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25 aprile: l’intervento di Luigi Botta

Il discorso ufficiale del presidente dell'Anpi Legnano

A tutti voi porgo il caloroso saluto della sezione Anpi di Legnano. Un ringraziamento alle autorità civili e militari presenti, alle Associazioni d’Arma, al complesso bandistico, ed a don Fabio Viscardi che sempre ci assiste nelle nostre manifestazioni ufficiali. Un grazie a tutti gli studenti per le loro letture, per i loro canti ed un sentito apprezzamento per il lavoro dei loro docenti. Lo sventolio del tricolore nelle loro piccole mani penso abbia toccato le menti di tutti noi quale garanzia di un futuro democratico per la nostra Italia.

«Sulla neve bianca bianca
una macchia color vermiglio
il sangue, il sangue di mio figlio
morto per la libertà
Quando il sole la neve scioglie      
un fiore rosso vedi spuntare:
o tu che passi, non lo strappare
>è il fiore della libertà.  
Quando scesero i partigiani
a liberare le nostre case
sui monti azzurri mio figlio rimase
a far la guardia alla libertà»

Nella lirica di Gianni Rodari cogliamo appieno il significato del 25 aprile. Oggi noi ricordiamo quegli eventi non per una rimpatriata simbolica di tipo nostalgico e trionfalistico ma perché da quegli eventi è rinata la nostra Italia e su di essi poggiano le fondamenta della nostra Repubblica democratica.
E’ questa l’ultima volta che, dopo 11 anni, porto a tutti voi il saluto dell’ANPI in questo giorno, giorno di festa per la nostra Patria. Come usa dire, è arrivato per me il momento di passare il testimonio.
L’insurrezione dell’aprile 1945 e la Liberazione che l’ha coronata hanno segnato la fine della fase militare della Resistenza, la conclusione  della lotta armata iniziata nel settembre del 1943 Grazie ad essa abbiamo riconquistato la libertà, la nostra dignità di uomini liberi, la dignità di libera nazione per il nostro Paese. Le donne hanno ottenuto il diritto al voto e le donne legnanesi andarono alle urne per la prima volta il 7 aprile del ’46.
La Resistenza contro la dittatura fascista e contro l’occupante nazista fu resa possibile dalle grandi forze popolari che seppero trovare la loro unità e seppero coinvolgere tanti italiani. Uomini e donne di diverso credo politico e religioso, di tutte le classi sociali, dalle diverse professioni. Molti religiosi e sacerdoti dei vari Ordini.
La Resistenza venne combattuta da oltre 250 mila partigiani, donne e uomini che combatterono clandestinamente nelle città, che sopravvissero per due inverni sulle montagne e poterono operare solo grazie alla solidarietà di tante persone che li aiutavano e sostenevano.
La Resistenza fu sorretta dall’esempio degli oltre 600 mila militari italiani inviati nei campi di concentramento nazisti perché si rifiutarono di arruolarsi nella Repubblica fascista delle brigate nere di Salò. Vi morirono in 50 mila.
Resistenza fu la scelta di una parte dell’Esercito italiano di schierarsi con gli alleati, con loro combattendo per cacciare oltre le Alpi il tedesco occupante. Ricordiamo qui il “Gruppo di combattimento Legnano” costituitosi per primo e che inflisse la prima sconfitta ai  tedeschi a Mignano Montelungo. Un pensiero vada ai nostri militari sparsi nei vari Paesi in missione di pace.

Resistenza fu l’orribile massacro dei 10.260 nostri soldati a Cefalonia, i 59 mila partigiani caduti, i 37 mila militari delle diverse armi morti combattendo i nazifascisti, i 26 mila civili, donne, vecchi, bambini trucidati per rappresaglia coi loro parroci sul sagrato delle chiese. Le cascine, i borghi dati alle fiamme dai tedeschi e dai brigatisti neri in ritirata.
Resistenza furono i lavoratori che nel ’43 e nel ’44 con gli scioperi diedero vita alle più grandi manifestazioni di massa mai viste in territori occupati dai tedeschi, assestando un colpo decisivo al fascismo, rendendosi protagonisti del destino del nostro Paese. I nostri lavoratori deportati nei lager nazisti dai quali non fecero più ritorno. Un saluto a Candido Poli, l’unico  oggi vivente.
Le testimonianze delle torture, delle fucilazioni, delle impiccagioni, della sofferenza del popolo tutto. E gli episodi terribili di partigiani che, invece di combattere il comune nemico, a volte si uccidevano tra loro. Ed i sussulti di rabbia che portarono ad altre morti, spesso ingiustificate. Anche questo fu Resistenza. 
Un’epopea grandiosa, mondi incredibili, commoventi, straordinari, mondi generosi e severi, a volte crudeli. Che fanno riflettere, pensare, ricordare.
Il valore della Resistenza: Valga rileggere l’incipit dell’intervento  che Alcide De Gasperi pronunciò alla Conferenza di pace di Parigi il 10 agosto 1946. 
“…sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me…” Così inizia De Gasperi. Ed avverso il trattato che i Paesi vincitori avevano già stilato e che penalizzava enormemente l’Italia, De Gasperi giocò l’unica carta in suo possesso: la Resistenza e la Lotta di Liberazione, che consegnarono il Nord Italia libero agli Alleati che avanzavano. Molti articoli di quel trattato vennero cancellati o modificati, i debiti di guerra furono ridotti, l’Italia non fu divisa ed occupata dalle quattro potenze come lo furono Germania ed Austria e poté ricostituire subito il proprio esercito. L’Italia fu considerata cobelligerante. 

Dalla Lotta di Liberazione è nata la nostra Costituzione. Una Carta che sancisce per tutti eguali doveri e diritti, che ci fa cittadini e non plebe. Valori di libertà, di giustizia sociale, di onestà verso gli altri e noi stessi, del diritto al lavoro che consegni dignità al cittadino, di speranza per i giovani, di serenità per chi ha concluso la sua esperienza di lavoro, di condanna per i disonesti che danneggiano la collettività.  La Costituzione è avversità ad ogni forma di fascismo sia esso palese che camuffato da nuove facciate. Una Costituzione che deve essere ancora appieno realizzata, ma che va difesa nei suoi principi fondamentali.
Negli scorsi anni abbiamo ricordato in questa piazza i nomi dei tanti legnanesi che persero la vita per la nostra libertà o che la rischiarono in prima persona combattendo il fascismo. Da Giovanni Novara a Carlo Guidi, da Mauro Venegoni a don Mauro Bonzi vittima di Dachau.
Con l’Amministrazione abbiamo dedicato ieri mattina il giardino di via Venezia al nome del partigiano Giovanni Brandazzi, quale plenipotenziario del C.L.N. di zona, che governò Legnano nell’immediato dopo guerra. Con lui si è inteso onorare tutti i membri del C.L.N. legnanese che tanto fecero per risollevare la città dalla disastrosa situazione post bellica. Una lapide è stata posta a ricordo.
Ma la nostra città non è ricca solo di lapidi e monumenti, è ricca di iniziative, di solidarietà, di lasciti morali di persone che l’hanno onorata con la loro capacità produttiva e di quelli che oggi ricordiamo quali artefici della nostra libertà ed è sopra i loro ideali che dobbiamo consolidare la nostra coscienza di liberi cittadini.
Il 25 aprile corona un periodo che molti storici hanno identificato come il nostro secondo Risorgimento. Nel primo Risorgimento coi canti patriottici come nel “ Va pensiero” che il poeta Solera scrisse ispirandosi al salmo 137 che canta la pena degli ebrei deportati e sottomessi a Nabucodonosor. “ là sui fiumi di Babilonia sostammo e piangemmo al ricordo di Sion ed ai salici di quella terra sospendemmo le nostre cetre”. Ed il riferimento era all’ impero austro-ungarico.
E nel secondo Risorgimento coi canti partigiani e le lettere dei condannati a morte della Resistenza, gli scrittori ed i poeti, e la lirica di Quasimodo: “ come potevamo noi cantare col piede straniero sopra il cuore, tra i morti abbandonati nelle piazze, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso al palo del telefono? Alle fronde dei salici per voto anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento”. Ed il riferimento era il nazifascismo.
Da 600 anni prima Cristo alla recente storia: oppressione e poi riscatto e l’allegoria delle cetre appese per lutto e protesta ai rami dei salici.
Il 25 aprile ha tolto idealmente dal ramo dell’oppressione nazifascista la cetra della libertà consegnandola a tutti noi affinché venga onorata, custodita, difesa. 
La Resistenza e la Lotta di Liberazione furono momenti di esaltante patriottismo, un patriottismo reso sacro da tanti lutti e tanto dolore.   
In questo dolore, in questa lotta ed in questo sacrificio affondano le loro radici la nostra Repubblica e la nostra Costituzione che la Storia chiama tutti a riconoscere come matrice della nostra comunità nazionale che racchiude l’identità del nostro popolo e della nostra Italia.
Buon 25 aprile a tutti

Luigi Botta, presidente Anpi Legnano

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 25 Aprile 2016
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