Non esiste che la diretta televisiva sia così penosa, posso capire la parsimonia, posso capire il caldo, posso capire il numero di collegamenti in contemporanea, ma perdersi per così poco è proprio un peccato. Mi spiace che anziani e cittadini non possano godere dello spettacolo del Palio da casa, mi dispiace che io non possa vedermi da casa delle immagini decenti nei giorni successivi.
Non mi piacciono le manifestazioni in notturna, è un peccato che i cortei delle Contrade tornino ai Manieri con il buio.

Dedicato ai cittadini.
Noi Contradaioli siamo molto gelosi della passione che viviamo e ci piacerebbe ricevere un pochino più di rispetto durante tutte le manifestazioni del Palio, da fine Aprile al giorno della sfilata e della corsa.
Le Contrade lavorano un anno con dedizione per preparare una sfilata che possa rendere orgogliosa la città intera, evitiamo di attraversare la strada passando in mezzo agli sfilanti, è un atto maleducato veramente di cattivo gusto. Evitiamo anche di insultare gli sfilanti, è un gesto di una piccolezza infinita.
Evitiamo di deridere l’amore ed i suoi gesti, è come se venissero derisi un mazzo di rose donato ad una fidanzata, una nonna che abbraccia il proprio nipotino o una bimba che corre in braccio al papà.
Voi cittadini, provate ad avvicinarvi alle Contrade, in punta di piedi, con voglia di ascoltare, senza pregiudizi, senza luoghi comuni, senza pensare di avere la verità in mano. Se non avete voglia di fare questo passo, con gentilezza, il silenzio e la distanza sono gli atteggiamenti più graditi.
Evitate di salire sulle tribune del Campo se non siete pronti a convivere con le emozioni dei Contradaioli. Perché, cari cittadini, cari turisti, quella non è una corsa di cavalli e, altro monito, indossare un foulard non vi rende Contradaioli.

Dedicato alla mia Contrada.
Finché vivo ti voglio amare, i panni sporchi li lavo a casa mia.

Un piccolo, quasi grande, Contradaiolo di San Domenico.
Marco Ristori

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