La pallavolista azzurra Benedetta Sartori da Bangkok alla “sua” Legnano: “I Mondiali un sogno realizzato”
Dopo la benemerenza civica del mese scorso, Sartori ha incontrato il sindaco Radice e gli assessori Bragato e Berna Nasca a Palazzo Malinverni
Tre mesi fa era a Bangkok insieme a mostri sacri come Paola Egonu e Anna Danesi, mentre le Azzurre del volley di Julio Velasco salivano sul tetto del mondo e riportavano all’Italia il titolo mondiale dopo 23 anni. Lunedì 15 dicembre, a poche ore dalla vittoria nel derby lombardo contro Bergamo, Benedetta Sartori, dopo la benemerenza civica del mese scorso che non aveva potuto ritirare di persona, ha incontrato il sindaco Lorenzo Radice e gli assessori Guido Bragato e Monica Berna Nasca a Palazzo Malinverni.
Cresciuta nelle giovanili della FoCol, dove ha militato da 12 ai 16 anni, Benedetta Sartori è diventata professionista nel 2019 e oggi veste la maglia della Numia Vero Volley. L’emozione dopo Bangkok si tocca ancora con mano. «Ancora oggi faccio molta fatica a raccontare le emozioni che ho vissuto quest’estate – ha raccontato Sartori -, perché io stessa non mi aspettavo di coronare quello che è sempre stato uno dei miei sogni del cassetto a 24 anni».
Sogno nel cassetto che Benedetta Sartori ha realizzato dopo aver speso metà della sua vita sui campi da pallavolo. «Ho iniziato a giocare quando avevo 12 anni, ricordo che guardavo la serie A pensando “mamma mia, chissà come deve essere, che sensazioni si provano” – ha spiegato la campionessa -. Quando ero piccina Cristina Chirichella per me era un esempio e ricordo che quando giocavo a Casalmaggiore, al mio primo anno che di serie A1, le ho stretto la mano al momento del saluto e mi sono emozionata. Oggi gioco con Paola Egonu e Anna Danesi, che per me sono sempre state giocatrici straordinarie, bravissime, dei miti: vivendole tutti i giorni, vedendo quanto si impegnano, quello che trasmettono e quello che cercano di insegnare a me a volte mi dico “cavolo, ci sono anch’io con loro”. Non mi sarei mai aspettata di condividere lo spogliatoio o la camera con giocatrici come loro».

Benedetta Sartori crede nel destino («Il destino voleva che io fossi a quei mondiali, che io vincessi quei mondiali insieme alle mie compagne»,) e nei sogni. «Il messaggio che posso dare ai ragazzi è di inseguire sempre i propri sogni perché prima o poi si realizzeranno – ha sottolineato -: cerco sempre di spronarli a farlo perché io ci ho sempre creduto e i risultati, per ora, sono arrivati. Ma quando a 24 anni hai già vinto un Mondiale, a mettere in moto il destino non ci sono solo i sogni.
«Al mio primo anno di serie A2 ero in quinta superiore – ha raccontato Sartori -. I miei compagni di classe e i miei amici il sabato sera uscivano, ma io la domenica dovevo giocare: avevo la rifinitura alle 9.30 e la partita alle 17. In quei momenti ti senti un po’ diversa, il sabato sera non uscivo mai e per me era un grande sacrificio. Capitava poi che la domenica ci fossero trasferte lontano e io il lunedì saltassi la scuola, non perché non avessi voglia di andarci ma perché tornavo tardi o perché c’erano verifiche per le quali non ero riuscita a studiare: i miei genitori mi hanno sempre sostenuto e i miei professori hanno sempre capito il mio impegno. Sono stata comunque fortunata perché ho sempre giocato vicino a casa, ma ho avuto compagne che per inseguire i loro sogni sono andate a giocare fuori a 16 anni, senza certezze su come sarebbe andata. I sacrifici sono alla base di tutto e devi essere consapevole di volerli fare».
«Per raggiungere i propri obiettivi è fondamentale allenarsi tutti i giorni e entrare in palestra con la consapevolezza che ogni giorno bisogna imparare e migliorare – ha aggiunto -: come posso migliorare io e come io ho cercato di “rubare il posto” ad altri, possono arrivare anche altre persone dietro di me che cercheranno di “rubare” il mio, quindi non posso accomodarmi e pensare di aver raggiunto il massimo, perché non è così. Ovviamente non sempre le cose vanno bene, ci sono giorni in cui l’allenamento va malissimo, giorni in cui il mio allenatore mi dice che sono troppo arrabbiata per fare bene. Sono tutti aspetti che con il tempo ho imparato a capire. Soffrivo molto l’errore, ad esempio, ma grazie a Julio Velasco, che tiene molto a sottolineare che gli errori fanno parte della crescita e del processo, ho imparato ad accettare che anche gli errori fanno parte dell’essere un giocatore».

Velasco è più di un allenatore, e l’emozione per la chiamata in Nazionale arrivata proprio da lui, dopo lo spezzo di stagione passato insieme a Busto Arsizio, è stata tanta per Benedetta Sartori. Ma non è l’unico ad aver contribuito a costruire la giocatrice di oggi. «Tutti gli allenatori ti lasciano qualcosa – ha ribadito la campionessa -: con alcuni magari riesci a comunicare di più e con altri meno, ma sono stata fortunata perché tutti gli allenatori che ho incontrato, anche quelli con i quali non ho instaurato chissà quale rapporto, mi hanno insegnato qualcosa, chi più a livello caratteriale e chi più a livello tecnico, e non sempre accade. Naturalmente poi è fondamentale anche essere propensi ad ascoltare e a capire che chi hai davanti ti vuole insegnare qualcosa».
In questi mesi la centrale del Numia Vero Volley è stata in tante scuole per incontrare i ragazzi, e tanti altri l’hanno contattata tramite i social. E se l’interesse non manca mai e il confronto è sempre stimolante, la nota stonata arriva dal numero di ragazzi che praticano una disciplina sportiva. «Quando chiedo quanti di loro fanno sport, rispondono molti meno bambini rispetto a quelli che avrebbero risposto quando frequentavo io la scuola – ha raccontato Sartori -. Questo mi spiace perché lo sport dà tantissimo: io sono stata fortunata perché della mia passione ho fatto un lavoro, ma grazie allo sport ho imparato a relazionarmi con le persone molto prima dei ragazzi della mia età e sono diventata grande più velocemente. La passione, le emozioni che trasmette lo sport non le trasmette nient’altro, quindi fino a quando potrò parlare con i ragazzi cercherò di spronarli a fare sport, di qualsiasi tipo, perché è la cosa più bella del mondo».
La strada da percorrere alla campionessa di Legnano, che di un futuro da allenatrice non vuole nemmeno sentir parlare, è ancora tanta. La certezza però è una: Benedetta Sartori non vuole perdersene neanche un centimetro. «Se penso anche solo a cinque anni fa, ogni anno sono cresciuta di un pezzettino, sia dal punto di vista pallavolistico, sia dal punto di vista caratteriale – ha spiegato -. Cerco sempre di migliorarmi e penso che fino a quando non smetterò di giocare vorrò imparare ogni giorno imparare qualcosa: è nella mia indole, i miei genitori mi hanno insegnato a fare ogni giorno qualcosa di più ed è qualcosa che ho proprio dentro».
Benedetta Sartori porta il volley legnanese ai Mondiali in Thailandia










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