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Omicidio via Tasso, Calello conferma la lite prima degli spari

Secondo l'avvocato Riccardo Piga, il 29enne, dopo l'omicidio, «aveva rimosso l'accaduto».  - Nessuna informazione sull'autopsia...

«Dopo l'omicidio, Antonio Calello sembrava aver rimosso tutto l'accaduto, era come traumatizzato». Questa la prima impressione avuta dall'avvocato Riccardo Piga, il legale che ha assistito il 29enne legnanese durante il suo primo interrogatorio conclusosi di notte con la confessione dell'omicidio di Gennaro Tirino.  

L'accusato, ascoltato dopo il fatto accaduto la mattina di mercoledì 27 settembre in via Tasso a Legnano, avrebbe raccontato, dopo diverse ore, di aver agito a seguito di una violenta lite con Tirino. 
E, sempre secondo la versione dei fatti di Calello, sarebbe stata proprio la vittima ad estrarre la pistola, divenuta poi l'arma del delitto, non ancora trovata dagli inquirenti.

«Importante il lavoro svolto dal pm Nicola Rossato che ha saputo tranquillizzare il ragazzo e comunicare con lui – spiega il legale –. Dunque, Calello ha raccontato di aver voluto incontrare Tirino a seguito dell'ennesimo maltrattamento subito dalla sorella. Durante la lite Tirino avrebbe estratto la pistola puntandola in direzione del volto di Calello, il quale avrebbe reagito riuscendo a disarmare il suo avversario, per poi sparare». 

Intanto, non sono ancora stati ufficializzati i risultati dell'autopsia sul cadavere della vittima. Esame autoptico effettuato, sabato 30 settembre, che chiarirà il numero di colpi sparati e permetterà di fare luce sulla vicenda. «Il giovane due giorni prima avrebbe visto la sorella tumefatta a causa dell'ennesimo pestaggio ad opera di Tirino – racconta l'avvocato -. E sembra che la ragazza, per evitare di procurare ulteriori pensieri, avrebbe giustificato gli ematomi con uno "scoppio improvviso dell'airbag". Secondo la confessione di Calello, la vittima perseguitava costantemente la sorella: gli spostamenti della ragazza sarebbero stati controllati da due persone incaricate da Tirino. Comportamenti persecutori che avrebbero creato tensione e paura anche nel nucleo famigliare». 

La Procura di Busto Arsizio e i carabinieri della Compagnia di Legnano continuano le indagini per cercare l'arma e chiudere il caso definendo con certezza i termini di colpevolezza del giovane Calello. Nel frattempo, su Facebook è stata creata la pagina "Antonio Calello siamo tutti con te", subito rimossa dagli stessi amministratori in quanto sia per quest'ultimi che per gli iscritti poteva configurarsi apologia di reato.

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 04 Ottobre 2017
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