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Migranti: a scuola di conoscenza e di dialogo

L'articolo-testimonianza degli studenti di quinta delle Barbara Melzi sulla visita al centro di accoglienza per migranti...

Riceviamo e pubblichiamo l'articolo-testimonianza degli studenti dell'Istituto Barbara Melzi sulla visita a Casa Onesimo, centro di accoglienza straordinaria per migranti.


Noi ragazzi della Barbara Melzi di Legnano, in particolare della quinta istituto  professionale dei servizi socio sanitari  e  quinta liceo economico sociale, insieme alla prof.ssa D. Terrenghi, abbiamo potuto incontrare, nei pomeriggi del 24 e del 31 gennaio, Angelo Rossi, responsabile della comunità Casa Onesimo di Busto Arsizio e gli ospiti della casa.

Casa Onesimo è un CAS, cioè un Centro di Accoglienza Straordinaria che in realtà si occupa ordinariamente di accogliere  immigrati ed anche ex detenuti,  detenuti in misura alternativa e in permesso premio; è gestita dalla cooperativa Intrecci che fa parte del consorzio Farsi prossimo, promosso dalla Caritas Ambrosiana.

La struttura ospita 25 utenti di cui 20 profughi e 5 dell'area Carcere. Casa Onesimo nasce nel  2005 grazie a Don Silvano Brambilla come accoglienza di supporto al carcere di Busto Arsizio, per aiutare chi, una volta uscito dal carcere, non sapeva dove andare. Successivamente  Casa Onesimo, con il dilagare dell’emergenza dei profughi, ha offerto alloggio anche a queste persone bisognose.

Angelo ci ha accolto calorosamente nel suo studio; dopo averci raccontato in generale il funzionamento del centro accoglienza, ci ha presentato due ospiti, che ci hanno portato testimonianza diretta  di quella che, a grandi linee, può essere l’ esperienza di ogni profugo che lascia il suo paese per raggiungere l’Europa.

Abbiamo conosciuto Yassin, fuggito dalla guerra in Somalia, e Thierry, arivato in Europa perchè desiderava girare il mondo.

Dopo i loro racconti, Angelo ci ha fatto fare il giro della casa, mostrandoci i vari ambienti che la compongono, nel frattempo raccontandoci la tipica routine dei ragazzi che ci vivono.

L’ ente ha il fine di creare un ambiente familiare poiché ospita giovani senza alcun appoggio dai parenti rimasti nel paese di origine, senza nessun riferimento e nessuna possibilità lavorativa che permetta loro di avere una vita dignitosa.

Da una parte questo ambiente famigliare è favorito da alcuni supporti per i ragazzi, come per esempio  una cucina interna dove  poter preparare piatti tipici della propria cultura, una stanza da poter arredare con oggetti personali, una sala TV dove poter imparare l’ italiano e confrontarsi con gli altri ragazzi della casa.

Dall’ altra parte, invece, si intromette nel benessere della casa tutto il mondo burocratico, che ostacola quotidianamente la vita e la permanenza degli ospiti.

Angelo ci ha raccontato di come risulta complicata e prolissa la richiesta per una visita medica o l'ottenimento di semplici documenti, quali la  carta di identità, il Permesso di soggiorno, che spesso vengono modificati ripetutamente a causa di un sistema poco efficace.

Il nostro istituto ha deciso di proporci questa esperienza per far sì che potessimo conoscere e toccare più da vicino la realtà dei migranti, una realtà non più così lontana da noi,  che ormai è diventata una delle problematiche più discusse a livello mondiale.

Un altro grande problema di cui siamo venuti a conoscenza è la mancanza di strutture riabilitative rivolte agli ex detenuti, che, una volta scontata la pena, si trovano in un mondo che offre  loro pochissime possibilità di riscatto sociale.        

Grazie a questo incontro abbiamo imparato quanto sia importante entrare direttamente in contatto con  il fenomeno di cui si vuole venire a conoscenza, per poter così formulare un' opinione, che non sia necessariamente conforme a quella proposta dai mass media.

Le parole di Angelo ci hanno lasciato una grande lezione sull’importanza del far crescere le persone in un ambiente sano e buono nel quale non ci si senta denigrati ed esclusi da tutta la realtà sociale che sta intorno.  Per potersi davvero comprendere occorre che le persone vivano in dialogo, abbiano la possibilità di parlare ed ascoltare, entrando davvero in empatia l’una con l’ altra.     

I ragazzi di quinta dell' istituto professionale dei servizi socio sanitari 

e quinta liceo economico sociale

Redazione
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Pubblicato il 07 Febbraio 2017
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